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Appunti di storia sociale: nota storica sull’Aula Maxima della palestra ginnico-ricreativa della Sezione di Torino del CAI

di Mauro Brusa

La palestra ginnico-ricreativa della Sezione di Torino del CAI, che disponeva di sale (1) attrezzate per esercizi di ginnastica e per il tiro con l’arco, mentre il loggiato esterno serviva per il tiro al bersaglio con il fucile Flaubert e con la pistola, è stata inaugurata con un pranzo ufficiale il 27 maggio 1891. Negli stessi anni il Museo Alpino, l’attuale Museo Nazionale della Montagna, si stava costituendo intorno all’originario nucleo della Vedetta Alpina.

L’Aula Maxima, attualmente chiamata Sala degli Stemmi del CAI, venne inaugurata il 15 giugno 1893.
Il salone, riccamente affrescato in stile medievale ad opera del pittore Ernesto D. Smeriglio su commissione di Guido Rey, dopo un accurato restauro condotto dalla Città di Torino, è stato riaperto nel settembre 1997.
Alle pareti figurano gli stemmi delle Città sedi di una Sezione del CAI nell’anno 1893 e i nomi delle principali vette delle Alpi; il tendaggio decorativo è arricchito dal motivo ricorrente del monogramma del Sodalizio.

Impreziosiscono la Sala le panche risalenti all'arredo originale dell'epoca, mentre il tavolo che era presente si trova attualmente nei depositi del Museo e il quadro di Giacomo Grosso che completava l'arredo è esposto nel pianerottolo della scala dell'Ala Albertina, all'ingresso degli Uffici della direzione.


Il visitatore che osserva attentamente i cartigli noterà una stranezza: quello con il nome del Rocciamelone è privo della “i”, in modo da far risultare il monte come “Roccamelone”.
Errore marchiano del pittore? Semplice svista? Niente di questo. Semplicemente, la dicitura usuale dell’epoca (non dimentichiamo che la Sala è stata allestita alla fine del secolo XIX) era appunto “Roccamelone”.

L’origine del nome è piuttosto controversa: alcuni studiosi lo fanno risalire al celtico Roc Maol (maol si tradurrebbe genericamente come “sommità”); altri, andando ancora più a ritroso, lo fanno risalire al ligure Roc Mulun. Il dato più certo è quello che riguarda la latinizzazione del toponimo in Mons Romuleus. Verso l’XI secolo la montagna cominciò ad essere indicata come Monte Romuleo, mentre un documento datato 17 novembre 1307 la indica come Arx Romulea (in latino “arx” ha il significato di rocca e, per estensione, di luogo in alto).


Da questi dati, si evince che, etimologicamente, la forma “Roccamelone” aveva la sua ragione d’esistere.
Ma allora quando e perché si è passati alla voce che oggi tutti conosciamo? Dalla consultazione di documenti d’epoca si può stabilire con una certa approssimazione il periodo della variazione ma non la causa, che può essere ascritta ad usuali fenomeni di corruzione linguistica.

Una carta topografica del Regno Sardo del 1851 reca la dicitura “Roccamelone”, ma in un testo del 1868 Bartoleomeo  Gastaldi parla di “Rocciamelone”, mentre un volume pubblicato a Susa l’anno precedente (1867) ha per titolo “Brevi notizie topografico storico sacre sul Roccamelone”. Sulla targa apposta in vetta nel 1878 sotto al busto alla memoria di Vittorio Emanuele II non compare la vocale. Il dato più singolare, però, emerge da un altro libro pubblicato a Susa, nel 1891, dal titolo “Roccamelone”, nel quale, a pag. 3, il testo inizia così: “Il monte Roccamenlone o Rocciamelone...”, lasciando quindi intendere che fossero egualmente accettate e in uso entrambe le forme. Nelle pagine seguenti, c’è una curiosa alternanza dei due toponimi, con una lieve prevalenza di quello senza la “i”.

La “Guida dei Monti d’Italia” del CAI, nell’edizione del 1923 a cura di Eugenio Ferreri, riporta ancora la dicitura “Roccamelone”. La “Rivista Mensile” del CAI presenta, a partire dal 1930, la versione con la “i”. Successivamente a tale data non si rinvengono più tracce dell’uso originale.


Con deliberazione del Consiglio Direttivo del Club Alpino Italiano Sezione di Torino del 20 ottobre 1997, la Sala degli Stemmi è stata affidata al Museo Nazionale della Montagna, pur restando funzionalmente parte del Centro Incontri “Monte dei Cappuccini” del CAI Torino.


1 - Esse erano allestite nell'area detta "delle arcate", attualmente adibita a spazio espositivo del Museo per le mostre temporanee.

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