
A zonzo con Piero Ghiglione
Museo Nazionale della Montagna
Fu la passionaccia per l’alpinismo a offrire a Piero Ghiglione il pretesto per andare “a zonzo” , un modo di esprimersi caro a questo avventuroso ingegnere piemontese parco di parole, calvo, piccolo di statura, il colorito bronzeo. Obbedendo a un’innata voglia di libertà, riuscì a dilatare il suo anno sabbatico fino a costruirsi una vita sabbatica come il barone rampante che Italo Calvino fa salire su un albero fin da piccolo per puro capriccio. E alla Lancia, dove aveva un discreto posto fisso, non lo videro più.
Si qualificò ben presto come giornalista scrupoloso e fu una firma autorevole in testate come la “Gazzetta del Popolo” e il “Corriere della Sera”. Del resto, fu grazie ai suoi reportage che poté ottenere l’appoggio del regime fascista e accreditarsi presso le ambasciate nel mondo. È stato anche un discreto fotografo anche se ha consegnato alla storia qualche immagine sfocata di troppo. Come scrittore ebbe invece una certa inclinazione a eccedere le dosi per dilatare le tirature. Ma sapeva farsi leggere.
Con un’avventura rocambolesca, una scalata nel Caucaso fatta per scommessa (che vinse per il rotto della cuffia alla maniera del Phileas Fogg del Giro del mondo in 80 giorni) si apre un capitolo della sua vita che lo porta a compiere duecento prime ascensioni sulle montagne dei cinque continenti. Un esordio che può dare l’idea di chi è veramente Ghiglione, l’incredibile Ghiglione...
Per l’articolo completo richiedi il Giornale di mostra al Museo Nazionale della Montagna o presso la Segreteria CAI Torino in Via Barbaroux 1
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