img
img
calendario

tag rifugiotorino


Architettura e tecnologia nel paesaggio montano d’alta quota La nuova funivia Skyway Monte Bianco - Seconda parte

di Cristina Brunello, Eleonora Cortellini, Elisabetta Viale, Carlo Cillara Rossi, Marco Petrella

Riprendiamo, come promesso, la pubblicazione a puntate della monografia, curata dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici della Regione Autonoma Valle d'Aosta, sulla realizzazione della funivia del Monte Bianco, che ha riguardato (e interessa tutt'oggi) il nostro Rifugio Torino.



Sono previsti ambienti accessori al piano seminterrato quali locali per i Carabinieri, lavanderia, depositi, pronto soccorso, guardaroba, servizi e addirittura un negozio, un servizio postale e uno spaccio di tabacchi. Il piano terreno, destinato ai locali di soggiorno, presenta finestre più ampie, che consentono di ammirare la bellezza del panorama circostante.

A questo livello sono presenti 2 ristoranti, rispettivamente da 40 e 80 posti, un ampio locale bar da 100 posti e la cucina. Il primo piano ospita le camere, da 2 e 4 posti letto precedute da un piccolo servizio igienico dotato di acqua calda e fredda e di un armadio, i dormitori da 8 posti letto ciascuno, il dormitorio per le guide con 10 posti letto, i servizi, gli spogliatoi, docce e armadi a servizio dell’albergo.

Il sottotetto consente di ricavare, oltre ai servizi, 2 dormitori rispettivamente di 16 e 20 posti letto.
Il nuovo rifugio è dotato di impianto elettrico per l’illuminazione, per il riscaldamento delle camere e dell’acqua, mentre per i locali soggiorno sono previste delle stufe. Particolare cura viene posta nella progettazione degli impianti idraulico e sanitario; per provvedere alla notevole richiesta si pensa di scavare delle gallerie sotto il ghiacciaio del Mont Fréty e convogliare l’acqua, tramite condutture termicamente isolate,
a un serbatoio di accumulo a monte del nuovo rifugio che possa servire anche il vecchio fabbricato.



In seguito a convenzioni stipulate tra il CAI di Torino e di Aosta, la proprietà e la gestione sia del nuovo sia del vecchio rifugio-albergo sono equamente ripartite tra le 2 sezioni. La costruzione del nuovo Torino, nonostante le difficoltà riscontrate nel lavorare ad alta quota e le avverse condizioni meteorologiche, procede con regolarità così da essere inaugurato, come previsto, il 5 agosto 1952 con l’entusiastica partecipazione di oltre 500 persone tra autorità, alpinisti, guide, valligiani e turisti. 

L’evento è celebrato sulle principali riviste di montagna dell’epoca poiché auspicato da molto tempo dalle sezioni del CAI in quanto il Colle del Gigante era «divenuto ormai un punto d’incontro dell’alpinismo e del
turismo internazionali» e quindi necessitava «di una casa ospitale […] ed adatta alle nuove esigenze createsi con la costruzione della funivia».

La progettazione del nuovo rifugio prevede un eventuale collegamento tra la stazione di arrivo della funivia e il piazzale del rifugio tramite un piano inclinato a carrello meccanico scorrevole in galleria artificiale, funzionale all’agevole e sicuro trasporto di merci e persone anche in caso di maltempo o con il sentiero esterno ghiacciato. Il manufatto, ideato come una cabina dalla capacità di 8 passeggeri oltre al conducente, dotata di portabagagli e di portasci, avrebbe dovuto entrare in servizio all’inizio della stagione 1956, ma la fitta corrispondenza dalla metà degli anni ’50 tra le sezioni del CAI di Torino e di Aosta e la Società Monte Bianco, che si era impegnata a realizzare il manufatto, nonché tra quest’ultima e il Ministero dei Trasporti, testimonia la difficoltà di questa impresa.



È del 1956 un progetto a firma dell’ingegnere Lello Prudenza trasmesso per l’approvazione al Ministero dei Trasporti ma non realizzato integralmente (forse a causa delle numerose modifiche richieste?).
Lettere interlocutorie del CAI lamentano che la mancata ottemperanza agli accordi stipulati arreca grave disagio ai frequentatori del nuovo rifugio in quanto la salita è difficoltosa e pericolosa e «a prescindere dai pericoli del passaggio esterno in certe condizioni, che ha anche provocato un doloroso incidente mortale, ciò è stato di gravissimo danno al Rifugio- Albergo, sia sottraendo un notevole numero di visitatori, sia
rendendo più oneroso il trasporto degli approvvigionamenti,
 sia creando delle difficoltà nelle trattative con i gestori e costringendo a ridurre le cifre del canone».

Nel 1966 il piano inclinato non è ancora realizzato e il 18 maggio 1967 il Ministero dei Trasporti si pronuncia negativamente su un nuovo progetto, esprimendo notevoli perplessità sul corretto funzionamento dei freni, la stabilità della cabina sulle rotaie, la solidità delle fondazioni, la resistenza strutturale della galleria, la sussistenza di contatti elettrici difettosi e l’idoneità del motore adottato e anche sulla richiesta
 di deroga ad alcune norme di sicurezza...

Ma è l’ubicazione stessa dell’impianto a sollevare le maggiori perplessità: «l’impianto, nonostante le ridottissime dimensioni, comporta numerose difficoltà, relative alle condizioni di funzionamento sia tecniche sia climatiche connesse con la elevatissima pendenza del profilo e con la sede del tracciato in galleria scavata nella roccia viva ove, per l’altissima quota della località, l’umidità presente può dar luogo a pericolose e ingenti formazioni di ghiaccio».



È chiaro che l’Ispettorato Compartimentale della Motorizzazione Civile e Trasporti in Concessione non è favorevole alla realizzazione dell’impianto e «l’osservanza alle prescrizioni e alle proposte contenute nel voto implicherebbe una completa nuova progettazione con l’adozione di un diverso argano e macchinari che, oltre a non poter rientrare nella angusta capienza dei locali disponibili, richiederebbe una spesa di impianto
assolutamente inadeguata allo scopo per cui il mezzo è stato concepito».

La vicenda termina con l’abbandono dell’idea di realizzare il piano inclinato per il trasporto delle persone, mentre permane il primo impianto funzionale al trasporto delle sole merci.


L'articolo continua...


calendario


tag rifugiotorino

Potrebbe interessarti anche:

Architettura e tecnologia nel paesaggio montano d’alta quota La nuova funivia Skyway Monte Bianco - Terza parte

Cristina Brunello, Eleonora Cortellini, Elisabetta Viale, Carlo Cillara Rossi, Marco Petrella

Architettura e tecnologia nel paesaggio montano d’alta quota La nuova funivia Skyway Monte Bianco - Prima parte

Cristina Brunello, Eleonora Cortellini, Elisabetta Viale, Carlo Cillara Rossi, Marco Petrella

Monte Bianco, i confini contesi

Stefano Delfino