
«I falliti»
di Gian Piero Motti
«... i giorni del tempo passato accorreranno a noi tutti insieme quando li chiameremo e si lasceranno esaminare e trattenere a tuo arbitrio... È proprio di una mente sicura di sé e quieta l'andar di qua e di là per tutte le parti della sua vita, mentre invece gli animi delle persone indaffarate non possono né rivoltarsi né guardare indietro, quasi si trovassero sotto il giogo...».
La lettura di questo sereno pensiero di Seneca in un momento per me particolarmente positivo e felice, mi ha condotto a trarre alcune considerazioni che a tutta prima sembreranno interessare solo il mio modo di vivere, ma che invece investono quello di molti che come me praticano assiduamente l'alpinismo.
[…]
Ebbene sì ho conosciuto molti alpinisti anche forti, grossi nomi internazionali, altri meno forti, altri ancora allievi delle scuole di alpinismo: vi era chi alla montagna giunse attraverso l'amore per la natura e proprio per questo penso all'alpinismo come un'avventura più intensa e completa, venuta a poco a poco in una logica successione di sensazioni ed entusiasmi.
[…]
Sovente ho sentito dire frasi come queste: «Per me la montagna è tutto», «Ho dato tutto me stesso all'alpinismo», «Se non dovessi più arrampicare sarei un fallito». Sul momento non feci molto caso a simili affermazioni perché anch'io ho rischiato molto da vicino di divenire un fallito.
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