«Lo stemma del Club Alpino Italiano è costituito da uno scudo gotico antico d'azzurro alla stella a cinque raggi d'argento orlato dello stesso. Esso è accollato su una piccozza posta in banda, affiancato a destra da un binocolo e a sinistra da una corda riavvolta, ornato in capo da un cartiglio ondulato con le estremità bifide recante la scritta CLUB ALPINO ITALIANO e sorretto per lo stesso con gli artigli da un'aquila ad ali spiegate.» (Art. 1 del Regolamento generale).

L'attuale stemma del Club, dunque, riassume l'essenza dell'alpinismo: l'azione (corda e piccozza, cioè l'impegno della salita e della conquista) e l'osservazione (il binocolo) per ammirare le bellezze della natura che ci circonda.


Il primo distintivo del Club Alpino era diverso dall'attuale. Era rotondo e portava la scritta "Club Alpino Torino" con riferimento al fatto che l'associazione nacque proprio a Torino nel 1863. Raffigurava, con grafica azzurra, una serie di vette con un'aquila in volo ed un camoscio appostato in cresta.
Con il progressivo sorgere di altre succursali, si pose il problema di adottare uno stemma più universale, anche se sarebbe stato sufficiente sostituire in quello primigenio la parola "Torino" con la parola "Italiano". Nel 1874 il Consiglio Centrale (organo tuttora competente in materia) approvò l'adozione del nuovo stemma, dotato di vere e proprie caratteristiche araldiche: scudo con stella e cartiglio, ornamenti esterni quali corda, piccozza, ascia da ghiaccio, binocolo, il tutto sormontato da un aquila ad ali dispiegate.
Qui a sinistra possiamo vedere una versione anomala dello stemma, di cui è conservato un esemplare presso il Museo Nazionale della Montagna e del quale non è stato possibile determinare l'epoca. Si distingue per alcuni particolari: è privo degli ornamenti esterni, l'aquila ha la testa voltata a sinistra, con le ali rivolte verso il basso e, soprattutto, il cartiglio reca la scritta "CAI Torino".
Nel corso degli anni si verificano lievi modifiche alla rappresentazione ed alla disposizione degli elementi, pur mantenendo inalterato l'aspetto complessivo.
La trasformazione radicale avviene durante il ventennio fascista, anche se per modificazioni successive; qui a lato si può vedere la versione del 1938, priva di corda e binocolo, con ascia e piccozza seminascoste dallo scudo, che reca sulla punta il fascio littorio. L'aquila è fortemente stilizzata, secondo lo stile dell'epoca, e la scritta nel cartiglio è ridotta al solo acronimo contornato da due nodi "Savoia".
Nel 1945 si torna alla versione precedente, che viene poi modificata negli anni '60 a favore di una rappresentazione più realistica e gradevole. Scompare definitivamente l'ascia da ghiaccio, permettendo di porre in risalto la corda arrotolata, e si adottano definitivamente i colori ufficiali argento e azzurro. Molto curati i particolari, perfette le proporzioni: il migliore in assoluto.
A metà degli anni '80 viene adottata una versione più stilizzata ed arrotondata (adozione dello scudo sannitico, aquila con le ali più corte) che mantiene invariati gli elementi rappresentati, pur mutati cromaticamente e nelle proporzioni, con l'aggiunta di una spessa bordatura blu che, esteticamente meno gradevole e nel complesso profondamente differente dai precedenti, non incontra il favore dei soci tanto che molte sezioni (fra cui Torino) non l'hanno mai adottato per i documenti ufficiali.

Nel 2004 viene ripristinata la versione precedente, "ricucendo" così la continuità storica ed estetica.

Mauro Brusa