
Gouloctica: la cascata di ghiaccio e l'esaltazione dell'effimero
di Giampiero Bertotti (I.N.A.) istruttore della Scuola Nazionale di Alpinismo G.Gervasutti e Valentina Saggese, ex-allieva
Finalmente come ogni anno arriva la stagione del ghiaccio e insieme a lei quella nota di pura magia e di dolce desiderio di scoperta; probabilmente sono proprio questi gli elementi che affascinano gli animi dei ghiacciatori.
La cascata di ghiaccio è forse definibile come l’esaltazione dell’effimero: una colata d’acqua che incredibilmente assume una connotazione aggressiva, determinata, forte e che poi svanisce. Impone la sua presenza di fronte alle rocce che la circondano e all’intera valle che la ospita… chiunque rimane stupito e ammaliato davanti a lei, che si tratti di un alpinista o di un semplice passante.
A inizio dicembre decidiamo di entrare nel cuore del Gran Paradiso, in Valsavarenche, alla ricerca di una cascata sufficientemente formata, e notiamo sulla sinistra orografica una linea piuttosto lunga ma non troppo verticale: “Gouloctica”.
Giungiamo nella frazione Bois de Clin dove lasciamo la macchina e prepariamo l’attrezzatura. Infiliamo gli scarponi, lo zaino pesante sulle spalle e ci copriamo accuratamente tutte le parti del corpo… il freddo è davvero invadente.
Per arrivare alla cascata, dalla frazione costeggiamo il torrente lungo una stradina abbastanza visibile, sul lato opposto alcuni piccoli pascoli e qualche orto recintato, mentre a governare la colata un coraggioso abete rosso che sfoggia le sue pigne ricurve e i suoi aghi verde brillante.
Al termine della stradina e dei pascoli, un conoide di deiezione ci preannuncia l’attacco della cascata… cominciamo a salirlo, si fa fatica a percorrerlo perché caratterizzato da detriti non coesi e da troppa poca neve. Sul conoide sono ospitati frassini, umbellifere e diversi ginepri.
Dopo circa quindici minuti di avvicinamento giungiamo alla base della cascata, ma da qui si vede soltanto il primo tiro, la prima colata, che oggi è caratterizzata da un azzurro cielo.
Prima di affrontare Gouloctica leggiamo sulla guida “effimeri barbagli” la sua descrizione, che ci dà informazioni anche sulle soste poco affidabili (vecchi chiodi e cordoni vetusti o danneggi), decidiamo allora di portare con noi qualche spit e un piccolo tassellatore per un eventuale riattrezzatuta delle soste.
Affrontiamo il canale in assenza di neve, il primo tiro di 55 metri presenta facili rampe a tratti sottili e al termine, sulla sinistra, attrezziamo la prima sosta a spit presi dall’entusiasmo. È vero, è soltanto un’attrezzatura delle soste, ma regala una bellissima sensazione: appaga.
Il secondo tiro di 60 metri, risulta di trasferimento, e qui sistemiamo un unico spit in posizione protetta prima dell’anfiteatro, dove è comunque possibile costruire una sosta su ghiaccio; il terzo tiro di 60 metri si affronta su muretti più delicati, qui attrezziamo una sosta a sinistra nonostante ce ne fosse già una sul lato opposto ma lontana dal ghiaccio, e quindi con le condizioni attuali inutilizzabile.
Il q
uarto tiro di 35 metri oggi è piuttosto bagnato e la sensazione percepita è particolare: sembra quasi che la cascata voglia tenerci con lei, che voglia bloccarci, assorbirci… picche e ramponi sembrano quasi intrisi di colla…è una sensazione piacevole e accogliente; qui attrezziamo una sosta a sinistra prima del piano, la vecchia sosta risulta piuttosto danneggiata.A questo punto si può continuare per diverse lunghezze medio facili con ghiaccio più abbondante, su cui abbiamo poi attrezzato abalakov per la discesa. Nel complesso risulta una salita in grado di impegnare la giornata facendo divertire chi la percorre, ma piuttosto pericolosa dal punto di vista dell’ambiente, è una cascata esposta ad accumuli nevosi e quindi a slavine non indifferenti.
Ma intanto il tempo scorre e il nostro corpo avverte sempre di più questo freddo pungente…la temperatura percepita oggi è di circa - 20 °C, ma nonostante questo l’entusiasmo per la scalata è in grado di rendere tutto molto più leggero e sopportabile.
Arrivati alla base della cascata ci stringiamo la mano, felici di aver racchiuso ancora una volta dentro di noi emozioni forti e opposte, di aver condiviso una passione che è stata in grado di miscelare i più contrastanti elementi: l’esperienza con l’immaturità, il coraggio con la timidezza, la forza con la fragilità, l’amore incondizionato con la curiosità di scoprire questo lato quasi folle dell’alpinismo… entrambi portiamo sulla cascata qualcosa di diverso perché diversi sono stati i percorsi che ci hanno portato fin qui, ma insieme portiamo via le stesse emozioni che continuano senza tregua ad arricchire il nostro essere.
di Giampiero Bertotti (I.N.A.) istruttore della scuola Nazionale di Alpinismo G.Gervasutti e Valentina Saggese, ex-allieva della Scuola
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