Marco Camandona e tutti gli 8000 della terra, senza ossigeno
di Federica Boggio
Marco Camandona, alpinista di fama internazionale, è da poco entrato a far parte delle venti persone al mondo ad aver raggiunto tutte le 14 vette degli 8000 senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare.
L'abbiamo incontrato martedì 29 ottobre al Millet Store di Torino e quest è la storia del raggiungimento del suo sogno.
La storia di queste 14 salite inizia 26 anni fa, quando ancora ventiquattrenne per la prima volta si spinge dall’altra parte del mondo insieme ai suoi istruttori per affrontare il Manaslu, 8163 m.
In quel caso non raggiunse la vetta, ma da lì in avanti le salite si susseguirono negli anni, sempre vissute come una splendida avventura da condividere con i compagni.
“Se mi chiedono qual è il ricordo migliore di queste esperienze, la risposta senz’altro è i compagni di scalata: questi 14 x 8000 li dedico a loro”, ci dice.
Tutte le spedizioni diventano un piacere grazie ai compagni, al di là del raggiungimento dell’obiettivo.
Solo pochi anni fa però, quando raggiunge il Dhaulagiri, la possibilità di compiere tutti e 14 gli 8000 diventa un’idea concreta: per questo l’ultima spedizione è stata emotivamente un po’ diversa.
“Il sorriso era un po’ più tirato”, ride, sentiva una pressione diversa e, a differenza delle altre volte, sentiva il peso dell’importanza del raggiungimento della vetta.
Anche in questa spedizione la compagnia è stata fondamentale: è partito affiancato da Abele Blanc, il maestro di una vita, e Dante Luboz, il cognato.
Grazie a loro è stato possibile avere la tranquillità necessaria per affrontare questa sfida.
Per fare una spedizione di questo tipo, infatti, sono necessari sacrifici e anni di preparazione, ma è anche necessario trovarsi tra professionisti, avere persone fidate con cui condividere le decisioni.
L’idea era quella di concatenare il Gasherbrum I e il Gasherbrum II, ovviamente l’obiettivo era ambizioso, si trattava di trasferire sulle montagne Himalaiane la tecnica utilizzata sulle Alpi del fast and light.
Raggiunto il campo base, bisognava attendere la finestra di bel tempo, prevista tra il 26 e il 28 luglio. Purtroppo essendo così breve, per poter completare le due cime è stato necessario salire la prima in condizioni non favorevoli.
“Il Gasherbrum II è stato un assedio alla montagna”, racconta, "tecnicamente più facile è stato reso molto difficile dalle condizioni climatiche. Il tempo era bello, ma tirava un vento di 50 km/h, condizione che in assenza di ossigeno supplementare significa sentire temperature a -30° e questo rende la salita molto più pericolosa, sembra di andare verso l’ignoto, salire senza avere un senso di orientamento".
Fortunatamente ci racconta di aver trovato uno sherpa molto bravo che conosceva benissimo il percorso e di essere riuscito a salire dietro di lui, questo gli ha permesso di raggiungere la vetta: il tredicesimo 8000.
Mancava solo più un passo al sogno del 14 x 8000.
Arrivati al 28 luglio è giunto il momento di raggiungere l’ultima vetta, il Gasherbrum I.
"Tecnicamente si tratta di un’ascesa più difficile, ma la giornata era perfetta e così l’impresa è stata compiuta", la bandiera rossonera della Valle d’Aosta ha sventolato in cima al Gasherbrum I, 8068 m, chiudendo il cerchio degli 8000 per Marco Camandona.
Complimenti Marco!