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Il Monte Thabor in sci: fiore dai mille petali

di Carlo Crovella

Il Monte Thabor è la vetta più conosciuta della Valle Stretta. Anzi, sovente è l’unica vetta conosciuta della Valle Stretta, specie in versione scialpinistica. Da un lato ciò testimonia l’importanza del Thabor, dall’altro è sensibilmente riduttivo nei confronti delle numerose possibilità scialpinistiche offerte da questa bellissima valle.

Infatti la Valle Stretta, poco più in là di Bardonecchia (quindi a un’ora e mezza scarsa da Torino) annovera quasi una cinquantina di itinerari sciistici, se consideriamo i due fianchi orografici e la testata. Di questi itinerari la maggior parte presenta caratteristiche di sci ripido e quindi travalica gli obiettivi e l’attività di uno scialpinista tradizionale. Ma resta una ventina di percorsi di stampo tradizionale, uno più intrigante dell’altro e spesso poco conosciuti alle nuove generazioni di scialpinisti. Inoltre si può sguinzagliare la fantasia e inanellare numerose combinazioni dei percorsi base, creando dei giri ad anello (quelli che i francesi chiamano “boucle”), moltiplicando così le possibilità quasi all’infinito.


Nei pressi della vetta: vista sul Definato (Foto Jérôme Obiols, www.jeromeobiols.com)


La Valle Stretta è percorribile lungo tutta la stagione sciistica, dalla prime nevicate fino alla primavera avanzata. In caso di abbondate innevamento, si parte in sci dal Pian del Colle (o, meglio, dal casotto dell’ex dogana poco a monte del piano), mentre in primavera si giunge normalmente in auto fino ai rifugi, situati in corrispondenza delle Grange di Valle Stretta. In tal caso si renderà necessario il portage degli “assi” fino al Pian della Fonderia. In compenso sono in genere garantite condizioni molto favorevoli allo sci nella parte superiore degli itinerari.

In questo spettacolare giardino, che annovera così tante gemme sciistiche, il Monte Thabor rimane il principale punto di riferimento, pur non essendo la vetta altimetricamente più elevata della valle (la Rocca Bernauda lo batte di 50 metri). Grazie ai suoi fianchi possenti e spadroneggianti, il Thabor è il vero re dei luoghi, mentre le Bernauda si presenta più come una Regina, nervosetta e non facile da addomesticare.
Il Thabor è un fiore pregiato fra gli scialpinisti, che infatti conoscono da tempo immemore la sua via normale. Si tratta però di un fiore dai mille petali, perché sulle sue pendici si snodno numerosi itinerari: pensare quindi alla normale del Thabor come la sua unica possibilità scialpinistica è sensibilmente riduttivo nei confronti di questa montagna.

La bellezza di questi pendii è testimoniata dal fatto che la nota raccolta di itinerari scialpinistici intitolata “Dal Monviso al Sempione” (R. Aruga – C. Poma, Edizione CDA, Torino 1974) presenta proprio il Thabor nella foto di copertina, come a voler dare un esplicito esempio di terreni creati apposta per splendide discese.


La Cappella del Monte Thabor: sullo sfondo la Rocco Barnauda (al centro) e, a destra, la cresta Baldassarre-Rocca Pompea (Foto Jérôme Obiols, www.jeromeobiols.com)


La possibilità di creare combinazioni di itinerari ripropone il gusto della novità anche per chi sul Thabor è già salito più volte. L’ampio versante meridionale, quello che chiude la Valle Stretta, riserva almeno quattro percorsi, che possono essere collegati ad anello. La scelta più gettonata comprende la salita per la via normale e l’inebriante discesa per la Comba del Lago Bianco.

Si aggiunge inoltre il Tour del Monte Thabor, una vera cavalcata che supera tre colli, si affaccia su quattro valli (Valle Stretta, Valfréjus, Bissort e Valmenier), consentendo anche una puntata in vetta, con la scelta di una delle discese verso il Pian della Fonderia.

Qui di seguito si segnalano gli itinerari scialpinistici più interessanti del Thabor, tralasciando invece i canali ripidi, che si affacciano sul suo versante Nord: chi fosse interessato può trovare la loro descrizione in bibliografia.

Sfogliare tutti i petali del Monte Thabor può richiedere ben più di una puntata in questi luoghi e magari, cammin facendo, nascono altre idee fra le mille gemme sciistiche della Valle Stretta.


Dalla vetta, panorama verso Sud (Foto Carlo Crovella)


Bibliografia di riferimento sul Monte Thabor e sulla Valle Stretta
1) L. Volle - J.B. Abelè - J. Audenino, Toponeige Cerces-Thabor-Ambin, Volopress, Grenoble, 2013.
2) R. Barbiè - J.C Campana, Dal Monviso al Colle del Moncenisio, Blu Edizioni, Torino 2004.
3) M. Grilli, Dalle Alpi Liguri alla Val Susa, Grafica LG, Torino 1991.
4) R. Aruga - C. Poma, Dal Monviso al Sempione, Edizioni CDA, Torino 1974.
5) R. Aruga - P. Losana-A. Re, Alpi Cozie Settentrionali, CAI-TCI, Milano 1985.

Cartografia
1) IGN (francese) 1:25.000, N. 3535 OT, Névache-Mont Thabor
2) IGC 1:25.000, N. 104, Bardonecchia-Monte Thabor-Sauze d’Oulx.
3) Fraternali 1:25.000, N.1, Alta Valle di Susa
4) IGC 1:50.000, N.1, Valli di Susa, Chisone, Germanasca
5) Fraternali 1:50.000, N. 50-1, Alta Val di Susa, Alta Val Chisone, Val Germanasca.
Nota: nelle descrizioni vengono riportate, come prima scelta, i toponimi e le quote tratti dalla carta IGN francese.

Rifugi
1) Rifugio I Re Magi, Grange di Valle Stretta, 1769 mt, www.iremagi.it
2) Rifugio Terzo Alpini, Grange di Valle Stretta, 1790 m, www.terzoalpini.it
3) Refuge du Mont Thabor, Lacs St. Margherite, 2502 m, www.refugeduthabor.com
4) Refuge Drayères, testata Valle de la Clarée, 2180 m, www.refugesclareethabor.com
5) Per la ricettività in zona Bardonecchia: Azienda di Soggiorno > 0122.902612
6) Info condizioni e organizzazione uscite: Chalet delle Guide (Bardonecchia) > 0122.96060


Refuge du Mont Thabor (Foto Jérôme Obiols, www.jeromeobiols.com)


Accesso alla Valle Stretta. Si percorre l’autostrada per il Fréjus fino all’uscita di Bardonecchia. Superato un sottopasso (ferrovia), si giunge alla rotonda principale, all’altezza della stazione. Si svolta a sinistra verso Melezet e, superato questo abitato, si imbocca la Valle Stretta. Si oltrepassa il campeggio e si giunge al parcheggino della ex-dogana. In genere fino a tale gabbiotto, quotato 1460 m, la strada è tenuta pulita. Da metà-fine aprile normalmente si arriva in auto al parcheggio posto all’inizio delle Grange di Valle Stretta, 1769 m.

Dislivelli: è indicato il dislivello totale in salita con partenza dalle Grange di Valle Stretta, 1769 m. Se la strada è bloccata al gabbiotto dell’ex-dogana, occorre aggiungere 310 m di dislivello e un discreto spostamento (un’oretta abbondante in sci).

Orari di percorrenza: vengono riportate indicazioni sui tempi di salita, ma in modo approssimativo, perché oggi sono diversissimi i ritmi individuali. In ogni caso si tratta di gite abbastanza lunghe e da non sottovalutare, specie nelle giornate invernali.

Scala di difficoltà scialpinistica: sconfinando volutamente nella divulgazione didattica, al fine di abituare anche i lettori italiani alle novità, per la classificazione degli itinerari descritti si riporta la Scala Volopress, erroneamente considerata dagli scialpinisti tradizionali come un’esclusiva degli itinerari di sci ripido. In realtà tale scala (con 3 sottogradi fino al livello 4 e il livello 5 aperto verso l’altro) codifica qualsiasi itinerario in sci, estendendosi dal grado 1.1 fino all’attuale 5.5. Il massimo impegno richiesto da itinerari con caratteristiche classiche si pone al livello 3.3. (OS-OSA della Scala Blachère). Gli itinerari qui descritti registrano livelli di 2.3, corrispondente al limite superiore del BS della Scala Blachère. La Scala Volopress è accompagnata anche dalla gradazione dell’esposizione al rischio (inteso come conseguenze di una caduta dello sciatore), contrassegnata dalla lettera E e da quattro livelli numerici, di cui il massimo (E4) corrisponde alla “caduta fatale”. Quest’ultimo risvolto non tiene minimamente conto del rischio valanghe, la cui valutazione del momento è lasciata ad ogni singolo individuo. In condizioni stabili gli itinerari descritti non presentano in genere particolari rischi di valanghe (ad eccezione della salita al Col des Meandes e, soprattutto, del Col Peyron), ma tutto è sempre demandato alla capacità valutativa individuale.

Periodo ideale per le gite: seppur percorribili anche in inverno, gli itinerari del Thabor offrono il meglio di sé nel pieno della primavera, quando tutta la valle (in particolare la testata) brilla al sole per i pendii di firn cotto a puntino.


In salita: a sinistra il Grande Adritto, al centro la vetta del Thabor, a destra i Serous (Foto Carlo Crovella)

 

 

Itinerari scialpinistici del Monte Thabor

1) Via Normale per il Vallone del Desi­nare

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1409 m.
Tempo in salita: 3,30 - 4 ore.

Una gran classica (molto frequentata) che non può mancare nel palmares di qualsiasi sciatore alpinista. Offre un’interessante discesa, ma spesso si utilizza questo itinerario come via di  salita, preferendo altre discese ancora più accattivanti come quella per la Comba del Lago Bianco (itin. n. 2).

Descrizione: Dalle Grange di Valle Stretta si percorre il fondovalle (senza neve in primavera) fino al Pian della Fonderia, 1911 m. Ci si innalza alla propria sinistra verso il caseggiato di una colonia alpina e successivamente si accede al Ponte delle Pianche, 2204 m. Si imbocca, con direzione Nord Ovest, l’evidente Vallone del Desinare, sottostante al castello roccioso dei Serous. Al Col des Meandes, 2727 m, si incontra l’itin, n. 4. Si procede sempre in direzione Nord Ovest verso l’evidente vetta.


In salita sotto ai Serous: a destra si scorge il pinnacolo della "Giraffa" (Foto Carlo Crovella)




2) Per la Comba del Lago Bianco

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1409 m.
Tempo in salita: 4 ore.

Per i suoi splendidi terreni, questa comba viene principalmente utilizzata come discesa, anche se costituisce una via di salita alternativa per gli appassionati della solitudine.

Descrizione: Per la salita, dal Ponte delle Pianche 2204 m, si prosegue verso Ovest fin verso i 2400 m, quando si deve puntare (alla propria destra) verso la comba in questione. L’imbocco della stessa si trova compreso fra i due picchi rocciosi denominati Grande Adritto e Torrioni Meccio. Appena entrati nella comba si incontra il Lago Bianco, 2614 m. Si prosegue nell’evidente vallone, puntando in uscita verso destra, in direzione della vetta. Chi è salito dalla normale, deve distaccarsene (verso la propria destra) proprio ad inizio discesa, imboccando dall’alto l’evidente comba compresa fra il Roc de Valmenier, 3025 m, e la costiera che termina con il Grande Adritto. L’esposizione sudorientale garantisce normalmente uno splendido firn primaverile, a patto che si scenda all’ora giusta.

3) Per la Comba del Lago Chardonnet

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1409 m (più 250 m circa per lo scavalcamento della Rocca Chardonnet).
Tempo in salita: 4 ore (più un’oretta scarsa per la Rocca Chardonnet).

In salita questo itinerario è utilizzato da chi desidera calcare anche la vetta della Rocca Chardonnet, che costituisce il punto più occidentale della Penisola Italiana, mentre si opta in genere per la discesa verso il Lago Bianco (più remunerativa dal punto di vista sciistico).

Descrizione: In salita con l’itin. n. 1 si raggiunge il Ponte della Pianche 2204 m, da cui si prosegue in direzione Ovest. Si tralascia la diramazione per il Lago Bianco e si imbocca la successiva comba, caratterizzata dall’evidente pinnacolo di Torrioni Meccio (posto alla propria destra). In breve si giunge al Lago Chardonnet, 2599 m, dove si aprono due possibilità. Si può puntare (direzione Nord Ovest) al Col de Valmeinier, 2865 m. Oppure dal lago ci si tiene decisamente più a sinistra (Ovest pieno) e si raggiunge il Col des Muandes (detto anche Col Laval), 2828 m (2836 m per l’IGM italiano). Da tale valico si sale per la facile Cresta Sud fino alla Rocca Chardonnet, 2950 m, da cui si cala al Col de Valmenier tramite la meno banale cresta Nord Est. Dal suddetto valico ci si tiene sul versante Ovest del Roc de Valmenier e, transitando per i resti dell’omonimo ghiacciaietto, si perviene al Col de la Chapelle (detto anche Passo della Comba del Lago Bianco), 2943 m. Da qui si punta alla vetta, tagliando decisamente verso destra (Nord Est) la parte alta della Comba del Lago Bianco (valutare attentamente l’assestamento nivologico, in caso di dubbio conviene tracciare un semicerchio passando nei pressi della Punta Melezet). Volendo effettuare la discesa per questo itinerario occorre tornare al Col de Valmenier e da lì calare sul Lago Chardonnet.


Vetta del Monte Thabor (Foto Jérôme Obiols, www.jeromeobiols.com)


4) Per il Lago Peyron e il Col del Meandes

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1392 m.
Tempo in salita: 4 ore.

Si tratta di una variante di accesso al canalone finale della normale. Non molto remunerativa in discesa, la si percorre quasi esclusivamente in salita. Il tratto fra il Piano di Tavernette e il Col del Meandes, data l’esposizione complessivamente settentrionale dei pendii, può presentarsi in uno stadio arretrato nell’evoluzione nivologica, rivelandosi quindi pericoloso: la situazione va valutata al momento.

Descrizione: Con l’itin. 1 si raggiunge il Pian della Fonderia, 1911 m, e, anziché salire a sinistra, si prosegue diritti infilandosi nel Vallone di Tavernette (come per dirigersi verso il Colle di Valle Stretta). In corrispondenza del Pian di Tavernette, intorno ai 2300 m., si imbocca alla propria sinistra (Nord Ovest) l’evidente Vallone Peyron. Lo si percorre per circa un terzo, fino a circa 2425 m, dove si svolta decisamente a sinistra (direzione Sud - Sud Est), per salire l’erto pendio (rischio valanghe) che sorregge il Lago Peyron, 2441 m. Dal lago si prosegue ancora un po’ verso Sud Est finchè il termine della bastionata rocciosa soprastate permette (circa 2575-2600 m) di svoltare decisamente a destra (direzione Ovest - Nord Ovest) per immettersi nel valloncello denominato Les Chances du Peyron, tramite il quale si perviene al Col des Meandes, 2727 m. A questo punto ci si collega alla via normale (itin. n. 1).


Nel tratto fra i Serous e la vetta, la vista spazia verso la Rocca Bernauda (al centro) e la cresta Baldassarre-Rocca Pompea (Foto Carlo Crovella)


5) Boucle del Thabor da Névache

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1° giorno: 590 m (353 da Fontcouverte); 2° giorno: 1525 m (complessivo).
Tempo in salita: 1° giorno: 2 ore (1,30 da Fontcouverte); 2° giorno: 5 ore (complessive).

Si tratta di un ghiotto suggerimento che proviene dagli scialpinisti francesi, nel cui ambiente “tira” molto l’idea di questi giri ad anello, da loro battezzati boucle. L’invenzione dei transalpini fornisce un pretesto in più per un’ulteriore cavalcata sulle pendici del Thabor. Il dislivello non è insuperabile, ma lo spostamento da Névache a Névache rende quasi improponibile (anche se non impossibile) l’effettuazione in giornata di questo giro. Va precisato inoltre che in primavera si riesce ad arrivare in auto fino agli Chalets de Fontcouverte,1857 m. In ogni caso spezzare la gita in due consente di trascorrere una splendida serata al Refuge Drayerés che, nei mesi innevati, è letteralmente sperduto in fondo alla valle.

Descrizione: 1 giorno: da Névache si risale l’intera alta valle fino al rifugio. 2 giorno: dal rifugio ci si dirige verso Est sul classico itinerario della Gran Tempesta, tenendo preferibilmente il centro del vallone. A circa 2500 m si obliqua verso sinistra, prendendo l’evidente ramo settentrionale del vallone. Si oltrepassa il Lac des Muandes, 2580 m e a quota 2650 m si tende verso la propria destra (Nord Est), raggiungendo così il Col des Muandes, 2828 m (2836 m per l’IGM italiano). A questo punto ci si collega all’itin. n. 3, scavalcando la Rocca Chardonnet e proseguendo per la vetta principale. In discesa si può optare per una delle tre possibilità che portano al Ponte delle Pianche 2204 m. Attraversato il torrente, si ripella e si risale l’evidente percorso che conduce al Colle del Vallone, 2645 m. Dal valico si segue per intero il Vallon, che, con direzione Sud, riporta a Névache.


Rocca Bissort da poco sopra il Refuge du Mont Thabor (Foto Jérôme Obiols, www.jeromeobiols.com)


6) Tour del Thabor

Difficoltà: 2.3 E1.
Dislivello: 1 giorno: 733 m; 2 giorno: 925 m.
Tempo in salita: 1 giorno: 1,30 - 2 ore; 2 giorno: 4,30 ore.

È il classicissimo Giro del Thabor, noto da tempo, ma sempre molto intrigante. Specie con i ritmi odierni è fattibilissimo in giornata (utilizzando la variante del Col Peyron, con gli accorgimenti nivologici del caso, vedi sotto), ma il pernottamento nel piccolo e accogliente Refuge di Mont Thabor è un’esperienza da non perdere.

Descrizione: 1° giorno: con l’itin. n. 4 si giunge nel Vallone di Tevernette, che si percorre interamente fino al Colle di Valle Stretta, 2434 m (2446 m per l’IGM italiano). Senza perdere quota, si traversa verso sinistra fino al rifugio. 2° giorno: dal rifugio ci si incammina in direzione Ovest, puntando al Col du Cheval Blanc, 2791 m. Oltrepassato il valico, si attraversa interamente la comba sottostante al versante Nord del Thabor, in direzione del Passage du Pic du Thabor, 2952 m, posto a Nord Ovest dell’omonima vetta rocciosa. Tolte le pelli, si cala sul sottostante Lac Source, 2728 m, proseguendo ancora un po’ fin verso i 2700 m di quota. A questo punto rimesse le pelli, si vira con decisione alla propria sinistra (Est – Sud Est) e si sale al Col de la Chapelle, 2943 m, dal quale, ricongiungendosi al tratto finale degli itin. n. 3 e 5, si guadagna la vetta. In discesa si può optare per una delle tre possibilità che, transitando per il Ponte delle Pianche, 2204 m, riconducono al Pian della Fonderia. Nota: è possibile abbreviare l’accesso alla comba settentrionale del Thabor valicando il Col Peyron, 2851 m, al termine dell’omonimo vallone (vedi itin. n. 4). Occorre però un manto nevoso assolutamente stabilizzato, in particolare nel ripido tratto finale (posto sottovento), compreso fra quota 2550 m circa e il Colle stesso, 2851 m. Come sempre accade in montagna, situazioni del genere richiedono di non aver dimenticato a casa la “testa”.



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