img
calendario

tag rifugi risteauro


Progettare al limite, i rifugi alpini di G Studio

di Enrico Giacopelli e Mauro Falletti, g-studio.biz

Progettare rifugi alpini per noi – Enrico Giacopelli e Mauro Falletti – è un bel modo per continuare a coltivare con altri mezzi la nostra passione per la montagna e per l’alpinismo, consolandoci per l’allontanamento dell’età dell’agonismo e delle performance con l’unica cosa che sappiamo fare: immaginare e sperare di costruire case.

Il Rifugio Guglielmo Jervis 2250m, Ceresole Reale (To), Parco Nazionale del Gran Paradiso

Dopo quasi trent’anni che ci consoliamo in questo modo ci siamo ormai convinti che questa condizione sia essenziale per disegnare case così speciali come i rifugi, come dimostrano anche le biografie di colleghi illustri: Mollino, Gellner, Albini, Charlotte Perriand, tutti appassionati alpinisti.

Solo chi sa quanto sono freddi e pieni di spifferi i vecchi rifugi in pietra, scomode le vecchie brande e prive d’aria le piccole stanze, desiderabile una doccia calda dopo un giorno di impegnativa arrampicata e l’incontro con uno scontroso gestore dopo tre mesi di alloggiamento precario, ma abbia anche assaggiato la rassicurante protezione di un rifugio contro la durezza dell’ambiente esterno può avere qualche idea per migliorare le cose senza tradire lo speciale spirito di queste costruzioni.

La Capanna Regina Margherita 4554m, Punta Gnifetti, Monte Rosa

Sarà per questo che abbiamo sempre cercato – anche nei casi più estremi - di realizzare edifici in cui si possa fumare l’ultima sigaretta della sera appoggiati al muro guardando il panorama senza sentirsi preda della vertigine, come accade  in taluni edifici dell’ultima generazione.

Lo abbiamo fatto senza mai indulgere nell’ossequio ad uno stile alpino tradizionale nel quale non crediamo e che sappiamo non avere cittadinanza alle quote in cui il primo ed unico segno della presenza dell’uomo è proprio il nostro rifugio.

Il Rifugio Toesca 1710m, al Pian del Roc, in Valle di Susa

Abbiamo invece, sul piano formale, praticato un atteggiamento pragmatico, che ci ha portato anche ad annullare - dove serviva - ogni ambizione autobiografica (ampliamento del Rifugio Vittorio Emanuele) o a modellare i volumi in modo da non compromettere la leggibilità dell’edificio originario (Rifugio Teodulo, Rifugio Toesca, Rifugio Riposa).

Non siamo invece mai stati indifferenti alle suggestioni del paesaggio alpino: lo abbiamo portato fin dentro all’edificio (Rifugio Teodulo), abbiamo tentato di integrarvi i nostri edifici in modo non mimetico (Rifugio Dalmazzi) o lo abbiamo posto al centro dell’idea di progetto (Antola e concorso per il nuovo Rifugio Torino).

Il Rifugio Teodulo 3317m, al Colle del Teodulo, Cervinia, Valtournenche

Solo in un caso (Antola) ci siamo ispirati ai caratteri tipici dell’architettura locale. Operavamo però, per una volta, ad una quota inferiore a quella dell’insediamento storico più elevato e in un’area dell’Appennino caratterizzata da un’interessante procedura di accrescimento delle abitazioni rurali a cui ci siamo rifatti per organizzare il volume del nostro edificio che abbiamo poi suddiviso in tre corpi raccolti attorno ad una piazzetta aperta verso valle a formare un micro villaggio acquattato sotto il profilo di cresta.

I lavori al Rifugio Dalmazzi 2584m, Val Ferret, Ghiacciaio del Triolet, Courmayeur

L’esperienza su più di trenta edifici ci ha convinti della necessità di introdurre contenuti tecnologici avanzati nei rifugi (il nostro primo impianto fotovoltaico al Rifugio Nacamuli è del 1989) in termini di impianti, materiali, tecniche costruttive, senza però esibizioni e sperimentazioni azzardate che possono costare care e richiedere complesse manutenzioni: un rifugio deve essere un edificio semplice da montare e manutenere, efficiente sul piano energetico, confortevole quanto basta ad un soggiorno breve e rispettoso dell’ambiente. Deve poter esser costruito velocemente, in sicurezza, con ridotti consumi energetici (ad esempio con il ricorso alla prefabbricazione leggera che riduce i tempi di elitrasporto) e materiali riciclabili e deve essere dotato di impianti che ne circoscrivano l’impatto sull’ambiente vicino.

Il Rifugio Nacamuli a 2818 metri, al col Collon, in Valpelline (AO)

L’aver curato cantieri di demolizione di vecchie strutture ci ha convinti però che la caratteristica che determina la vera eco-compatibilità di un rifugio sia la sua “reversibilità totale”, intesa come possibilità di rimuovere l’edificio senza lasciare traccia su un territorio che forse domani, per scelte culturali che trovano sostenitori già oggi, potrebbe dover essere restituito ad una totale integrità. E su questo stiamo lavorando.


Il libro: Progettare al Limite, i rifugi alpini di G Studio


Quasi 30 occasioni, tra opere e progetti, in poco meno di 30 anni, dal 1988 al 2015. Questo il patrimonio di esperienze architettoniche, tecnico edilizie, umane legate al mondo dei rifugi alpini, che costituisce un filo rosso nel lavoro di Enrico Giacopelli e Mauro Falletti, dal 2008 riuniti nella firma di G Studio. Introdotto da un saggio sul rapporto tra architetti ed alta quota. Il volume presenta un’intervista a briglia sciolta ai progettisti. Il portfoglio fotografico sulle 3 opere principali (rifugi Nacamuli, Dalmazzi e Teodulo) e 19 schede monografiche.

www.g-studio.biz


Tutte le fotografie provengono dall'archivio G Studio e sono coperte da diritto d'autore tranne le foto del Rifugio Toesca (fonte: loscarpone.cai.it) e del Rifugio Nacamuli (fonte: mapio.net)



calendario


tag rifugi risteauro

Potrebbe interessarti anche:

Gestori e rifugi del CAI Torino: il valore di 41000 metri di esperienza

Federica Boggio

Il Rifugio Quintino Sella al Monviso, un binomio indissolubile

Federica Boggio

Il Rifugio Gastaldi: una postazione in quota per il monitoraggio del ghiacciaio della Bessanese

Redazione