Stagioni irriconoscibili e una montagna da ripensare. Così Montagne360 fa riflettere

02 Febbraio 2021

Crisi climatica, industria delle neve (caduta con straordinaria abbondanza), sviluppo sostenibile. Tutto è correlato, per questo è necessario (ri)definire azioni e comportamenti. La rivista del Cai di febbraio offre gli spunti necessari

Non ci sono più le stagione di una volta. Tra i tanti luoghi comuni che rimbalzano di bocca in bocca questo è senz’altro uno dei più ricorrenti. Ma se la voce popolare è così coriacea, be’, significa che ci sono buone ragione per concederle un po’ di credito.

Parte della risposta la si può individuare nell’analisi del concetto di “crisi climatica”, che a ben guardare porta con sé complesse motivazioni (e devastanti conseguenze) nel rapporto tra causa ed effetto.

E così, partendo da questi presupposti, in questo anomalo inverno di un’annata altrettanto anomala, sulle pagine di Montagne360 di febbraio 2021 trovano spazio documenti, riflessioni, analisi, commenti e opinioni sul presente e il futuro delle alte.

Fin dallo strillo di copertina, la direzione della rivista e del Club alpino italiano è chiara: “Oltre l’industria della neve. Superare la monocultura dello sci alpino con strategie e buone pratiche di sviluppo turistico sostenibile”.

 

Elogio della sostenibilità

Un titolo complesso da cui si diramano vie e sentieri che portano a idee e pensieri che, pur nella loro composita diversità, hanno sempre un’anima comune. Stiamo parlando della sostenibilità, sia essa ambientale o economica.

Temi come questi potrebbe trovare svolgimenti differenti. Ma la bussola del Cai, questa come altre volte, indica la direzione, ben sintetizzata nel documento “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive e proposte” (scaricabile integralmente anche da Lo Scarpone).

Un testo che – al di là delle corali e preziose osservazioni che lo accompagnano e che troverete sul nuovo numero del mensile appena uscito in edicola e spedito agli indirizzi di soci e abbonati – è meritevole di essere letto (e compreso) nella sua lineare interezza.

«Vengono formulate puntuali proposte su come la montagna, le sue popolazioni e i suoi frequentatori dovrebbero orientare scelte virtuose in un’ottica ambientale e di vivibilità», scrive il presidente generale del Cai, Vincenzo Torti, nel suo editoriale (“Perché il futuro della montagna non passa da nuovi impianti di sci o dall’ampliamento di quelli esistenti”). «Oltre che, e non è poco – prosegue Torti – effettivamente remunerative, senza dover drenare ulteriormente denaro pubblico, oltre che risorse naturali».

 

Non facciamoci ingannare

Discutere sul turismo in montagna e sui cambiamenti climatici è un tema urgente, certo, ma non nuovo. Questi concetti, già presenti sul Bidecalogo, vengono dettagliati puntualmente in questo nuovo documento.

Non è casuale che la discussione si sviluppi proprio ora, in questo inverno caratterizzato da nevi abbondanti e da impianti di risalita chiusi. Nel momento in cui scriviamo – così come quando la rivista è andata in stampa – nessuno di noi ha certezza sulla data di riapertura.

La prima data annunciata (18 gennaio) è stata disattesa, mentre il nuovo avvio potrebbe essere riprogrammato per il 15 febbraio. Staremo a vedere. Ovviamente ogni decisione dipenderà dalla regressione (o dallo sviluppo) della pandemia. Quel che è certo, però, è che oggi gli impianti sono chiusi e la neve è eccezionalmente presente.

Qualcuno penserà che tutto questo non ha nulla a che fare con la crisi climatica e che, anzi, siamo tornati a vivere il bell’inverno di una volta. Ebbene, niente di più sbagliato. Lo spiega bene il direttore della rivista, Luca Calzolari, nella rubrica Peak&tip: “Fa talmente caldo che nevica (molto)”.

 

Oltre l’industria della neve

Al clima, alla neve, al ghiaccio (quello presente e quello che si scioglie), al turismo e all’economia di montagna (ben vengano nuove idee, purché sostenibili) è dedicata la stragrande maggioranza di Montagne360 di febbraio.

Al netto delle tradizionali rubriche – tra le tante citiamo quella più a tema, “Segnali dal clima”, in cui si ricorda di quando le temperature alpine aumentarono in misura maggiore che nel resto d’Europa – l’ampio focus è tutto dedicato all’approfondimento e al commento del documento sui cambiamenti climatici, la neve e l’industria dello sci.

Si alternano firme di rilievo, dal presidente CcTam Raffaele Marini al vicepresidente generale Cai Erminio Quartiani (La montagna non si consuma. Si vive). Si affronta poi il tema della fragile economia montana (Giampiero Lupatelli, economista), del rapporto tra turismo invernale e pandemia (Giorgio Daidola, Università di Trento), della dimensione ambientale (Oscar Del Barba, segretario ambiente Cai) e del turismo del futuro (Hervé Barmasse, alpinista). Chiudono il focus gli scrittori Paolo Cognetti ed Enrico Camanni, che in realtà spiano la via a un lungo filo conduttore bianco come la neve (appunto) che inizia con proposte di escursioni con le ciaspole – dal Piemonte al Veneto – per proseguire con l’ice climbing, la speleo-glaciologia in Adamello, gli studi sulle temperature in montagna e il bellissimo e suggestivo portfolio sulla magia d’inverno in Appennino.

Tra i tanti contenuti che fanno da corredo, vorremmo porre la vostra attenzione in particolar modo sulle pagine dedicate alla sicurezza e sull’intervista a Gian Paolo Boscariol che presenta il libro “La sentieristica nella normativa e nella giurisprudenza”, edito dal Cai all’interno della collana “Montagne e diritto”.

 

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