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Una falesia, una via intuitiva e la speranza di rivalorizzare la Roca Furà sopra Borgone di Susa

di Redazione

Nome montagna: Roca Furà
Cartografia: IGC 1:50.000 n. 2
Quota: 700 m circa
Cenni generali: caratteristico roccione della bassa Val di Susa sul quale  Lodovico Marchisio e Marco Roma, entrambi soci del CAI di Torino, hanno percorso una via nuova di “falesia” alla cima che assumerebbe valore nel caso venisse valorizzata e ripulita, visto che la Roca Furà attualmente non ha alcuna via di arrampicata. I salitori hanno chiamato questa nuova salita “Via Daria” per ringraziare la paziente amica che li ha attesi alla base della parete e che ha tenuto costanti contatti con loro. Altri nomi appropriati sarebbero: “Via dell’improvvisazione” o “Via dell’Intuizione”.
Altezza della via 70 m, sviluppo 120 m.
Difficoltà: Abbastanza difficile (AD -

Accesso da Torino: la si raggiunge percorrendo la statale della Valle di Susa fino a Borgone. Superare sulla destra a centro paese il passaggio a livello e per Via Florio raggiungere la “Cava di Borgone”, quota 420 m circa, seguendo le indicazioni “Palestra di roccia”, a 2 Km dal paese (ampio parcheggio – accesso A).  Notare che vi è un secondo accesso (B) a questo sito. Infatti proseguendo in auto dopo il parcheggio della “Falesia” da dove si è partiti a piedi per il primo accesso, si sale verso Achit, superando l’abitato e proseguendo con strette svolte sino a raggiungere la piccola frazione di Mondaneria, già in territorio di San Didero, dove finisce la strada ed inizia il sentiero per questa meta
Dislivello totale: 250 m circa (70 m altezza della parete) – it. B (200 m circa in discesa, 100 m circa in salita)  
Ore salita: 2 h (di cui un’ora di arrampicata) – Accesso B (40 minuti alla base)
Ore discesa: 1 h e 20 min (dalla cima al parcheggio A) (1 h dall’accesso B)
Totale ore: a) 3 ore e 20 min – b)  3 ore 


Descrizione itinerario di accesso alla base: a) dal parcheggio della Cava di Borgone s’inizia il percorso a piedi che conduce alla Roca Furà. Alla destra della falesia (guardandola) parte la mulattiera da imboccare. Salendo leggermente si arriva a una carrareccia che costeggia alcuni piccoli fondi; dopo poco si arriva a un bivio segnato da due cartelli, a sinistra per Chiampano - Losa, a destra per la Roca Furà. S’imbocca quindi a destra e si giunge dopo poco a un bivio senza indicazioni. A sinistra (verso di chi sale) c'è la deviazione per il famoso foro che ha dato il nome alla “Roca Furà” con  il tratto parzialmente attrezzato, da imboccare per la visita, che sarà descritto come it. 2 (da percorrere).
b) Il sentiero costeggia in alto le case rurali della borgata che riportano al passato e riempiono il cuore di nostalgia. Il sentiero poi traversa da sinistra verso destra (lato di arrivo). Prendere a un bivio il sentiero (freccia con nome) che scende verso “Avanà” che è una parete di arrampicata super nuova, con 16 monotiri, ove è stato compiuto un grandissimo lavoro di pulizia, comoda e adatta anche alle famiglie, attrezzata dal gruppo “Caprie Verticale”, con nomi e gradi scritti alla partenza di ogni via. Si prosegue in discesa verso Chiampano, raggiungendo in mezz’ora dalla partenza il bivio per la “Roca Furà” che ci riporta dall’alto, all’itinerario precedente di accesso alla nostra meta.
1) Via “Daria” o “Via dell’improvvisazione” o “Via dell’Intuizione” (raccontata in prima persona dai due salitori). 


Proseguendo a sinistra dei gradini dove ha inizio il tratto attrezzato (verso di salita) e dove termina ogni traccia di sentiero, s’intravede un ripido canale che aggira il primo tratto a strapiombo della sovrastante parete. Ci accorgiamo ben presto di essere su un terreno mai percorso prima (prova ne sono le spine che invadono a tratti la roccia). Superato su precari alberelli questo primo tratto, traversiamo a destra in direzione di una placca di 15 metri inclinata che è l’unica possibilità di proseguire (III grado delicato).


Sopra, facendosi largo tra le spine si raggiunge un antro, che percorriamo a “carponi” e che altro non è che un’enorme fenditura della roccia terminante su un baratro di una quindicina di metri e sormontato da strapiombi inaccessibili.


Quando pensiamo che la nostra avventura abbia termine qui (Marco, primo in cordata) intravede sulla sinistra (di chi sale), facendosi largo tra le spine, un’esile cengia che permette con un passaggio (II) delicato ed esposto, di traversare in direzione di una fascia rocciosa di ottimo gneis non più strapiombante che su 30 metri di piacevole arrampicata (III classico) ci conduce sopra gli strapiombi insuperabili che ci avevano costretti a questa deviazione, che da qui è invece possibile traversare per portarci su una ripida traccia boschiva che ci conduce finalmente in cima alla Roca Furà, da cui si gode un ottimo panorama. Ore 1 dalla base, difficoltà AD – protezioni con fettucce agli alberelli presenti sulla parete.

2) Via al foro (ex cava – macine): Per accedere all’interno della cava della Furà si sale la breve parete verticale utilizzando i pioli infissi nella roccia alla fine dei quali finisce anche il tratto attrezzato con catena nei pressi di un palo bianco e rosso. Si procede poi su una liscia placca inclinata prestando attenzione a porre i piedi nei gradini scolpiti sulla roccia. Terminata la parte rocciosa si dipana il ripido sentiero che dopo pochi metri giunge alla base del grande buco nella montagna. Il terreno sotto al foro è inclinato e sabbioso e la sabbia mista a frammenti di rocce tende a franare. È consigliabile salire mantenendo la destra poiché a sinistra è più esposto. Una volta dentro si possono osservare le macine ancora abbozzate, lasciate lì a causa dell'abbandono della cava. Terminata la visita si scende per il percorso di salita, prestando molta attenzione solo per questo breve tratto che porta poco sotto la cima al suo interno. Terminata la visita si scende per il percorso di salita. Meglio assicurare con uno spezzone di corda le persone meno avvezze e i bambini: 20 min – Difficoltà: EE


3) Discesa via antica (primi salitori sconosciuti): Fortunatamente dopo aver esplorato attentamente il terreno dall’ampia visuale della cima, i 2 salitori individuano sulla destra (lato di discesa) dei muretti a secco, segno di passaggi risalenti a chissà quanti anni fa, con un’evidente traccia, rimasta tale anche nell’abbandono in cui riversa, che seppur invasa da spine e alberi caduti, fiancheggiando la roccia con tratti addirittura scalinati, degrada con ripidi zig-zag riportandoli in 40 minuti circa a pochi metri dalla base. Questo percorso potrebbe essere percorso in salita (senza bisogno di attrezzatura, difficoltà: EE, ore 1 scarsa) dai nostri lettori più intraprendenti e vettaioli, purché provvisti di guanti antispine e cesoie. La salita si trova a destra del tratto attrezzato, dove finisce la parete rocciosa.
Ora non resta che fare ritorno all’auto (30/40minuti) per uno dei due sentieri proposti all’inizio per accedere alla base della Roca Furà.

Tutte le foto a corredo sono di Marco Roma


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tag arrampicata valle-susa cava-macine roca-furà

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