«Perché sei lì?»: il commento di un lettore

07 Settembre 2017

Alla cortese attenzione della
Segreteria della Sezione di Torino del Cai,

ho ricevuto l’ultima News  a cura di Mauro Brusa, ricca – come al solito - di notizie interessanti ed ho letto, con molto interesse, nella rubrica “Alpinismo storico”, una  bellissima rievocazione che Brusa fa di una vicenda importante nella storia dell’alpinismo, che tuttora suscita molti interrogativi e riaccende il mai sopito dibattito sull'effettivo primato della prima salita del cosiddetto “terzo polo”.

Il titolo appropriatissimo, "«Perché sei lì?» I misteri di George Mallory e Andrew Irvine”,  si riferisce ai due alpinisti inglesi periti nel 1924 durante un tentativo di raggiungere la vetta dell'Everest.  

Con eccessiva modestia Brusa presenta questa rievocazione come “..un umile lavoro che vuole essere un affettuoso omaggio a George e a Sandy, due icone dell'alpinismo mondiale: qualunque cosa sia accaduta, l'unico fatto certo è che compirono un'impresa davvero straordinaria”, lavoro – come Brusa precisa – che ha lo scopo di “fare chiarezza, con gli strumenti della logica e servendoci di fonti il più possibile di prima mano, senza alcuna pretesa di esporre la verità rivelata: poi ogni alpinista, in quanto tale, continuerà a nutrir sogni e suggestioni, specie se alimentate dal mito e dalla simpatia che da sempre accompagnano gli eroi sfortunati”.

Bellissime, e  addirittura commoventi,  le foto che illustrano ed arricchiscono questo lavoro: foto che ci fanno chiedere come facessero quei poveri nostri antenati (“eroi sfortunati” Brusa li definisce) a salire oltre gli 8000 metri, senza ossigeno, con quella attrezzatura, quelle povere tende, quelle giacche, quelle sciarpe, quei cappellacci… Un bell’insegnamento e contrasto con gli strepitosi exploit di certi supertecnologici alpinisti di oggi che al lor confronto   dovrebbero imparare a ridimensionare le loro imprese.

In conclusione, faccio a Mauro Brusa, bravissimo segretario della Sezione di Torino del Cai, i miei più sentiti complimenti perché ha fatto un lavoro (lo definirei un vero e proprio “dossier”) di grande validità, documentato con passione ed intelligenza. Con questo prezioso lavoro, che sono certo molti altri apprezzeranno come me, Brusa si conferma come un bravissimo scrittore di cose di montagna. Spero di leggere presto altri suoi scritti belli ed appassionanti come questo.

Luciano Ratto