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La Festa del papà, naturalmente con la P maiuscola!!!

di Redazione

Per una ricorrenza spesso in secondo piano, abbiamo intervistato alcuni papà del CAI Torino: il loro contributo ha dei contenuti davvero importanti.



Nome e Sottosezione/scuola/gruppo di appartenenza. Alberto Grosso, socio dal 2020, allievo della Scuola Nazionale di Scialpinismo e Snowboard Alpinismo SUCAI

Attività principale in montagna. In inverno sicuramente lo snowboard alpinismo e il freeride (neve permettendo…), in estate trekking e bici (con gravel e bici da corsa).

Raccontaci di quando tuo padre ti ha portato in montagna la prima volta... Il primo ricordo di quando mio papà mi ha portato in montagna è legato ad un racconto. Avevo 11 mesi e partecipai ad una corsa non competitiva in Val Chisone; lui mi portò (alternandosi con un amico) nello zaino ed io vinsi il premio come più piccolo iscritto.

...e di quando tu hai portato tuo figlio in montagna la prima volta. La prima volta in cui ho portato mio figlio Enrico in montagna è stato quando aveva 7 mesi, trascorremmo 10 giorni in Alto Adige divisi tra l’Alpe di Siusi e l’Alta Badia. Ho un bellissimo ricordo di quella vacanza nella quale ho potuto condividere quei posti stupendi con la mia compagna e con mio figlio.

Cosa suggeriresti al CAI di fare per rendere più accessibili le sue attività alle famiglie? In primis sono i genitori che devono riuscire a trasmettere il proprio amore per la montagna ai figli. Il CAI da parte sua potrebbe organizzare escursioni pensate su misura per i più piccoli, avvicinando i bimbi alla montagna e permettendo alle famiglie che condividono la stessa passione di conoscersi e fare gruppo.

Quale personaggio del mondo della montagna indicheresti come un esempio da seguire a tuo figlio. Un personaggio del mondo della montagna da seguire è la campionessa olimpica piemontese Stefania Belmondo, esempio di sportività e correttezza, atleta di grandissima tenacia e donna anche molto legata al suo territorio.




Nome e  Sottosezione/scuola/gruppo di appartenenza. Tarcisio Condini
CAI Torino, Sucai scialpinismo, Coro Edelweiss.

Attività principale in montagna. D’estate escursionismo e mountain bike. D’inverno scialpinismo

Raccontaci di quando tuo padre ti ha portato in montagna la prima volta... Mio padre se ne guardava bene dal portarmi in montagna. Premetto che sono Trentino e quando ero un ragazzino erano successi sulle Dolomiti parecchi incidenti mortali a persone vicine a noi e mia madre era terrorizzata. Ho iniziato ad arrampicare di nascosto iscrivendomi alla scuola  Graffer e poi per vari anni arrampicando in Dolomiti. Poi a Torino dove sono venuto a studiare ho iniziato anche lo scialpinismo.

...di quando hai portato i tuoi figli in montagna la prima volta... Li portavamo con mia moglie, che ho conosciuto facendo scialpinismo, anche da neonati dentro il marsupio e poi nello zaino per bambini. E non appena cominciavano a sgambettare camminavano da soli su sentieri facili, lasciando spazio naturalmente al gioco.

...ed i nipoti. I nipoti venivano portati dai loro genitori fin da piccoli ma spesso anche con i nonni ed hanno cominciato presto anche a fare scialpinismo con sci e pelli adattate.

Cosa suggeriresti al CAI di fare per rendere più accessibili le sue attività alle famiglie? Far conoscere la montagna attraverso testimonianze di appassionati nelle scuole anche elementari e poi organizzare per famiglie attività di escursionismo che includano il gioco ed il divertimento. Nella foto una gita di scialpinismo con figli e nipoti che si è conclusa  naturalmente con igloo finale.


Nome e cognome: Davide Forni

Sezione e gruppo di appartenenza: CAI Torino / Sottosezione GEAT

Attività principale in montagna: Alpinismo classico (4.000, salite classiche sulle alpi, ecc.) e scialpinismo.

Raccontaci di quando tuo padre ti ha portato in montagna per la prima volta... Non ho un ricordo preciso, i miei genitori mi hanno portato in montagna che avevo pochi mesi, ricordo però le prime gite nella Valle di Champorcher dove i miei acquistarono una casa nel lontano 1980.
Erano gite ai laghi o ai colli della valle ma grazie a queste uscite familiari in montagna mi sono pian piano appassionato e interessato al mondo della montagna.

...e di quando hai portato i tuoi figli in montagna per la prima volta. Con mia figlia (8 anni) ho cercato di riprendere il percorso di avvicinamento alla montagna avviato dai miei con me...l'ho subito portata alla Diga di Place Moulin in Valpelline dove i miei mi hanno portato varie volte tra le quali ricordo (non senza l'aiuto di mia madre) quella di agosto 1980...era ancora una valle poco conosciuta, ora hanno fatto un posteggio multipiano!
E' stata una grande emozione tornare lì con mia figlia Irene e farle vedere una valle alla quale sono molto affezionato....aggiungo che, con un pizzico di orgoglio, le ho subito indicato la montagna più alta ovvero la Dent d'Herens dicendole che suo papà era stato lassù.

Cosa suggeriresti al CAI di fare per rendere più accessibili le sue attività alle famiglie: io credo che il principale problema della montagna in Italia sia culturale...le persone non sanno che ci si può divertire anche in montagna e non sanno che si possono fare tante attività senza necessariamente un grosso sforzo fisico o correre rischi....molte volte non sanno neanche che ci sono le montagne!
Credo che si dovrebbe lavorare molto su quello, andando nelle scuole, preparando attività per le classi scolastiche che le portino in montagna, dando l'opportunità alle nuove generazioni che non hanno un contatto con la montagna tramite i genitori di entrare in contatto con l'ambiente alpino... e questo potrebbe valere anche per le famiglie con bimbi piccoli, manca secondo me la possibilità di far conoscere la montagna.

Quale personaggio del mondo della montagna indicheresti come un esempio da seguire ai tuoi figli. Del passato sicuramente Bonatti e Mallory per l'importante apporto al mondo della montagna e dell'alpinismo, nonchè per la visione della vita e dei valori della stessa... del presente ammiro molto Matteo Della Bordella per la voglia di misurarsi "lealmente" con montagne che per noi comuni mortali restano solo in fotografia!


Nome e cognome.  Marco Pozzi, gestore del Rifugio Levi Molinari

Attività principale in montagna. Gestore di rifugio e Guida Escursionistica Ambientale

Raccontaci se e quando tuo padre ti ha portato in montagna la prima volta.  Mio padre è stato un musicista di “peso” nell’ambiente torinese e non solo. Di peso in tutti i sensi possibili, più a suo agio nelle file di una orchestra o nelle aule del Conservatorio che su di un qualsiasi sentiero. Nonostante ciò ogni estate la scelta del luogo ove passare i 15 inevitabili giorni di vacanza cadeva su località di montagna dove mediamente ci si annoiava a morte giocando a ping pong o andando a fare interminabili giri in macchina, fino a quando noi figli non l’abbiamo obbligato a provare a entrare in punta di piedi in quel mondo di boschi, pareti, laghi che ci circondava. In quelle passeggiate ho avuto modo di imparare termini non abituali sulla bocca di un stimato rappresentante di una cultura classica, soprattutto dove le pendenze aumentavano, ma in realtà mi rendevo conto di come quelle giornate ci unissero come non mai, alimentando una sorta di orgoglio reciproco con la nascita di una tenera mitologia familiare.

...e di quando hai portato tuo figlio in montagna la prima volta. Non c’è stata una prima volta per Didier, nostro figlio. Abbiamo una fotografia dell’ammaina bandiera alla fine della prima stagione, ventun’anni fa ormai, dove il pancione di Tiziana è molto evidente. Ci è cresciuto, non solo al rifugio, ma anche nella borgata dove viviamo, persa in mezzo ai boschi della bassa Val di Susa. Abbiamo temuto una reazione sul genere: passo il mio tempo in discoteca, divento bagnino, in realtà le sue scelte, anche di impegno politico ambientale, l’hanno portato a privilegiare professioni legate allo sport in natura. Per ora…poi chissà

Come hai/avete conciliato l'attività al rifugio con quella di genitori? Non c’è stata una progettualità meditata a priori. Come affrontare una nuova stagione di lavoro: non puoi sapere quanta gente passerà, il tempo meteorologico, affronti il quotidiano con la disponibilità a cambiare in corso d’opera. È un grande insegnamento lavorare in un rifugio: nulla è mai scontato. Nel nostro caso, sarà stata fortuna, ma tutto è filato liscio e Didier non ha subito, ma è stato a suo modo attore nei mesi passati al Levi.  

Cosa suggeriresti al CAI di fare per rendere più accessibili le sue attività alle famiglie. In fondo continuo a sentire una certa forma di “sabauda austerità”, forse ancora un retaggio dell’essere stato istruttore alla Gervasutti qualche secolo fa. Necessaria per evitare una fruizione non adeguata nelle attrezzature e consapevolezze dei limiti personali, ma che mi sembra essere eccessivamente dissuasiva. Certo che cambia gestire un rifugio a pochi minuti dai parcheggi o a ore di cammino ed è forse proprio nell’estrema varietà di situazioni ambientali che si dovrebbe creare una proposta modulata in modo da crescere assieme.

Quale personaggio del mondo della montagna indicheresti come un esempio da seguire ai tuoi figli
Anni fa ho lavorato in un ristorante in una piccola borgata vicina, ma non troppo, ad un noto centro turistico dell’alta valle. Mi ero trovato a passare del buon tempo con uno degli ultimi residenti, un signore già molto avanti negli anni. Mi aveva colpito il suo modo lento di affrontare ogni cosa, così come muoveva con attenzione i suoi passi, cosi cercava parole meditate, nulla faceva di fretta. Ogni cosa meritava il suo impegno. Mi raccontava delle sue api, dei boschi,  del tempo di vita che gli sarebbe restato,  difficilmente indugiava sul passato, c’erano ancora troppe cose da fare.  Dopo una grande nevicata che aveva bloccato strade e isolato paesi gli avevo chiesto come l’avesse affrontata. “ Nevischiava ancora quando sono uscito per spalare  l’accesso alla vecchia fontana, dopo un’ora avevo liberato si e no un metro” E allora? “ Sono rientrato a casa ad alimentare il fuoco nel camino per aspettare al caldo il ritorno di un tempo migliore”. Ecco, questo è l’esempio che vorrei che nostro figlio percepisse: l’esperienza esistenziale di quell’uomo è stata di cercare equilibrio e rispetto con la natura. Non conquiste eroiche che si consumano in pochi giorni e durano una sola stagione della vita, ma una quotidianità ancora più eroica.

 

Buona festa Papà!


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