img
img
calendario

tag rifugi gestori


Gestori e rifugi del CAI Torino: il valore di 41000 metri di esperienza

di Federica Boggio

Sabato 16 dicembre si è tenuto al Monte dei Cappuccini l’incontro tra i gestori dei rifugi del CAI Torino e la commissione rifugi, per fare l’analisi dell’andamento dell’anno passato oltre che per delineare i progetti futuri.

È noto che il CAI sia il proprietario della maggioranza dei rifugi presenti sul nostro territorio, meno noto è il rapporto e il lavoro che ci sono dietro alla gestione degli stessi.

Facciamo un piccolo sforzo di immaginazione e figuriamoci un rifugio, posto in un luogo isolato, senza collegamenti rapidi con la comunità, scollegato dalla rete idrica, elettrica, fognaria.

Facciamo un passo avanti e ricordiamoci che questa struttura ha una funzione di rifugio in senso stretto, di punto di riparo e di soccorso, ma non solo, ha anche una funzione ricettiva e goliardica.

Ora che abbiamo in mente queste idee possiamo capire la difficoltà di conciliarle.

Si pensi ai problemi strutturali e di manutenzione, già complicati in un contesto urbano, trasferiamoli in alta montagna: il clima rigido, i movimenti dei ghiacci e dei terreni, la difficoltà di raggiungere la struttura, rendono già di per sé più complicato del normale qualsiasi tipo di intervento, a ciò si aggiungano, più di recente, i cambiamenti climatici che stanno portando alla scomparsa del permafrost, con la necessità di intervenire sulle strutture (il caso più famoso è senz’altro quello di Capanna Margherita, ma tutti i rifugi sono interessati da questo fenomeno, alcuni anche sul nostro territorio).

Le cose più semplici diventano complicate per strutture isolate in luoghi non antropizzati, che hanno però il ruolo di apportare un servizio al territorio, in termini di ospitalità e di soccorso. 

Pertanto, i nostri gestori di concerto con il CAI devono fare i conti con elementi fondamentali come la linea telefonica, il reperimento dell’energia e dell’acqua.

Non meno banale è il problema dei reflui, come gestirli quando manca una rete fognaria?

La giornata di sabato è stata organizzata per creare un confronto tra il CAI e i gestori dei rifugi.

Si sono riassunti gli interventi svolti nell’ultimo anno e si è parlato del programma per i prossimi tre, dal punto di vista della manutenzione, ma anche della possibilità di sviluppare accordi con università e centri di ricerca, della collaborazione con Regioni, associazioni e altri operatori della montagna. 

Il referente della Commissione Rifugi del CAI Torino Alberto Giorgis ha presentato una relazione sul punto, ricordando anche gli strumenti di finanziamento utilizzati. Si tratta di fondi propri del CAI Torino, ma anche delle disponibilità provenienti da bandi e da eventuali donazioni.

Nel corso della mattinata si è ricordato il ruolo del rifugista, colui che deve avere la capacità di fare da cerniera tra visitatori e territorio, un professionista dell’accoglienza capace di farsi narratore del suo territorio, ma non solo: il rifugista è anche un tuttofare impegnato sull’impianto elettrico come sulle tubature, le opere murarie e la cucina.

Gli stessi rifugisti hanno potuto dar voce alle problematiche che incontra giorno per giorno chi si occupa di gestire una struttura di questo tipo, per trovarvi una soluzione insieme con il CAI.

Sono emerse cose apparentemente banali, come il malfunzionamento della linea telefonica in luoghi atti al soccorso delle persone, i guasti al fotovoltaico o alle turbine, le verifiche sull’impianto di messa a terra e parafulmini.

Un’altra grande sfida, oltre a quelle già menzionate, sta nella capacità di adeguare a luoghi potenzialmente ostili regole pensate per qualsiasi locale che fornisca vitto e/o alloggio e dove vi siano dei lavoratori dipendenti.

È evidente a tutti che le condizioni di un rifugio, specie di alta quota, non possono essere messe a confronto con quelle di un bar di un centro città, ma giustamente le norme per la sicurezza sono le medesime e il rifugista, così come il CAI ci devono fare i conti.

Questi e simili sono stati gli argomenti trattati nel corso dell’incontro di sabato, ma non solo.

Di altro tenore sono state alcune riflessioni emerse nel corso dell’incontro sul futuro dell’idea di rifugio.

Al di là delle considerazioni squisitamente pratiche, ci si è infatti interrogati su come stia cambiando la concezione di rifugio e su che cosa si aspetta da queste strutture la società che frequenta la montagna.

Il rifugio è destinato sempre di più a diventare un albergo o può (e deve) mantenere una sua identità autonoma e precisa? Chi frequenta i rifugi conosce e accetta questa distinzione?

La risposta a queste domande, purtroppo, la potremo dare solo negli anni futuri.


calendario


tag rifugi gestori

Potrebbe interessarti anche:

I 90 anni del Rifugio Mezzalama

Enrico Vaglio Laurin

La nuova gestione del Rifugio Levi Molinari

Federica Boggio

Il Rifugio Quintino Sella al Monviso, un binomio indissolubile

Federica Boggio