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Le Unità Cinofile del Soccorso Alpino Piemontese

di Marina Angione

Le Unità Cinofile del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese sono circa 15 al momento, distribuite in tutta la regione.

Si tratta di una Gruppo Tecnico altamente specializzato, chiamato ad intervenire nei casi di ricerca di persone disperse in superficie o travolte da valanga. I tecnici, insieme ai loro cani, sono soggetti a una lunghissima formazione e, insieme, arrivano a poter gestire situazioni molto complesse.

Abbiamo approfondito le caratteristiche di questa squadra tecnica di soccorso con Nino Malavenda e Alberto Fantone, rispettivamente Istruttore Nazionale delle unità cinofile e Direttore della Scuola Tecnici del CNSAS piemontese. 


L’unità cinofila è composta dal conduttore e dal suo cane ed è chiamata ad intervenire sia in inverno, per la ricerca di travolti da valanga, sia in ambito estivo per la ricerca dispersi in superficie, in particolare su terreno impervio o molto impervio.

Un operatore del soccorso Alpino che entra a far parte dell’unità cinofila è in primis un tecnico soccorritore, ma deve possedere anche una particolare vocazione e passione per l’addestramento animale.

L’impegno richiesto per la formazione poi è davvero notevole, basti pensare che la formazione ufficiale dura per i primi due anni di vita del cane ma l’addestramento è un lavoro quotidiano che dev’essere svolto per tutta la vita.

Solo così è possibile raggiungere questo straordinario sodalizio tra le capacità tecniche del conduttore e le grandi potenzialità del cane.

Negli interventi di ricerca, infatti, le capacità del cane si rivelano preziose e spesso risolutive, questo tipo di interventi presenta infatti la complessità di avere un target non visibile a noi umani.

L’aiuto del cane diventa addirittura indispensabile negli scenari di interventi in valanga se il travolto non ha con sé il dispositivo artva. 

La buona riuscita di un intervento è in ogni modo sempre determinata dalla preparazione tecnica del conduttore, dall’affiatamento di quest’ultimo con il proprio cane, e dal coordinamento con gli altri elementi della squadra.

 

Foto di CNSAS Piemonte

 

Per comprendere appieno il funzionamento di queste squadre abbiamo parlato con Nino Malavanda, Istruttore Nazionale delle unità cinofile del CNSAS.

Nino ci ha raccontato innanzitutto come un cane viene selezionato per entrare a far parte dell'unità cinofila, le caratteristiche che deve possedere, e il percorso che deve seguire per diventare un cane in grado di cercare persone.

I cani vengono scelti da cuccioli in base ad alcune doti caratteriali perché è fondamentale che creino un solido legame con la persona che diventerà il loro conduttore, garantendo così un efficace rapporto di collaborazione.

In particolare, spiega Nino “Come istruttori scegliamo i soggetti con le giuste doti caratteriali e genetiche in modo che queste si sposino con il carattere del conduttore che guiderà il binomio.

Una volta che il cinofilo chiede di diventare aspirante, inizia un percorso formativo e nel frattempo si cerca di individuare il cane adatto alla persona. Tra le razze che io come istruttore prediligo abbiamo il Pastore Belga Malinois, un cane dal grande cuore, molto collaborativo e dalla grande struttura fisica”. 

L’addestramento poi dura un paio d’anni e si volge a livello nazionale. Si tratta di un percorso piuttosto complesso quello che permetterà poi al cane di lavorare sul campo insieme al suo conduttore, anche se Nino ci spiega che per il cane la parola “lavoro” non è contemplata: “Per il cane il lavoro non esiste, o meglio, i cani sono stati selezionati dall’antichità per accompagnare le attività dell’uomo ma alla base c’è sempre una ricompensa. Nel nostro caso il loro premio è il gioco. Tutto quello che viene insegnato ai nostri cani passa attraverso il gioco”.

 

Foto di CNSAS Piemonte

 

La ricerca viene fatta tramite l’utilizzo del naso, dote innata per i cani. In questo caso ai cani viene insegnato a ricercare qualunque tipo di odore umano, e imparano che l’umano che stanno cercando è qualcuno con cui potranno giocare. “I cani cuccioli - continua Nino - iniziano il loro percorso con una persona preparata ed esperta che insegna loro le basi giocando e nascondendosi. Man mano che crescono li si abituerà a cercare anche persone sconosciute, in modo che possano poi effettivamente cercare dei dispersi durante una situazione reale. Il cane cerca esplorando la zona assegnata alla ricerca di odori umani, quando ne identifica uno lo risale fino ad arrivare alla persona e sé questa è immobile o sepolta la segnala al suo conduttore abbaiando o scavando nella neve, nel caso di valanga”.

Abbiamo poi chiesto a Nino quali fossero le caratteristiche dei due tipi di interventi che svolgono queste quadre, la ricerca dispersi in superficie e i sepolti da valanga. “Lo stesso cane è addestrato per svolgere entrambe le specialità, la differenza è il tipo di conclusione che gli viene insegnato, lo scavo o l’abbaio. Questi cani sono detti infatti bivalenti. Nei casi di ricerca in superficie la ricerca è molto più vasta, si parla di 4 ettari per 2 o 3 cicli operativi a giornata: un cane giovane arriva a poter coprire 10 o 12 ettari in una giornata. Per quanto riguarda invece la ricerca travolti da valanga si tratta di un’attività molto dispendiosa, sia fisicamente che emotivamente, poiché il fattore tempo è determinante e l’adrenalina è tanta”.

 

Foto di CNSAS Piemonte

 

Di questo particolare tipo di interventi ci ha parlato anche Alberto Fantone, direttore della scuola tecnici del Soccorso Alpino piemontese. Il ruolo del cinofilo, spiega Alberto, è duplice: “I cinofili sono in primis dei soccorritori con tante competenze, comunicazioni radio, ricerca con artva, gestione dell’intervento. Oltre ad avere tutte le competenze tecniche necessarie per effettuare le ricerche, il cinofilo deve anche saper leggere il cane, interpretare i suoi comportamenti e indirizzare le sue azioni al momento giusto. Mentre gestisce il cane, il conduttore dovrà sondare la neve, spalare, parlare con la centrale operativa o con il tecnico di elisoccorso, è necessario avere delle competenze tecniche di altissimo livello.

Insieme ad Alberto abbiamo approfondito anche com’è organizzata l’unità cinofila del CNSAS Piemonte, quali sono gli interventi più frequenti e qual è l’impegno che viene richiesto. “Per darti un’idea dei numeri in tutto il CNSAS Piemonte ci sono attualmente circa 1200 volontari di cui 40 tecnici elisoccorso, 15 unità cinofile da valanga e ricerca in superficie, circa 20 istruttori tecnici e 20 istruttori sanitari. Le squadre dei cinofili sono presenti sulle tre basi di elisoccorso del Piemonte: Cuneo, Torino e Borgosesia e sono operative durante tutto l’anno. Gli interventi di ricerca persone scomparse si verificano infatti in tutte le stagioni e ogni intervento viene sempre accompagnato da un’unità cinofila. Questo tipo di intervento è anche il più numeroso e in alcuni periodi può arrivare anche a tre ricerche al giorno. Per quanto riguarda invece l’attività di ricerca in valanga, i turni coperti dai cinofili sono tutti i giorni nel periodo invernale, più o meno da fine novembre a fine marzo, ma questo può variare in base alle condizioni di innevamento”.

 

Foto di CNSAS Piemonte

 

Far parte dell’unità cinofila all’interno del CNSAS è un percorso lungo e molto impegnativo, sia da un punto di vista tecnico, sia per la passione e la dedizione necessari all’addestramento del cane. Oltre alla formazione iniziale, le competenze della squadra verranno sottoposte periodicamente a conferme e verifiche, come nel caso avvenuto negli ultimi giorni di febbraio a Bardonecchia. “In questa occasione” - dice Alberto - "è stato prezioso il sodalizio con il Comune di Bardonecchia che con lungimiranza ha sostenuto le attività del CNSAS preparando con i propri mezzi il campo valanga. È stata ricreata una finta valanga dove sono stati seppelliti sei manichini, l’oggetto della verifica era effettuare i sei ritrovamenti in un arco di tempo limitato”. 


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