Scioglimento dei ghiacciai, è sempre allarme rosso

04 Dicembre 2018

Dal Gran Paradiso all’Alto Adige, l’estate scorsa ha visto sciogliersi la neve dell’ultimo inverno e buona parte di quella degli anni precedenti. Si prevede una riduzione della massa del 70% rispetto alla situazione degli anni 80 entro la fine del secolo

Diceva Herman Hesse che le lacrime sono il frutto del ghiaccio dell’anima che si scioglie". E aggiungeva che "gli angeli sono vicini a chi piange”.

Ma c’è un “pianto” naturale, un disgelo, che suona come ammonimento e a cui, nonostante i messaggi allarmati degli esperti di settore, l’uomo sembra incurante. Parliamo dello scioglimento dei ghiacciai, il cui ritiro è progressivo e inesorabile da più di un secolo, ma oggi avviene con una velocità di gran lunga accresciuta. Gli effetti del surriscaldamento globale sono sotto gli occhi di tutti e riempiono in modo drammatico le cronache dei giornali.

L’estate 2018, come ha rilevato l’Ufficio Idrografico della provincia di Bolzano, è stata la più calda degli ultimi 150 anni, gli effetti più seri si sono verificati ad alta quota. Effetti confermati dal Servizio Glaciologico del CAI Alto Adige attraverso rilievi a terra e mediante foto aeree che hanno fornito un’immagine complessiva del fenomeno in tutto il Trentino Alto Adige. Sono stati 42 i ghiacciai visitati dai tecnici di settore, con esiti allarmanti: la neve invernale, il monitoraggio annuo di un ghiacciaio comincia a ottobre e si conclude al settembre successivo, si è sciolta quasi interamente e, senza coperture protettive adeguate, anche la neve di anni precedenti è andata perduta. 
Siccità, crisi idriche, il pericolo che corrono i laghi (quest’estate l’abbassamento del lago di Bracciano ha fatto scalpore, provocando danni significativi) non sono sufficienti a modificare le politiche per la tutela dell’ecosistema.

L’abbiamo presa alla lontana, ma l’introduzione è doverosa per comprendere la rilevanza della notizia.

Dopo la sparizione dell’unico ghiacciaio non alpino del nostro Paese, il ghiacciaio più meridionale d’Europa, stiamo parlando del Calderone, sul Gran Sasso d’Italia, continua la riduzione dei nevai sulle Alpi.

Il presidente del Comitato Glaciologico Italiano, Massimo Frezzotti è stato categorico: “Lo stato di salute dei nostri ghiacciai è pessimo – ha di recente dichiarato in un’intervista riportata da Lettera43 - negli ultimi 50 anni la loro riduzione è stata pari al 35-40%. E negli ultimi due decenni il ritmo del ritiro è stato dell’1% annuo”.
Le falde idriche non vengono rigenerate e l’importante nevicata che si registrò all’inizio dell’anno passato non ha portato sollievo in quota, dove le precipitazioni nevose sono risultate nella norma.

Per effetto del disgelo si sono formati nuovi laghi epi- e peri-glaciali mentre sale il livello di quelli già esistenti per effetto dell’alimentazione dei torrenti.Pareti e canaloni - effetto a catena della deglaciazione - si sono caricati di detriti con relativo aumento delle probabilità di frane. 
Le previsioni generali non sono quindi volte a un miglioramento della situazione. “Il cambiamento climatico che ha giocato un ruolo chiave nello scioglimento dei ghiacciai comporterà – secondo i modelli attuali – una riduzione dei ghiacciai del 70% per la fine di questo secolo rispetto alledimensioni dei ghiacciai degli anni ‘80”.
Non deve quindi suonare come qualcosa di sorprendente la rilevazione riportata in questi giorni e relativa ai ghiacciai del Gran Paradiso che, sull’arretramento medio di 22 metri tra i 57 ghiacciai controllati, ha fatto registrare sul Grand Etret il più consistente: avendo perso 130 metri rispetto alle rilevazioni effettuate nel 2017. In questo caso il bilancio di massa, parametro che esprime meglio di altri lo stato di salute di un ghiacciaio, relativo al periodo 2017-2018, è risultato negativo con una perdita di quasi un metro di equivalente in acqua.

Dal 2000 il ghiacciaio ha perso quasi un terzo della sua superficie.

Forti diminuzioni, come detto, si sono verificate anche sul versante trentino e altoatesino, con significativi distacchi che hanno caratterizzato la Vedretta Alta e il Ghiacciaio del Rosim.

Se la maggiore sensibilità europea in materia del cambiamento climatico sorprende non poco gli americani, questo lo si deve proprio al contatto diretto e quotidiano con lo scioglimento dei ghiacci e l’inevitabile scomparsa dei ghiacciai continentali. Prendete ad esempio la situazione sul Cervino, detto la torre d’acqua d’Europa, garantendo il 40 per cento della fornitura di acqua dolce in Europa.

Scienziati illustri, politici, imprenditori, economisti guidati da Christiana Figueres, già segretaria della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici (Unfcc), hanno firmato su “Nature” l’appello, fissando i tempi per invertire la tendenza. L’umanità ha tempo fino al 2020, in modo da contenere il riscaldamento globale entro i due gradi del livello pre-industriale.

Definite anche sei misure salva clima: salire al 30% la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili, approvare piani di decarbonizzazione entro il 2050 nel mondo; salire al 15% il numero dei veicoli elettrici utilizzati; ridurre la deforestazione (ma quanto sta accadendo in Siberia, per via di accordi tra Cina e Russia non lascia molto tranquilli), ridurre le emissioni industriali e aumentare le risorse economiche (di miliardi) per finanziare i progetti salvaclima.

Le conseguenze possibili di un ulteriore disimpegno sono davanti agli occhi di tutti. Sulle nostre montagne proviamo a difendere i ghiacciai avvolgendoli nelle lenzuola bianche o con teloni fatti di materiali di ultima generazione, come sul Rodano o in Trentino (dal ghiacciaio della Presena alla Vedretta di Val Senales). Sulla Vedretta si prova salvare il salvabile attraverso tecniche sperimentali come una perforazione alla sommità della calotta cui hanno partecipato esperti in materia provenienti da tutto il mondo per un monitoraggio più puntuale dei nostri ghiacciai.

NUMERI. Sono 903 i ghiacciai in Italia, coprono una superficie di 369 chilometri quadrati, per una media di 0,4 km quadrati a ghiacciaio.Nell’ultimo mezzo secolo sono diminuiti del 30 per cento. Allora la superficie totale raggiungeva quasi i 530 km quadrati.
Sono sei le Regioni italiane che presentano ghiacciai, la sola non alpina è l’Abruzzo. I tre ghiacciai più grandi d’Italia sono il Forni (Lombardia), il Miage (Vale d’Aosta) e l’Adamello-Mandrone (posto per una parte in Trentino e una parte in Lombardia).

 

Diego Costa