Tutto esaurito per "Montagna e Clima che cambia"

03 Dicembre 2025

Al completo l'Aula Magna del Dipartimento di Fisica dell'Università di Torino che, mercoledì 26 novembre, ha ospitato la serata di aggiornamento dedicata al tema del cambiamento climatico e dei suoi effetti sulla morfologia delle terre alte e sulle attività dei frequentatori della montagna.

Dopo i saluti istituzionali del Direttore del Dipartimento di Fisica, prof. Paolo Gambino, e del Presidente del CAI Torino, Bruno Roberti, introdotti dal Direttore della Scuola SUCAI, Flavio Bakovic, che ha fortemente voluto l'evento, i glaciologi Marta Chiarle, ricercatrice presso il CNR-IRPI, e Marco Giardino, docente dell'Università di Torino e vicepresidente del Comitato Glaciologico italiano, hanno condotto il pubblico in un metaforico cammino tra i segnali del cambiamento climatico di cui montagne e ghiacciai sono indicatori tangibili.

Alla climatologa Elisa Palazzi, docente dell’Università di Torino, è stata affidata la conclusione: conoscere perché e come cambia il clima e quali sono gli effetti di questo cambiamento è il primo passo per attuare strategie tese a mitigare questa tendenza, attraverso l'informazione e la sensibilizzazione ad abitudini più sostenibili e trovare soluzioni per adattarsi agli effetti prodotti. 

Se già Umberto Monterin nel 1934 invitava gli alpinisti a condurre osservazioni nelle proprie ascese e a segnalare al Comitato Scientifico se, per esempio, avessero incontrato precipitazione non nevosa al di sopra dei 3500 metri (cfr. Manualetto d’istruzioni scientifiche per alpinisti, pubblicato dal Comitato Scientifico del CAI nel 1934, e recentemente ristampato nella sua fattura originale, p. 94), ancora più prezioso è il contributo che ciascun frequentatore della montagna può dare oggi, facendosi sentinella insieme ai presidi già esistenti, come i rifugi, gli enti parco e territoriali, nonché le associazioni di tutela ambientale.

Tutti i soci, attraverso azioni di formazione nelle Scuole CAI e sensibilizzazione nelle iniziative sociali, possono diffondere conoscenza e buone pratiche, attuando il valore della collaborazione tra la ricerca scientifica e l’attività del sodalizio.