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Il libro ritrovato - Rodolphe Töpffer

di Gianluigi Montresor, CAI Torino

Sarà capitato a tutti voi, in questi giorni stranianti, di girare per casa bighellonando. Dopo aver adempiuto più o meno di buona voglia, ai doveri domestici e – per chi può lavorare da casa – allo “smart working”, certamente – stufi di un’immobilità che non conoscevamo - vi sarete chiesti: “E ora cosa posso fare ?”.

E’ con questo interrogativo in testa che ho svogliatamente aperto le ante della mia libreria, dove stanno in bell’ordine, tutti i libri che in una vita da collezionista ho accumulato, in special modo libri di montagna. Libri antichi e libri più recenti, ma i primi sono certamente i più stimolanti.

E’ così che è nata l’idea. Perché non approfittiamo di questi giorni scombinati per ripescare e rileggere dei classici senza tempo, che a suo tempo ci avevano appassionato e rapito?

Detto fatto. Ecco, nel corso di queste prossime settimane di riposo coatto, ve ne proporrò alcuni, senza un criterio particolare, se non quello del fascino delle nostre montagne, viste con gli occhi di chi le aveva scoperte prima di noi tanti anni fa. Sperando che a qualcuno possano interessare…

 

Rodolphe Töpffer – Premiers voyages en zigzag – Garnier Frères – Parigi 1878

Töpffer (1799-1846) fu un artista ginevrino a tutto tondo, pittore, vignettista (fu un antesignano dei fumetti), scrittore, insegnante. Come istitutore di una scuola privata da lui fondata a Ginevra, fin dagli anni ’30 dell’800, iniziò una serie escursioni programmate con i suoi allievi adolescenti, spesso accompagnato anche dalla moglie. Erano viaggi rigorosamente a piedi, al massimo con qualche spostamento più lungo in carrozza, spesso attraversando le Alpi per sentieri impervi ed incerti, nella convinzione che l’educazione dei ragazzi dovesse passare attraverso quello che oggi chiameremmo “trekking”.

Ogni anno, a partire dal 1832 organizzava e guidava la comitiva di decine di ragazzi per i 20-30 giorni estivi. Riempiva i suoi diari e album con centinaia di schizzi dal taglio modernissimo, ironici e dissacranti, in accompagnamento alla cronaca giornaliera, ricca di spunti scherzosi e tragicomici, prendendosi gioco delle immancabili disavventure che un simile progetto, folle per i tempi, comportava. Gli amici, vincendo le sue resistenze, lo convinsero a pubblicare, a partire dal 1841 i suoi diari arricchiti dai suoi disegni, portati in stampa da illustri incisori.

Dormivano nei fienili o in bettole approssimative. Frequenti le battute salaci sulla scarsa pulizia, sull’esosità degli albergatori, sulla scarsità quantitativa e qualitativa dei pasti, con gustose descrizioni dei personaggi più improbabili che incontravano, compresi i primi turisti inglesi che, proprio in quegli anni dopo il periodo napoleonico, incominciavano a frequentare le Alpi. Saccheggiavano la frutta dagli alberi che la natura favorevole del clima italiano offriva, erano incantati dalla bellezza dei paesaggi, che li ripagavano dalle fatiche del viaggio. Spesso incontravano guarnigioni di soldati che stavano in montagna a presidiare i confini, anche sotto la neve. Perdevano sovente la strada, si lamentavano delle carte geografiche imprecise, ma Töpffer non mancava di sottolineare la cortesia con cui gli abitanti dei luoghi attraversati li rimettevano sulla giusta via o gli insegnavano le opportune scorciatoie.

Dell’Italia era innamorato, pur non nascondendo, bonariamente, i difetti degli italiani. Nel 1837 effettuò un tour attraverso le Alpi, passando da St. Gervais, entrando nel regno di Sardegna dal Col de la Seigne. Successive tappe: Courmayeur, Chatillon, Aosta, Ivrea, e poi Vercelli e Novara fino ad arrivare a Milano.

Poi, con carrozze fino a Como e in barca fino a Lugano, rientrando in Svizzera: totale 23 giorni.

Ma le mete predilette erano attorno a Chamonix (1840), ai laghi svizzeri (1841), per finire a Venezia (36 giorni).

In anni successivi, ma insieme ad una comitiva di adulti, venne anche a Torino, che gli lasciò una grande impressione: visitarono il Palazzo Reale, assistettero ad uno spettacolo al Carignano, videro una sfilata della corte reale, salirono a Superga, rimasero folgorati dal Museo Egizio.

Alla prima edizione dei Voyages ne seguiranno moltissime altre, soprattutto dopo la sua morte, compresa quella da me utilizzata. Fu anche autore di una serie di racconti (Nouvelles Génévoises), ambientati nella sua città natale, insieme ad altre opere di satira sociale.

Ora, a puro titolo di esempio, una serie di citazioni che ci aiutano a capire lo stile dell’autore (traduzione mia, chiedo venia per eventuali imprecisioni).

 

Gli albergatori

Gli albergatori sono un po’ quello che li fanno i viaggiatori. Voi arrivate fieri, esigenti, arroganti, mettendo tra voi ed il vostro ospite l’immensa distanza che separa il ricco gentiluomo dal miserabile operaio; ecco la natura del contratto che si stabilisce da voi stessi: allora vi servono per il loro meglio, con correttezza, con rispetto; servizio, correttezza e rispetto che vi ritroverete scritti nel conto, che troverete caro e che pagherete di malumore. Voi (invece) arrivate bonariamente, allegramente, senza esigenze e senza chiasso; trattate il vostro ospite come una persona il cui rispetto e la buona grazia vi sono personalmente gradevoli e sono da voi apprezzati, ma non si comprano; ve lo danno ma senza venderlo; il vostro conto, scarico di tutte queste false tasse, lo troverete equo e lo pagherete con piacere. Si incontra gente che parla sempre male degli alberghi; è gente di cui con un po’ più di giustizia gli albergatori potrebbero parlar male a loro volta.

 

Una notte

Arriva il momento di guadagnare la nostra camera da letto; è un fienile riparato da un tetto di tavole di legno. Ci si arrampica uno alla volta attraverso una piccola scala che scivola e si appiattisce appena si arriva al terzo scalino, ciò che fa sembrare l’operazione un’ascensione impossibile. Dopo un po’ di tempo, finalmente, l’esercito supera questo passo difficile e arriva nelle spiagge del fieno dove ci si crea la propria culla e ci si corica in mezzo agli scoppi di risa provocati dalle disavventure di uno, le follie di un altro, la situazione di tutti (…). E qui comincia la notte, ma non il sonno. M. Töpffer, che si stende per ultimo, come deve fare un buon capitano, si accorge troppo tardi che lo zaino sul quale ha appoggiato la sua testa occupa il centro verso cui convergono tutti i piedi dell’esercito (…). Per giunta, Bryant grida che ci sono degli scarafaggi tra i suoi capelli, e Miech dichiara che una bestia con la pancia fredda gli è passata sopra la faccia. E nello stesso momento in una parete appaiono due buchi luminosi che guardano fissamente e strani rumori ci annunciano che la soffitta è abitata.

 

Courmayeur

Dall’alto del colle (Col de la Seigne, ndr) si scoprono guglie ghiacciate al di sopra della cresta di rocce; ma vaste morene, formate dal ghiacciaio stesso, ne nascondono la vista alla base. Ai piedi di queste morene c’è il lago Combal, le cui dolci linee contrastano con gli strappi e le dentellature che, da ogni parte, sconvolgono la vista (…). Al di là, e fino a Courmayeur, si hanno costantemente sulla sinistra dei magnifici ghiacciai risplendenti di biancore, e da ogni parte le acque scendono con cascate che turbinano e risuonano (…). Noi installiamo la nostra sala da pranzo su un bel prato erboso, ai piedi del ghiacciaio del Miage, e là spariscono le nostre provviste, di cui alcune, ormai avariate, sono abbandonate con gran dispiacere, E per dessert ci si disperde in mezzo al bosco, il cui terreno è tappezzato di eccellenti mirtilli (…).

 

La dogana

(La dogana di Chiasso è presidiata dagli austriaci; all’epoca il comasco ed il milanese erano sotto l’impero austro-ungarico, ndr)

Dopo un’ora e mezza di cammino arriviamo alla frontiera svizzera. C’è un posto di blocco austriaco, poi un ponte, al di là Chiasso, villaggio del Ticino. L’austriaco ci chiede il nostro passaporto e notando che non siamo al completo, l’austriaco ci dichiara che non possiamo passare oltre prima che i nostri tre compagni, che ancora dormono a Como, siano là. Eccoci allora costretti a fermarci per due ore, carichi e digiuni, sotto la veranda della dogana reale(…). Poiché c’è un albergo dall’altra parte del ponte, decidiamo di fermarci lì a mangiare in attesa dei nostri compagni… “Voi non potete” ci dice l’austriaco. “E’ da questa parte del ponte che dovete aspettarli. Voi non potete né mangiare né proseguire prima di essere in regola”. Accidenti, M. Töpffer si ribella contro l’Austria, ma segretamente; cospira, ma in fondo al proprio cuore; sfoga la sua rabbia sfrenata, ma senza proferire parola.

 

Intra

Da Intra camminiamo con lo zaino in spalla fino a Pallanza, scavalcando così il promontorio che ci separa dal golfo sul quale sembrano galleggiare le Isole Borromee. E’ un paesaggio incantevole; questi piccoli villaggi ridenti, animati, questi promontori ombreggiati, questi golfi solitari; da una parte le Alpi, dall’altra le colline che ondulano e si abbassano dalla parte della Lombardia; è uno spettacolo che non si può descrivere. Il carattere italiano si fa sentire nel sereno calore del cielo, nell’azzurro splendido dell’acqua, e sulle rive nel gusto delle case, dalle linee dolci, collocate in modo pittoresco; esse brillano nel loro biancore accecante nel mezzo di una vegetazione ombrosa e vivace.

 

Montenvert

La nostra guida Michel ci porta sulla Mer de Glace. Man mano che ci si avvicina, le asperità, che dall’alto sembravano modeste, diventano delle enormi creste, e quando si arriva sul ghiacciaio ci si sente perduti in mezzo ad un caos di montagne i cui fianchi lasciano intravvedere azzurre profondità dove l’occhio si tuffa con spavento. L’acqua ogni tanto affiora in superficie, talora si precipita dentro i crepacci, ed espande un rumore sordo e regolare che sembra ingrandire o spegnersi a seconda che il vento ve lo porti all’orecchio o ve lo allontani. Queste impressioni, per quelli che le provano, hanno un grande fascino, il terrore che si mescola all’ammirazione; e alla vista di questa natura colossale, dove nulla di ciò che proviene dall’uomo si interpone tra il Creatore e la sua opera, l’anima si eleva irresistibilmente con un potente e naturale volo.

 

Questo libro, insieme ad altri 34 dello stesso autore o dedicati a lui, sono consultabili nella nostra Biblioteca Nazionale al Monte dei Cappuccini oppure cliccando “TOPFFER” su https://caisidoc.cai.it/biblioteche-cai/Biblioteca-Nazionale, troverete tutte le schede di catalogazione.

 

Gianluigi Montresor

CAI Torino


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