img
img
calendario

tag arrampicata trad noasca


Noasca Towers: la Gran Traversata

di Andrea Giorda - CAAI - Alpine Club UK

Le Torri di Noasca o Noasca Towers sembrano non finire mai, la loro misteriosa storia è riemersa dal buio con le nostre recenti ricerche, sin dai primi frequentatori, Ugo Manera, Isidoro Meneghin, Sandro Zuccon e altri in anni più ravvicinati.

 

Le Torri non cercatele su internet, perché è il nome che abbiamo dato Claudio Battezzati ed io alle Torri che si vedono in sequenza sopra il cimitero di Noasca, sul lato Sud, sopra il Rio Arianas, che termina la sua ripida corsa sul paravalanghe della strada per Ceresole. 

Io le avevo già notate alla fine degli anni ’70 con Gabriele Beuchod, ma rimasero un sogno per entrambi. Il proverbio dice che quando guardi l’orologio non è il tempo che passa, ma la tua vita che scorre e se vuoi qualcosa devi agire, non aspettare che sia troppo tardi, con Claudio abbiamo colto l’occasione di andarle a vedere da vicino.

Le Torri non compaiono in nessuna guida pubblicata, e l’ultima, la più alta, sul lato Ovest ha un blocco di granito di dimensioni gigantesche, sospeso come un montacarichi a fine corsa, il misterioso Ascensore.

Le Torri principali sono tre: la Prima Torre (Torre della Pompa) 6 tiri e circa 200 metri di sviluppo; la Seconda Torre (Torre Fantasma ), 3 tiri e 80 metri di sviluppo; e infine la Terza Torre (Torre dell’Ascensore), 3 tiri e circa 100 metri di sviluppo.

La Prima e la Seconda Torre sono divisi da un brevissimo tratto di congiunzione 5 minuti, la seconda e la terza Torre da un tratto a piedi di 15 minuti.

Una gran cavalcata in uno dei posti più selvaggi e reconditi della bassa Valle dell’Orco. In totale 12 tiri per circa 380 metri di sviluppo, tutti tiri sono meritevoli, nessuno anonimo, alcuni eccezionali, da copertina. 

L’avvicinamento era assai problematico, un enigma, ora grazie alla riscoperta di un antico sentiero e al nostro estenuante lavoro di pulizia per riportarlo alla luce (diversi giorni di lavoro) è breve ed agevole, in 35/40 minuti di comodo tracciato si arriva all’attacco della prima Torre (come andare alla base del Caporal)

La via è modulare, ovviamente, si può scendere in doppia dove si vuole, ma arrivare all’ultima lunghezza per appendersi alla Dulfer finale del misterioso Ascensore, dovrebbe essere uno stimolo irrefrenabile per qualsiasi appassionato di granito e di questa Valle.

Una Valle che regala emozioni difficilmente ripetibili altrove, una grande avventura, seppur addomesticata, anche per i ripetitori. 

Aprire una via in Valle dell’Orco e sperare che venga ripetuta è sempre un atto di presunzione, noi ne siamo consapevoli, qui ci sono alcune delle più belle vie di granito delle Alpi e la scelta è tanta.

Man mano che salivamo i dubbi si sono trasformati in convinzione che questa via possa rientrare, a breve, tra gli itinerari più noti, con la caratteristica di essere in un luogo nuovo, da scoprire anche per i più assidui frequentatori.

L’ambiente è superbo e selvaggio e la vista è costante sulle grandi montagne come il Ciarforon, celebrato da Renato Chabod o il Courmaon con lo spigolo Gervasutti.

La sensazione, pur essendo in bassa quota, è quella di essere su una vera cresta di montagna, la nostra piccola Peuterey. La grande e crescente frequentazione di Noasca Diamond, aperta da noi due anni fa, sicuramente ci ha confortati e spinti in questa nuova avventura.

Va considerato che Noasca Diamond è stata attrezzata e pensata volutamente come una Entry Level sul granito della Valle Orco, accessibile anche ai meno esperti.

La Gran Traversata delle Noasca Towers richiede un impegno superiore e può rappresentare il passo successivo, senza tuttavia avere mai passi scabrosi per chi ha un livello adeguato e sa utilizzare le protezioni veloci. In ogni caso la lunghezza di 12 tiri non è da sottovalutare.

Bisogna affrontare la salita con lo spirito di una gran course, essere organizzati con il materiale, che può essere più o meno abbondante a secondo del proprio livello e soprattutto non perdere tempo, altrimenti non si arriva in giornata a sedersi sul tetto dell’Ascensore.

Non è da escludere, per chi è lento o meglio se la vuol godere, di programmare volutamente un bivacco e passare una notte in cima ad una Torre o nella stalla della baita diroccata sopra la seconda Torre.

Una splendida occasione per farsi catturare dalla bellezza della natura, di una notte stellata e assaporare il fascino della lentezza.

Esplorazione, avventura, lentezza, a chi interessano ancora? Ormai solo il grado, la difficoltà, la velocità sembrano guidare le scelte degli scalatori. 

Noi alle Noasca Towers ci abbiamo creduto, come sempre solo i ripetitori e il tempo diranno se abbiamo fatto qualcosa di valido.

Il nostro auspicio, se vorrete dare una chance a questa via, è che vi facciate rapire e respiriate la bellezza selvaggia di questi posti.

L’aspetto tecnico per noi è assolutamente irrilevante, ma per serietà, come insegna il mio amico Rolly (Rolando Larcher), mannaggia a lui (!), i tiri vanno liberati dagli apritori e non è stata cosa facile, specie quando arrivi all’undicesimo e devi conservare lucidità di valutazione.

Per puntiglio li abbiamo portati a casa tutti, può darsi che l’enorme stanchezza accumulata per i lavori di apertura, ci abbia portato a sopravvalutare qualche lunghezza, ma nulla di grave, da sempre i ripetitori (certo più forti di noi) avranno la parola.

Noi siamo tenuti a dare una valutazione dei gradi, ma non vorremmo che diventasse il punto centrale . L’arrampicata dovrebbe essere un mezzo per estraniarsi dalle frustrazioni quotidiane, per farci entrare in un prezioso stato di trance e avvicinarci al nostro io. Un infinito percorso di conoscenza.

Ridurre tutto a una discussione se un 6c è un 6c+ sui Social ci sembra assolutamente fuori luogo e una occasione mancata, specie in una avventura come questa.

Siamo riusciti a difendere la Valle dell’Orco dall’uso indiscriminato degli spit, un passo avanti sarebbe, almeno in questi luoghi così evocativi, riappropriarci del valore primordiale della scalata, dell’avventura anche interiore.

Non è un caso che la filosofia de Il Nuovo Mattino, che nulla aveva a che fare con la ricerca delle difficoltà, sia nata in questo contesto naturale.

Nessuno vuole demonizzare la ricerca del grado, siamo noi i primi a farci prendere dal gioco con gli amici in falesia, ma il grado non esprime tutti i significati di una scalata.

Un raggio di luce sulla parete, l’odore del granito, del quarzo, sulle mani logore, la Valle sottostante, sono sensazioni primordiali che ci ubriacano e che ci fanno tornare dopo 50 anni a ricercare le stesse emozioni.

Quando si viene a sapere che stiamo aprendo una nuova via, la prima domanda che ci fanno è “che gradi ci sono”? L’aspetto estetico, naturale, sembra secondario… e anche solo dov’è!

Negli anni settanta la grande rivoluzione dell’arrampicata in Europa è iniziata nelle Gole del Verdon, in Valle dell’Orco, in Valle di Mello.  Sono scenari naturali unici, che hanno influito in modo determinante a modellare le visioni dei giovani di allora.

Tra i miti c’erano gli scalatori Californiani, che a loro volta vivevano nella straordinaria Yosemite Valley, sito sacro già ai nativi americani.

Quest’anno è uscito uno splendido libro su Gary Hemming, “Se non dovessi tornare” scritto da Enrico Camanni. Hemming, americano, un simbolo Beatnik (appartenete alla generazione Beat) è stato uno scalatore straordinario, basta pensare alla Diretta Americana al Dru o alla via sull’Aiguille du Fou sul Monte Bianco, ma il suo fascino è nel suo approccio alla scalata. Del passaggio su una via, diceva, dovrebbero rimanere solo i ricordi e le fotografie.

Quanto siamo ormai distanti da questa visione? Dovremmo fare tutti un esame di coscienza e forse un passo indietro. Siamo ormai tutti viziati, vogliamo, soste, sicurezza, ma almeno non dimentichiamo di guardarci intorno e vivere un’esperienza a 360 gradi, con tutti i sensi attivi.

Non siete nel metaverso, respirate e raccoglietevi un attimo in silenzio a pensate che la gente su queste impervie balze rocciose, dove si trovano le Torri di Noasca, fino a due generazioni fa ci viveva.

Sotto la Terza Torre, sembra impossibile, ma c’è una baita diroccata, quegli antichi abitanti erano i veri eroi. Ci piacerebbe che la Gran Traversata non fosse il pretesto per una prestazione sportiva, per aggiungere una tacca alla propria pistola, ma un viaggio nella natura, entusiasmante come solo posti unici e preziosi come la Valle dell’Orco sanno regalare.

Siamo fortunati, regalatevi un sogno, così come abbiamo fatto noi.

 

Per fare un test e avere un feedback autorevole io e Claudio abbiamo proposto a Filippo Ghilardini, giovane di talento e molto attivo in Valle Orco di scalarla e queste è il suo commento: 

“La Valle dell’Orco, che posso considerare il mio banco di scuola, dove ho imparato a scalare e dove ho provato ad aprire dei nuovi itinerari, in vari modi, vede ora nascere una nuova “opera” - racconta Filippo

Andrea e Claudio mi  hanno dato la possibilità di ripeterla in anteprima, insieme a Susanna Tubiana: è da un po’di anni che frequento meno la valle, l’aria che tira è meno piacevole che un tempo, le vie che potevo fare più o meno le ho fatte. Questa è stata un’occasione unica di tornare a quei giorni in cui tutto era nuovo e da scoprire.

La loro nuova via è una creatura concepita e sudata per gli altri, per voi, frutto di profonda ricerca e immane fatica, da gustare tiro per tiro, senza pensare troppo ai gradi, ai friend, ai chiodi. Tiro per tiro, ciascuno con il suo nome, proprio come i tiri che vale la pena ripetere.

Il tracciato è sostenuto, ma non è pericoloso o estremo, andateci e divertitevi, una serie fino al 4 (utile negli ultimi metri), e doppi i piccoli-medi per il meraviglioso tiro della Pompa. La valle dell’orco cambia, ma il suo spirito resta, buon viaggio.”

 

La relazione

 

Località: Alpi Graie, Gran Paradiso, Torri di Noasca, Piemonte, Italia

Quota: 1000 m

Primi Salitori:  Andrea Giorda e Claudio Battezzati settembre 2022/ Agosto 2023

Periodo consigliato: da marzo a novembre ( se non c’è neve). Le Torri sono ventilate e spesso il clima è più fresco del fondovalle. Se si attacca molto presto, quando fa caldo, la Prima Torre rimane parecchio in ombra e poi la via, sulla Seconda e Terza Torre si svolge a Ovest. 

Difficoltà: 7a+ Obbligatorio 6b+   RS2

Esposizione: Sud e Ovest

Lunghezza: 380 metri di sviluppo

 

IN BREVE

Via di grande soddisfazione, in ambiente spettacolare, uno dei più selvaggi e sorprendenti della bassa valle dell’Orco. La Gran Traversata è lunga e per un medio arrampicatore, scalando in modo dignitoso, arrivare in giornata a sedersi sul tetto dell’Ascensore al dodicesimo tiro, è un bel risultato.  Va affrontata con spirito e tempi di una scalata di un certo impegno. E’ bene attaccare presto.

Si tratta di tre Torri in sequenza, separate da brevi tratti a piedi, in ogni momento ci si può calare. 

La via è perfettamente attrezzata, con soste e spit inox, le grandi fessure sono in stile trad. La qualità dei tiri è sempre molto alta, sono presenti tutte le tipologie del granito, placche, fessure, mediamente lo stile richiede una buona tenuta dal punto di vista fisico/continuità. 

Alcuni tiri sono da copertina, un manifesto di quello che si viene a cercare in Valle dell’Orco, come l’interminabile diedro fessura del terzo tiro della Prima Torre, La Fessura della Pompa (Orco Pumprisse). Ma tanti altri non sono da meno, la Sciabolata del decimo tiro o il diedro fessura dell’Ascensore, che in un vuoto assoluto vi porta in vetta alla Terza Torre.

Se si ha esperienza nel posizionare i friend e il livello necessario l’ingaggio è medio, contenuto. Ma per fare un riferimento ad una via che sta avendo molto successo in zona, Noasca Diamond, La Gran Traversata alle Noasca Towers è di un gradino superiore e non è strutturata come una Entry level.

Liberare i tutti i tiri di questa via, vista la lunghezza e la continuità delle difficoltà, per noi è stato un piacere, un dovere, ma anche un impegno assai faticoso. Può darsi che a volte la stanchezza ci abbia fatto sopravvalutare qualche tiro, saremo lieti di avere il parere dei ripetitori più prestanti di noi, senza che diventi il tema centrale di questa scalata. la Gran Traversata ci piacerebbe fosse una full immersion nella bellezza selvaggia di questa valle e non il pretesto per un’impresa sportiva. Per quello vi sono posti più adatti.

E vero che è lunga, ma prendetevi il tempo per vivere una giornata in un posto speciale, programmate magari anche una notte in cima ad una Torre, col cielo stellato. Chiedervi se un 7a è un 6c+ aumenterà solo la vostra frustrazione e aggiungerà poco o nulla, chiedetevi piuttosto come si chiamano le grandi montagne intorno e scoprite la loro storia, Il Courmaon di Gervasutti, il Ciarforon celebrato da Renato Chabod. 

La Gran Traversata, per chi la saprà cogliere, è una esperienza sensoriale per entrare in sintonia con lo spirito primordiale di questi luoghi, di queste rocce. Nel silenzio vi parrà di sentire le voci del passato, di chi ha vissuto, per scampare alla fame, su queste balze impervie.

 

ACCESSO

Parcheggiate al cimitero di Noasca, le Torri le vedete chiaramente in alto a destra, contro cielo, e potete individuare anche la vostra meta, l’Ascensore, il grande blocco sospeso della Terza Torre.  Uscite a piedi sulla statale in direzione Ceresole , quindi prendete il primo bivio a destra che porta ad una piccola frazione. 

Di qui parte un sentiero sulla destra non pulissimo, che poi sale in leggera salita sempre a destra (Bolli rossi). 

Dopo circa 10 minuti, ad un apparente bivio prendere a sin (Bollo rosso) e salire per un bel po’ fino ad entrare in una pietraia delimitata da un grande muro a secco. Giunti alla pietraia, portarsi subito sul bordo sinistro dove corre il sentiero e rasentare il muro a secco. Dove il muro è più basso, in corrispondenza di un grosso masso abbandonare la pietraia e salire nel boschetto, le tracce vi porteranno fino al Rio Arianas dove spesso, ma non sempre, scorre acqua. 

Scendete nel Rio una ventina di metri e poi girate a sinistra attraverso un boschetto di betulle e vi troverete al centro di un canale (Bolli gialli), in alto a sinistra vedete la Prima Torre con l’Asteroide in cima. Salite per tracce di sentiero in verticale verso la Torre e andate fino contro la parete, quindi girate a sinistra e sempre rasentando la parete arrivate ad un masso che sembra ostruirvi il passaggio, salite sulla placchetta e subito a destra trovate una grotta e il diedro di attacco.

Dal Parcheggio, 35/40 minuti su ottimo sentiero e buone tracce.

 

DESCRIZIONE / ITINERARIO

La formula è modulare, si tratta di tre Torri poste una di seguito all’altra. Tra la Prima e la Seconda ci sono 5 minuti di raccordo, tra la seconda e la terza 15 minuti. La Prima Torre è lunga sei tiri, 200 metri di sviluppo, segue la Seconda Torre che si supera con tre tiri, 80 metri di sviluppo, a seguire la Terza Torre o Torre dell’Ascensore, tre tiri 100 metri di sviluppo. E’possibile sempre scendere in doppia, dalla prima Torre si scende sulla via dalla seconda e dalla terza Torre la discesa è sul lato Sud, non sull’itinerario di salita. In totale le doppie per scendere  sono 8.

La via è nuova, la roccia è lo splendido granito della Valle dell’Orco, ma è normale, in 380 metri di sviluppo, nonostante l’accurata pulizia, che qualcosa alle prime ripetizioni possa ancora staccarsi o sbriciolarsi, non dimenticate il Casco e la prudenza dovuta! 

Per andare dalla prima alla seconda non sono necessarie le scarpe per camminare, meglio averle per andare dalla Seconda alla Terza Torre.

I tiri, per chi ha un livello medio, spesso non sono così intuitivi a vista. Il grado da noi dato è frutto di alcune prove per individuare il metodo più efficace. Le valutazioni ci sembrano in linea con le classiche della dell’Orco, non regalate. Ognuno sarà ovviamente libero di dare le sue. Rammentiamo che lo spirito con cui abbiamo aperto questa via è quella di offrire la possibilità di fare un viaggio in un posto selvaggio, dalla natura fortemente evocativa. Una occasione anche per disintossicarsi dalla sterile e frustrante discussione sul mezzo grado in più o in meno. Si rischia, per aggiungere una bulimica tacca sulla propria pistola, di non guardarsi neanche intorno e perdere una grande occasione per riflessioni assai più remunerative.

 

Prima Torre

Materiale, è sufficiente una serie di Friend fino al 3 ( 4 utile ma non indispensabile per il secondo tiro) , per il diedro fessura della Pompa raddoppiare 0,3-0,4 -0,5-0,75.  Corde da 60 consigliate. 12 rinvii.

L1 Il Gran Diedro - alcuni spit permettono di evitare il fondo spesso bagnato poi bella fessura/diedro 6b+

L2 Il Tettino – Un boulder di non facile intuizione, poi traverso a ds e diedrino sfuggente 7a, molto tecnico.

L3 Diedro Fessura della Pompa ( in ricordo di Reinhard Karl e la sua storica  Pumprisse, prima fessura ad essere dichiarata ufficialmente di 7° Grado  ) – Tiro spettacolare, roccia fantastica, una fessura di dita che per 23 metri solca un diedro a tratti liscio ( dove occorre pompare a due mani…) . Due bong, per chi li vuole usare, ammorbidiscono il tratto più duro e permettono di risparmiare qualche friend. Nessun passo è veramente difficile, la difficoltà è data dalla continuità e dal fatto che occorre fermarsi per proteggersi con i friend. Occhio che i Bong non sono spit, fate le vostre valutazioni. Se fatta in continuità 7a.

Attenzione: in cima alla fessura è stata realizzata una sosta intermedia, con due spit da attrezzare con materiale proprio, per chi volesse andare a provare e fare ripetute su questo tiro emblematico.

L4 Lo Specchio-Date i Friend al secondo di cordata, non servono e avventuratevi su un granito chiaro, luccicante. Inizialmente su una placca con piccole prese e spalmi, il grado si presenterà sul muretto soprastante, con un passo per niente intuitivo. E possibile fare una sosta intermedia in cima al tiro ( per non far tirare le corde ed osservare il secondo) e poi scendere in breve alla sosta della lunghezza 5. 6c+

L5 La Falsa Fessura - Tiro difficile, parte facile poi una falsa fessura sbilanciante porta verso lo spigolo con uno dei passi  duri della via. Prosegue su placca liscia, in uscita uno spit protegge il traverso in spalmo verso sinistra, più impressionante che difficile. Attenzione, allungate prima il rinvio del traverso o poi vi tireranno le corde. 7a+

L6 L’Asteroide – La Prima Torre è difesa da una strana formazione strapiombante, un boccione di granito inattaccabile da quasi ogni lato. Miracolosamente il lato Ovest presenta una magnifica parete rossa, con lame che richiedono decisione. 6c+

Discesa: Sulla via, per evitare incastri seguite i consigli, dalla cima raggiungere S4 poi breve doppia a S3 poi S2 e quindi a terra. 

Per proseguire ci sono due opzioni ( tempo 5 minuti ).
1) procedere in cordata alla sinistra dell’enorme masso caratteristico e con un breve passo in arrampicata arrivare alla base della Seconda Torre .

2)  passare su sentiero, a piedi, alla ds del grande masso e aggirarlo fino ad andare contro la parete della Seconda Torre e guadagnare il filo di cresta.

 

Seconda Torre

Su questa Torre esistevano già due vie, un po’ abbandonate per il difficile accesso. La Gran Traversata sfrutta i primi metri della via dello spigolo (primi anni 90?) quella più a sinistra, di cui non si conosce l’autore, per poi proseguire per una linea indipendente. La linea di destra è di Sandro Zuccon in base a sua documentazione originale del 1981, poi spittata e ripresa più recentemente con il nome Il Volo dell’Aquila. 

Materiale: 12 rinvii e una serie di Friend per il primo tiro

L7 Lo Spigolo che crolla - Splendida lunghezza caratterizzata da stranissime fessure orizzontali. L’ambiente è superbo. Sarebbe uno splendido tiro Trad semplice da proteggere, ma al tempo non si faceva caso e sono presenti vecchi spit.  Dopo aver accuratamente pulito il tiro (era inscalabile in libera), per rispetto ai misteriosi apritori, li abbiamo lasciati. Ognuno deciderà se utilizzarli. Uno spit nuovo indica dove abbandonare il vecchio tiro e traversare sul lato Ovest per raggiungere la sosta.  6b+

L8 Tacche a scomparsa – Un bel muro verticale, con un tratto dove le tacche sembrano sparire per poi riprendere generose. In uscita traversare decisamente a sinistra per giungere alla sosta. 6c+

L9 Il Diedrino fantasma – Bella e impegnativa lunghezza, non sempre intuitiva. Passi difficili e continuità, uscita dura e con  sorpresa. 7a+

Discesa: non dalla via! Dalla sosta della cima della Seconda Torre calarsi in doppia sul versante Sud percorrendo una placca in leggera discesa e raggiungere un terrazzino dove si trova l’ancoraggio per la seconda corda doppia.

Per proseguire seguire camminando nel bosco il filo di cresta (bolli gialli ) e la base della Terza Torre. Tracce di una antica mulattiera vi porteranno sul lato Ovest. Uno spit con cordone indica il punto per raggiungere la base della magnifica parete Ovest.

 

Terza Torre o Torre dell'Ascensore

La parete Ovest della Terza Torre è spettacolare, se fosse più accessibile sarebbe tra le più fotografate della Valle dell’Orco. Dominano il granito rosso e l’Ascensore, l’enorme blocco di granito sospeso. Da vicino non delude, lascia senza parole nel suo enigmatico equilibrio. 

Materiale – Una serie di friend fino al 4 BD. Utile per i più prudenti, il raddoppio dello 0,75 -1 - 2 e 3 BD . 

10 rinvii.

L10 La Sciabolata – Non sfigurerebbe nei satelliti del Monte Bianco. Il muro si presenta estremamente compatto e privo di prese. Una miracolosa interminabile fessura, perfetta come una sciabolata nella roccia, permette di accedere ai piani alti. Tiro dall’estetica indimenticabile. Un capolavoro della natura. Più difficile delle apparenze. Nessuno spit. 6c

L11 Il Diedro della Lingua – Occorre ora spostarsi in traversata sul diedro grigio a sinistra, dritto è un altro itinerario in cantiere. Tiro avvincente e stranissimo, molto tecnico. Un diedro liscio con a metà un enorme masso simile a una lingua di pietra. Noi dopo tante prove abbiamo reputato stabile la lingua, in ogni caso sono presenti spit che permettono di osare la libera serenamente ed eventualmente integrare con qualche friend. Impegnativo e di difficile lettura 7a+. 

L12 Il Tiro dell’Ascensore – Degno finale di questa via, non siete al cinema, ma alla base di una delle strutture più curiose della Valle dell’Orco, l’Ascensore. Un blocco di granito rosso, squadrato, più grosso di un TIR, sospeso nel vuoto assoluto, come un ascensore bloccato a fine corsa.

Si inizia con un breve traverso e si agguanta una lama sottilissima che diventa più spessa, si raggiunge quindi il primo spit. Dopo un breve muretto si percorre a friend, fino in catena la lunga fessura ad arco, con riposi, mai intensa che diventa sempre più larga. Vi sono sempre buone tacche per i piedi l’esposizione e il godimento sono totali. 6b+

Complimenti! Potete sedervi sullo spettacolare tetto dell’Ascensore e contemplare il precipizio sul rio Arianas, anche i più saldi di nervi immagineranno il vuoto sottostante e si augureranno che nessuno richiami il montacarichi..

Godetevi la vista dal Tetto dell’Ascensore, avrete la sensazione del vuoto sotto di voi. Un boschetto Zen vi farà riprendere le forze e meditare su quali meraviglie ci regali questa incredibile Valle.

 

DISCESA

Non è sulla via. Scendere poche decine di metri a sud e alla base di una placca si incontra la prima doppia che porta alla base della parete. Di qui con una breve doppia di 30 metri si raggiunge la mulattiera che avete percorso in salita. Per raggiungere la vetta della Seconda Torre fate a ritroso il sentiero di cresta del collegamento, bolli gialli.

Andrea Giorda 

Alpine Club UK – CAAI


calendario


tag arrampicata trad noasca

Potrebbe interessarti anche:

Trad World Tour: Utah Calling

Flavio Coffano

Il trad in Val di Susa

Marina Angione

Il Corso Trad 2022 della Scuola Gervasutti

Scuola Gervasutti