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Ichnusa: calcare e polpastrelli

di Claudio Battezzati & Gian Piero Porcheddu

Pochi minuti e siamo alla galleria che ci porterà a Cala Gonone, poi la discesa verso il mare, sempre bella, in una splendida giornata di sole ottobrino nella terra che Aristotele chiamava Ichnusa (forma del piede).

Eccoci qua, alla casa prenotata: tutto in ordine, riceviamo le chiavi e le ultime raccomandazioni dalla padrona di casa.

Nonostante ciò, dopo due ore, ho un casino fotonico sul mio letto e in tutto l’appartamento: magliette, calze, giubbini e pantaloni modello “Climber-Stagionato”... ma sono pronto con lo zaino in spalla, per la scogliera di Biddiriscottai…

Arriviamo sul lungo mare di Cala Gonone, su una traccia che salta tra massi taglienti come pattade (tipico coltello a serramanico in uso ai pastori)

Prima via: “INNOCENTI DEVIAZIONI”. La sacra bibbia di Oviglia la tagga come plasir... plasir un paio di zuffoli!

Si parte su un traverso che non permette errori se non vuoi fare la fine del parmigiano grattugiato. In compenso la roccia ha tutte le forme possibili e immaginabili che solo il calcare, mangiato e risputato dal maestrale, ti può regalare. Così con il respiro affannoso di chi vuole toccarle tutte, arrivi in cima e ti godi il panorama di uno dei  golfi naturali più belli del Tirreno.

Secondo giorno: Monte Oddeu. Me lo ricordo in una foto di una rivista patinata francese datata, che raccontava di questa parete dalla roccia incredibile (non quanto il Verdon ovviamente, a detta dei guasconi!) dove tutti potevano aprire nuove vie. Per fortuna le hanno aperte solo i bravi e i capaci, come quelli di oggi.

Saliamo la via che porta un nome inglese ma che esprime un concetto, molto italico, anzi internazionale, del dopo scalata. “APPOINTEMENT WITH THE BEER”

Che viaggio! Sin dal primo tiro e poi via via agli altri, sembra di essere arrivati a GARDALAND: prese pazzesche, piedi che dove li metti stanno anche a 90 gradi, posture da ballerino del Bolscioi… una figata!

In discesa scopriamo che il drago cattivo delle doppie aggrovigliate esiste davvero. Dovremo scrivere alla MAMMUT perché di corde così, diabolicamente attorcigliate e annodate… non ne avevamo mai viste! Perdere la pazienza è un attimo… la pattada potrebbe essere una soluzione??

Terzo giorno: il Mentore propone e il Vassallo, mette in moto il destriero. Destinazione: Pedra Longa. Già il posto è super, non fosse per un orribile parcheggio che rompe la fotografia, ci sarebbe da stare a guardare per ore il mare e la roccia che copulano.

Noi no! La parete Sa Costa e S’Aidu o Monte Sumulone è a 20 minuti dalla macchina eppure è solo da pochi anni che ci hanno stampato delle vie.

Ne prendiamo una che ci regala una roccia da urlo, con sottofondo mozzafiato tra pareti a picco sul mare e panorami da cartolina.

“CORVALIS” una via bellissima dove ci consumiamo, per l’ennesima volta, i polpastrelli e cominciamo a pensare che la prossima volta non sarebbe male portarsi un trapano

Quarto giorno: si parte per la Punta Cusidore, la terra delle radici vere e profonde. I luoghi cantati da De Andrè, i sentieri percorsi dagli ultimi banditi dell’abigeato, lo spazio violentato dall’anonima dei sequestri.

Ti guardi tutto intorno e cominci a capire come mai nei lontani anni ‘60 più di 1500 tra carabinieri, poliziotti e guardie forestali, non abbiano trovato un solo latitante.

Noi saliamo un sentiero segnato di fresco, tra lecci che affondano le radici nel calcare bianco, tra querce immense che regalano ombra ad animali e uomini di passaggio, tra un silenzio rotto solo dallo sfrusciare del vento, dal grido dell’astore in caccia, dal lontano suono delle campanacce.

Siamo all’attacco della via “PASSAVAMO SULLA TERRA LEGGERI” ma insieme a noi arriva il vento, un vento che ci lavora ai fianchi con raffiche che ci ributtano a terra ogni qual volta occorre fare il passo.

E così ritorniamo a terra dalla prima sosta, scoprendo cosa significa essere “frullati come in un’asciugatrice” dei racconti patagonici.

Una breve descrizione per raggiungere il monte Cusidore e non trovarsi come noi a percorrere una giungla di stradine all’apparenza tutte uguali ma senza sbocco.

“Per chi proviene da Cala Gonone Dorgali, seguire indicazioni Oliena su SP38, non svoltare a SX per SP46 indicazioni Oliena il ponte sulla strada è chiuso, non si passa cartello di divieto di accesso.

Proseguire sempre per SP38, sino ad un grande incrocio con la SS 129 cartelli indicatori Oliena, Nuoro. Svoltare a SX per SS 129, entrare in Oliena e seguire a SX le indicazioni per Dorgali su SP46 e due cartelli gialli con indicazione Santuario Chiesa NS MONSERRATO.

Proseguire sino ad un bivio, non svoltare a DX per il Santuario di NS MONSERRATO ma proseguire lungo la strada con frecce nera e rossa e scritte su muro GL e PIETRO, seguire per Agriturismo su Mugrone cartello indicatore.

Si prosegue sempre su strada asfaltata, una casa con portico in prossimità di una curva indica che siete sulla giusta direzione. Proseguire sino ad un bivio, svoltare a DX scritta in rosso M-1200 e sempre per strada asfaltata in leggera discesa superare a dx una costruzione in blocchi di cemento e successivamente, in leggera salita, una casa a DX prima di un bivio indica la giusta direzione.

Tralasciare a DX la strada asfaltata e proseguire diritto su strada sterrata in ottime condizioni, e superato un abbeveratoio/fontana sulla DX parcheggiare a Dx in spazio aperto di fronte ad un cancello bleu.

Si può proseguire in autovettura ma la strada sterrata diventa poco praticabile se non con 4x4 o simile.

Incamminarsi sulla strada sterrata che prosegue in salita per poi diventare pianeggiante. Svoltare a DX sino ad in contrare un bivio con a SX un grosso masso con scritta 1A.

Proseguire diritto sino ad un enorme monolite che spunta dalla vegetazione detto Pedra e Littu. La strada sterrata termina sotto al monolite stesso, che visto da lontano può essere preso anche come punto di riferimento. Prendere a SX un sentiero escursionistico molto ben segnalato che sale al Monte Cusidore.”

Giornata persa? Neanche a parlarne! Il Monte Oddeu non è poi così lontano e “TRE TAZZE DI TE” sono l’ideale per un pomeriggio ancora caldo.

Via bellissima con dei tiri, in particolare il primo e gli ultimi tre, che ci regalano una roccia da favola.

Quinto giorno: oggi si balla! Sono giorni che ne parliamo, che ci scherziamo su, che leggiamo relazioni e commenti… oggi si va a tentare “MEDITERRANEO” alla Punta Giradili.

Dovevo leggerla meglio la relazione, questo primo tiro è un vero esame… prostatico! Sarà “solo” 6b+ ma gli spit sono talmente lontani che li vedo solo quando sono a metà strada tra l’uno e l’altro... e i miei piedi sono tanto, tanto lontani, dall’ultimo spit.

Grazie al Buon Dio degli arrampicatori il Diretur, di fresca nomina, è in splendida forma e, quatto-quatto, si puppa i tiri più gradosi nonché l’artificiale.

Seguo a ruota e, nei miei tiri, sgrano il rosario a bassa voce... sai mai che qualcuno lassù possa far avvicinare gli spit???

La parete nei primi tiri è bella dritta, poi – dice la relazione – si corica (poco, troppo poco!), per poi bastonarti negli ultimi due tiri. Tutto vero! Tutto maledettamente vero!

Alla fine siamo fuori… Kaiser … siamo fuori in sole 6 ore (siamo mica professionisti!) dalla via a spit più bella della stagione

Non siamo sfatti e ci ricordiamo ancora come ci chiamiamo e, soprattutto, stiamo pensando a cosa fare domani: falesia o via lunga?

Ci penseremo a casa, adesso via per il sentiero che non c’è , via per ritornare all’ovile più “in-ku-lato” che ci sia da queste parti.

Via per una meritata birretta Ci manca Ichnusa ma poche ore e avremo anche lei.

Qualcuno ha scritto “una via alla Punta Giradili consente di vivere un’esperienza di Wilderness unica, in un luogo selvaggio ed appartato come pochi altri in Europa. Il sentiero di avvicinamento si svolge in un ambiente dalla bellezza mozzafiato, una sorta di vallone dolomitico che si getta nel mare turchese più bello che si possa immaginare.” Non possiamo che condividere.

Accesso alla Punta Giradili: da Baunei salire sull’altopiano del Golgo per strada asfaltata per 2,5 km circa.

Arrivati sull’altopiano prima di scendere, in vista dei cartelli indicatori turistici prendere sulla destra la strada sterrata con cartello indicatore Loc. GennaOLidone Agriturismo Ovile Bertarelli Pta Ginnirco, e dopo 700mt prendere il bivio a destra in discesa con indicazione Ginnirco.

Un cartello segnaletico di attenzione strada percorribile solo con mezzi 4x4 posto ad inizio della strada indica che siete sulla strada giusta.

Seguire la sterrata per 2,4 km prima in discesa e poi in salita , poco dopo il secondo tornante prendere a dx e posteggiare dopo 50 mt. prima del cancello dell’ovile Deuspiggius. Entrare a piedi nell’ovile aprendo e richiudendo il cancello, seguire la strada tenendo la dx fino a 50m prima della stalla più bassa sotto le rocce, una traccia sulla dx porta ad un cancelletto nella recinzione, superarlo e richiuderlo.

A questo punto siete sulla Cengia Giradili, seguirla in discesa per circa 20 minuti fino ad incontrare un altro cancelletto superarlo e proseguire sino ad un gigantesco grottone, superarlo sino al suo margine destro, per tracce risalire il breve zoccolo sino ad una corda fissa che aiuta a risalire un ripido zoccolo sino all’attacco della via, spit  poco visibile su speroncino grigio appena a sx sopra lo zoccolo.  

 

Claudio Battezzati & Gian Piero Porcheddu

Scuola Nazionale di Alpinismo G. Gervasutti


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