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Il pianista scalatore e la pellegrina delle Alpi

di Mauro Brusa

L'11 maggio 2017 Nives Meroi e Romano Benet, alpinisti tarvisiani rispettivamente classe 1961 e 1962, hanno conquistato un record particolare: con la salita dell'Annapurna (8091 m in Nepal) sono la prima coppia al mondo in assoluto ad avere scalato tutti gli Ottomila della Terra senza servirsi di bombole di ossigeno né di portatori, primato reso ancora più straordinario dal fatto che è stato ottenuto, da Romano, dopo avere subito anni prima un trapianto di midollo. I due, insieme ad altre quattro persone, sono saliti dalla via dei francesi (aperta da Maurice Herzog e Louis Lachenal nel 1950), da anni non più frequentata perché ritenuta troppo faticosa.
Oltre a Nives e Romano, solo altri 34 alpinisti possono vantare nel proprio palmares tutti i 14 Ottomila del pianeta, ma la metà di questi ha impiegato ossigeno.


La  vicenda umana e alpinistica di questi straordinari compagni di vita e di corda presenta una spiccata analogia con un'altra leggendaria coppia della storia alpinistica italiana: Ninì Pietrasanta e Gabriele Boccalatte, socio del CAI Torino, attivi e acclamati protagonisti di tante imprese alpinistiche negli anni 1930.
… lui: torinese, pianista – alpinista dal viso di fanciullo ed eccellente in entrambe le arti, dai movimenti sicuri, fatti di gesti delicati e leggeri, quasi carezzasse la roccia come i tasti e i pedali del pianoforte, è considerato il più elegante arrampicatore italiano fra le due guerre. Riuscì a conciliare le tre grandi passioni della sua vita, la musica, la montagna e Ninì, pur covando sempre il timore di rovinarsi le mani arrampicando e così compromettere la capacità di suonare: infatti era diplomato al Conservatorio di Torino e intendeva intraprendere la carriera da concertista.
… lei: milanese, “Pellegrina delle Alpi” (come si autodefinì), fu una delle primissime donne a praticare alpinismo di alto livello, a documentare le imprese con la cinepresa e a guidare l'automobile. Famose furono le sue scorribande lungo i Navigli alla guida di una Balilla per consentire ad alcuni amici di praticare una forma rudimentale di sci nautico legati ad una fune.
Un brevissimo saggio dello stile arrampicatorio di Boccalatte è visibile nel trailer del film “Ninì”, uscito nel 2014 per la regia di Gigi Giustiniani,  realizzato con materiale inedito del loro archivio privato (qualcosa come oltre 2000 tra fotografie e pellicole 16 mm girate dalla stessa Ninì) che è stato dedicato alla loro particolare storia d'amore e d'alpinismo.

Significativo il ritratto di Gabriele che ne fece Massimo Mila: «La vita di Boccalatte ha una sua tragica coerenza interiore, come la vita di Georg Winkler, di Paul Preuss, dei grandi cavalieri della montagna. L’ampiezza delle esigenze alpinistiche di Boccalatte testimonia d’una passione che non ha la sistematicità esplorativa del geografo, né l’accanimento agonistico dello sportivo che s’accanisce e si fossilizza sui cosiddetti “grandi problemi”: ha piuttosto la libertà e la pienezza dell’arte.
Quel temperamento artistico che Gabriele celava così gelosamente nella vita privata, si manifesta invece gloriosamente nella sua azione alpinistica: in fondo la legge che governa le sue salite è una sola, il bello. Amava tanto la roccia che il ghiaccio, certamente più quella che questo, le Alpi Occidentali come le Dolomiti, le vie nuove come le ripetizioni, spesso più fastidiosamente impegnative perché implicano un pericoloso confronto con chi è già riuscito sulle medesime difficoltà; ma né la via nuova gli importava veramente in quanto tale, né la ripetizione importante, né la salita classica o di moda: la sola cosa che gli importava è che fossero belle salite. Questo è quello che risulta chiaro dall’elenco eccezionale delle salite da lui compiute in circa 10 anni».

(M. Mila, “Cento anni di alpinismo italiano”).

Quando si conobbero, casualmente, nel 1932 Ninì era già ben nota nell'ambiente alpinistico, tradizionalmente appannaggio maschile e per questo sovente protagonista delle prime pagine dei giornali; mentre Gabriele era un alpinista “di punta” in ambito torinese, potendo vantare prestigiose salite insieme agli “astri” dell'epoca, tra cui Renato Chabod, Piero Ghiglione e Giusto Gervasutti. Proprio con Gervasutti e Guido De Rege fu protagonista della prima invernale al Cervino nel febbraio del 1932.
Si trovavano entrambi in vacanza a Chamonix, in Francia. Quando si dice il destino: lei aveva da poco ottenuto il diploma di infermiera e si prese cura di lui che rientrò da un'ascensione bello ammaccato a seguito di una caduta. Iniziò così la loro liason umana e alpinistica.

Tra il 1932 ed il 1936 Ninì e Gabriele realizzarono diverse scalate di assoluto valore, quasi tutte sul massiccio del Monte Bianco, e fra tutte spicca la gemma della parete ovest dell'Aiguille Noire de Peuterey, una delle più spettacolari e difficili dalla parte italiana del Monte Bianco (1° agosto 1935).
Si sposarono il 28 ottobre del 1936 e l'anno successivo nacque il loro unico figlio, Lorenzo.
Nell'agosto 1936 aprirono una nuova via sul pilone nord-est del Mont Blanc du Tacul e per questo furono insigniti della Medaglia d'oro al valore atletico, onorificenza istituita dal CONI nel 1933.
Il 24 agosto 1938 Gabriele morì travolto da una scarica di sassi durante il ritorno dal tentativo infruttuoso di aprire una nuova via sulla parete sud dell'Aiguille de Triolet, effettuato insieme a Mario Piolti anch'egli perito nell'incidente. Per onorarne la memoria, la Sezione di Torino del CAI dedicò a Boccalatte una Scuola di Alpinismo di cui l'amico Giusto Gervasutti fu Direttore.
Ninì lasciò l'alpinismo e la montagna per dedicarsi al figlio (cui non raccontò mai nulla della sua passione alpinistica: Lorenzo scoprì l'ingente archivio di famiglia solo dopo la scomparsa della madre), alla scrittura ed alle arti visive.
Nel 1998, poco prima della dipartita avvenuta nel 2000, fu nominata – con incomprensibile ritardo - socio ad honorem del Club Alpino Accademico Italiano.

Ortensia “Ninì” Pietrasanta (1909 – 2000)

Gabriele Boccalatte (1907 - 1938)

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