

A Bianca
di Federica Boggio
Ci ha lasciati Bianca Tovo, una grande amante della montagna. Un amore, il suo, nato già nell’infanzia e poi coltivato nel corso di tutta la vita, sino a decidere di lasciare parte dei suoi beni in donazione al CAI di Torino.
Bianca ha frequentato la montagna sin da piccolissima, quando, ancora in fasce, passava l’estate tra Ceresole Reale, Sauze d’Oulx, Usseglio e altre località nei dintorni di Torino che permettessero al padre di raggiungere la famiglia nel fine settimana.
La prima meta fissa, però, fu Gressoney, il luogo che per molti anni divenne la sede estiva della famiglia e dove Bianca, ancora alle elementari, andava volentieri a scarpinare in compagnia degli amici.
Da lì la montagna e l’avventura sono stati fedeli compagni di vita.
Dosdè
All’università si è iscritta alla SUCAI, scoprendo lo sci alpinismo, mai più abbandonato.
La sua prima gita la raccontava così: “Con la SUCAI al col di Melle. Salita, nessun problema, bastava camminare. Discesa, ogni cinque metri ero per terra, sono scesa a rotoloni. Un istruttore, ridendo, al termine della gita mi ha domandato se mi fossi divertita. Pensa quello che vuoi – ho risposto – io tornerò”.
E così fu. Bianca tornò e con forza di volontà e perseveranza divenne un’ottima sciatrice.
Chante perdrix
Sfogliare il suo gitario è impressionante, praticamente ogni fine settimana è annotata un’uscita.
Un’attività così intensa non poteva non dare i suoi frutti, sia dal punto di vista tecnico che psicologico.
Nelle prime uscite con gli sci, nei tratti ripidi, il compagno più vicino si sentiva rivolgere il pressante invito “stammi sotto” (e questo significava che se chi era sopra scivolava, si scivolava in due), ma con la pratica continua Bianca ha rapidamente acquisito un passo sicuro e ha imparato a confidare nelle lamine degli sci e nelle proprie capacità.
All’inizio uno dei suoi motti era “questa non è una gita da Bianca” riferendosi a un’uscita che riteneva al di là delle sue capacità, ma ciò che un anno poteva essere troppo difficile per lei, qualche anno dopo diventava affrontabile.
Importante, infatti, è stata anche la sua maturazione psicologica: nei primi tempi guardava con attenzione la classificazione tecnica delle gite, riservando la sua preferenza alle gite MS (medi sciatori); se si proponeva una gita con gradazione più alta, niente da fare, non voleva andare.
Ma anche qui Bianca ha rapidamente affrontato tutti i gradi di difficoltà, da BS (buoni), passando per OS (ottimi), fino all’ OSA (ottimi sciatori alpinisti). Certi itinerari, oltre ad avere difficoltà tecniche su singoli tratti, possono anche presentare dei problemi di percorso (passo a destra o a sinistra?), le carte non sempre sono di aiuto, i ghiacciai sono sempre in movimento e un itinerario segnato sulla carta cinque anni prima può non essere più percorribile. Occorre avere il senso dell’itinerario, occorre avere “naso” e Bianca questo “naso” lo aveva.
Così ha avuto una grande crescita che l’ha portata a mete impegnative come il Gran Sasso dalla direttissima, il Bianco dalla via degli Italiani, l’Aletschhorn, il Balmhorn o il Rinderhorn.
Balmhorn
Sì, perché il bello di Bianca era che non si spaventava per una gita fuori dal consueto, era sempre pronta anche a farsi cinque ore di macchina per andare a sciare o a camminare e questo l’ha spinta ben al di là dei confini torinesi, sino all’Oberland (Svizzera), alla Chartreuse (Francia) o al massiccio degli Écrins (Francia).
Cesare Poma, uno dei suoi compagni di gita, amico di sempre e grande esperto di montagna, ricorda come una volta le propose di andare alla Oberaletschhütte e dopo ore e ore di camminata temeva di sentire non poche lamentele da parte di Bianca e, magari, qualche amichevole insulto: tutt’altro, Bianca al rifugio si slanciò in un abbraccio al mondo pieno di entusiasmo per il luogo dove si trovava.
Oberaletschhütte
Non appena aveva qualche settimana libera, via in giro per il mondo! Trekking in Himalaya, in Patagonia, sui Pirenei e chi più ne ha più ne metta.
Ref Plan Glacier
I suoi amici ricordano con affetto come fosse una splendida compagna di gita.
Esperta conoscitrice della neve, determinata e severa nell’organizzazione e veloce nel prendere decisioni.
Una compagna capace di incitare così come di fermarsi quando necessario.
La sua amica Mara Meneghin ricorda con commozione un episodio in California, sul John Muir Trail. Lei era in difficoltà perché colpita da un forte mal di schiena e Bianca aveva rinunciato all’ascesa sul Monte Whitney per starle vicino in un giro più tranquillo.
Schreckhutte
Anche Graziella Martiny, fedele compagna di sciate, ricorda quella volta in cui Bianca le era rimasta vicina in seguito a una sua brutta caduta e le aveva dato una mano nella restante parte della discesa.
Amante di uno stile di vita essenziale e frugale, la sua passione non l’ha mai abbandonata.
Anche negli anni della malattia, quando riusciva, andava volentieri a fare qualche camminata e il suo sogno era di andare a vivere in montagna, nella tranquilla Demonte, una piccola comunità accogliente che le ricordava la sua famiglia.
Lauteraar
Ora ci ha salutati e il CAI di Torino la ricorda, con gratitudine e rispetto, affinché anche le generazioni di futuri alpinisti possano imparare da un esempio di determinazione, costanza e altruismo: da una vera innamorata della montagna.