

La Giornata Internazionale delle Foreste
di Federica Boggio
Oggi, 21 marzo, ricorre la Giornata Internazionale delle Foreste. In un’epoca in cui i cambiamenti climatici e la deforestazione sono argomenti ricorrenti, abbiamo voluto parlare delle nostre foreste con Luca Marello direttore dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e Dottore Forestale.
L’Ente raggruppa ben quattro parchi naturali (Gran Bosco di Salbertrand, Orsiera Rocciavrè, Laghi di Avigliana, Val Troncea), due Riserve naturali speciali (Orrido di Chianocco e Orrido di Foresto), oltre a dodici siti della Rete Natura 2000.
Come funziona un Ente di questo tipo e di queste dimensioni?
«La prima missione di un ente parco - spiega Luca Marello - è la tutela e la gestione del patrimonio naturale e seminaturale, la conservazione della biodivesità animale e vegetale, l’educazione, la comunicazione e la ricerca anche relativamente ad aspetti storicoculturali del territorio. L’Ente tuttavia non è di norma proprietario delle aree, se non in minima parte, dunque le sue attività sono orientate alla pianificazione, al monitoraggio e alla vigilanza sul rispetto delle norme di tutela ambientale. In sostanza, il Parco collabora con gli altri enti pubblici, con gli abitanti e proprietari di terreni e con i titolari di attività economiche per trovare modalità di convivenza tra le esigenze della natura e quelle degli esseri umani».
In ambito forestale quali sono le attività di un Ente Parco?
«L’Ente – aggiunge Marello – segue attraverso specifici iter autorizzativi la redazione dei Piani di Gestione Forestale che sono il principale strumento con cui pianificare gli interventi forestali e definire le modalità di esecuzione più compatibili con l’ambiente, compresa la definizione delle aree che è preferibile lasciare all’evoluzione naturale. In assenza di tali Piani, coloro che hanno necessità di effettuare interventi di gestione di un bosco possono rivolgersi allo Sportello forestale, un servizio erogato da tecnici dell’Ente che fornisce informazioni sulle norme in vigore e segue le procedure burocratiche come le istanze di taglio da presentare alla Regione Piemonte».
In generale, però le azioni dei Parchi si districano all’interno di un reticolato normativo abbastanza complesso che caratterizza la tutela ambientale.
«Da un lato troviamo le disposizioni di carattere statale e regionale relative a Parchi e Riserve Naturali, dall’altro abbiamo la Rete Natura 2000 che sulla spinta delle direttive europee Habitat e Uccelli si propone di garantire il mantenimento e il ripristino dei tipi di habitat naturali e delle specie europee a rischio attraverso ulteriori strumenti normativi. Ma il fine ultimo non è quello di lasciare il territorio al suo sviluppo naturale, bensì quello di “gestirlo”, ovvero assicurare un sistema di habitat naturali e seminaturali in equilibrio tra loro che garantiscano una convivenza tra uomo e natura. Negli ambienti alpini, questi sono gli ingredienti che consentono lo sviluppo di un elevatissimo grado di biodiversità».
Quando è necessario l’intervento dell’uomo?
«La biodiversità, oltre a garantire la conservazione delle specie, è fondamentale per la resistenza e la resilienza degli habitat nel tempo, cioè la capacità di rispondere in maniera più efficace a eventuali eventi estremi come siccità o precipitazioni troppo abbondanti, tempeste di vento e altri fenomeni che si estremizzano a causa dei cambiamenti climatici. Senza dimenticare agenti patogeni o altre fitopatie che danneggiano maggiormente popolazioni di fauna e flora troppo omogenee. Nel caso delle foreste, è importante che siano dotate di una abbondante diversità di specie, siano irregolari e composte da alberi di diversa età, grandezza e portamento e che sia sempre presente una certa quantità di “necromassa”, ovvero piante a diversi stadi di decomposizione che svolgono importanti funzioni sia per il ciclo dei nutrienti che come substrato. Tutti gli interventi forestali che si attuano in Aree protette hanno proprio questo fine: creare dei popolamenti quanto più diversificati possibile. Allo stesso modo è importante che all’interno della foresta e ai suoi margini siano presenti radure e aree aperte, habitat preziosi per moltissime specie animali e vegetali. Per usare un termine tecnico, sono quelli che chiamiamo ecotoni, cioè aree di transizione tra un ambiente e l’altro, particolarmente idonee alla biodiversità. Si tratta dei cosiddetti habitat seminaturali, ovvero creati dall’uomo per il pascolo o la fienagione, che senza interventi attivi sparirebbero per la naturale evoluzione delle superfici forestali. Spesso è compito di un Ente Parco mantenere queste zone a sostegno sia delle pratiche tradizionali, sia della grande biodiversità che contengono. Il tutto, rispettando anche la vita e le necessità delle popolazioni locali, spesso derivanti da antiche forme di utilizzo dei boschi come “il legnatico”, il diritto dei residenti ad avere una certa quantità della legna comunale per i propri bisogni. E poi si potrebbe parlare di fauna selvatica, di gestione dell’acqua e tutela delle preziose zone umide, di integrazione con la fruizione turistica e di tanti altri argomenti di cui ci occupiamo».
Come si organizza in concreto un’attività così complessa su un territorio così vasto?
«Innanzitutto ci vuole molto lavoro da parte di tutti i dipendenti e collaboratori dell’Ente Parco che negli ultimi anni ci ha consentito di ottenere grandi risultati e accedere a importanti bandi con cui sviluppare alcuni progetti molto ambizioni. E poi ci vuole cooperazione e sinergia tra l’Ente e tutti gli altri attori del territorio, bisogna costruire reti con l’Università e altri centri di studio e ricerca, interfacciarsi con gli altri enti di gestione di aree protette, con le Amministrazioni pubbliche, con i Carabinieri Forestali e con tutti coloro che hanno una mission affine, anche all’estero. Un importante aiuto arriva anche dai volontari, soprattutto nelle attività di censimento della flora e della fauna. In generale l’obiettivo è trovare nuove forme di adattamento ai cambiamenti climatici di cui dobbiamo capire gli impatti con ricerche mirate».