Il Museomontagna, un mondo da scoprire
di Federica Boggio
Quasi tutti siamo andati, almeno una volta, al Monte dei Cappuccini, ma senz’altro molti meno sono entrati al Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino.
E quanti possono dire di essere andati dietro alle sale espositive? Io ho avuto questa fortuna e ho scoperto un mondo pieno di sorprese.
Come tutti sappiamo la sede del Museo si trova sul panoramico Monte dei Cappuccini, che con la sua vista su 450 km di arco alpino era la sede perfetta per istituire una vedetta.
In seguito alla fondazione del CAI nel 1863, infatti, nasce qui pochi anni dopo, nel 1874, proprio una Vedetta Alpina e a seguire, nel 1877, viene istituita la Stazione Alpina che si può considerare il vero seme del Museo.
La Stazione nasce con l’obiettivo di poter osservare le Alpi, ma anche come sede di studio della montagna nella sua globalità e in fretta si allarga comprendendo sale sportive, Museo e Biblioteca.
Questa crescita è stata possibile soprattutto grazie al costante aumento dei materiali collezionati, provenienti da donazioni e acquisizioni avvenute nel corso di 150 anni di storia (anniversario della fondazione che si terrà il prossimo anno).
Ad oggi la collezione conta più di 500.000 mila pezzi e, visto che l’importanza di un museo è data dalla sua collezione, il nostro Museo della Montagna si distingue nel panorama internazionale per essere uno dei più ricchi e influenti del settore e risulta essere un fondamentale centro di cultura della montagna e del CAI.
L’attuale struttura del Museo si deve a una ristrutturazione avvenuta nel 2005, che ne ha rinnovato l’identità e ha suddiviso il polo museale in tre macroaree: esposizione, incontri e documentazione.
L’area espositiva è lo spazio dedicato al grande pubblico, dove si trova la collezione permanente e le mostre temporanee. Queste ultime prendono vita proprio grazie alla ricchezza del patrimonio dell’Istituzione, che consente di spaziare in tutto ciò che riguarda la montagna, perché l’idea del Museo è quella che tutto ciò che riguarda la montagna è degno di essere raccolto, catalogato, studiato e conservato
Inutile aggiungere che per svolgere tutte queste attività è necessario un grande lavoro, per esempio, ci dice Ribetti, la mostra su Wlater Bonatti ha richiesto ben tre anni di lavoro propedeutico, mentre quella su Grassi due.
Ed è sempre il personale del Museo che grazie al suo lavoro di raccolta ci consente di assistere e riflettere su come l’evoluzione sociale influisce sul cambiamento del modo di vivere le terre alte.
Le mostre temporanee, infatti, non si concentrano sul mero alpinismo, anzi, spaziano su vari temi di contemporaneità e ne parlano attraverso l’accostamento dei pezzi della collezione con l’arte contemporanea, sotto la sapiente guida di Andrea Lerda, curatore della parte arte contemporanea.
Si pensi alle recenti esposizioni in tema di sostenibilità come Ecophilia, Tree time o Sulle tracce dei ghiacciai, che ci mettono di fronte al problema dei cambiamenti climatici... o all’attuale mostra Stay with me, che ci presenta:
“l’immagine di un Museo che si muove verso il futuro, esplorando e affrontando in maniera speculativa i grandi temi della contemporaneità̀, si fonde simbolicamente con il lungo percorso compiuto fino ad oggi dall’iniziativa originaria dei primi soci del Club Alpino Italiano” (così la stessa presentazione della mostra).
Il visitatore non si limiterà quindi ad emozionarsi davanti ai diari manoscritti degli Alpinisti più noti di sempre o ai video delle ascese o alle foto delle imprese, ma potrà anche riflettere su temi più attuali, guidato dall’arte a tutto tondo.
Diverso è lo scopo dell’area incontri, dedicata a riunioni, incontri e conferenze. Il cuore di quest’area è la Sala degli Stemmi, riccamente affrescata da Ernesto Smeriglio.
Mentre l’area espositiva e quella incontri sono abbastanza note, la più ricca e variegata è la meno scontata, ossia l’area documentazione, gran parte della quale resta dietro le quinte e costituisce la collezione che è il centro pulsante del Museo.
L’area documentazione è a sua volta composta dalla Biblioteca Nazionale CAI e dal centro di documentazione, che comprende il materiale iconografico, la fototeca, l’archivio alpinistico, la cineteca e la videoteca.
La biblioteca conserva 41.000 monografie, 1.650 testate di periodici di tutto il mondo, circa 10.000 carte topografiche. Questo patrimonio è stato accumulato nel corso degli anni grazie all’acquisto sul mercato dell’antiquario e grazie alle donazioni ed è consultabile sul catalogo online https://caisidoc.cai.it. La biblioteca è inoltre il fulcro del coordinamento BiblioCAI a cui partecipano oltre 120 biblioteche sezionali che si occupano del tema della montagna.
Per quanto riguarda il centro documentazione, interessante è il materiale iconografico, che raccoglie le cose più svariate, dai manifesti di film e turistici, alle etichette, ai ventagli, figurine, menù, giochi da tavolo o foulard, e a molto altro.
Tutto questo materiale, insieme a quanto compreso nell’archivio alpinistico (libretti e fogli matricolari delle guide alpine e libri di rifugio), nella fototeca e nella cineteca, come detto, permette di sviluppare mostre su argomenti sempre nuovi e sempre attuali, accompagnati da esperienze multimediali che ci mostrano una finestra sul mondo delle Terre Alte e sulla sua evoluzione nel corso del tempo.
Insomma, un mondo di materiale che fa del Polo non un semplice Museo della Montagna, ma un’Istituzione ricchissima e contemporanea invidiata a livello internazionale.