

In ricordo di Maurizio Rivetti
di Mauro Brusa
Una grave perdita ha di nuovo colpito il CAI Torino.
Se ne è andato Maurizio Rivetti, figura di spicco della nostra Sezione, il cui nome resterà per sempre legato alla Scuola di Escursionismo “E. Mentigazzi”, di cui fu co-fondatore, Accompagnatore e Direttore.
Nato a Moncalieri nel 1960, Socio del CAI Torino Sottosezione di Santena dal 1983, nel 1999 aveva conseguito il Titolo di Accompagnatore di Escursionismo.
Oltre che nella “Mentigazzi” condivideva e trasmetteva la sua passione per la montagna anche nella Scuola di Alpinismo “G. P. Motti”, di cui era apprezzato Aiuto-istruttore.
Preciso e meticoloso, ha profuso parecchio impegno durante il periodo di Direzione della “Mentigazzi”, dando un'impronta all'organizzazione ed alla didattica che dura ancora adesso.
Gli studi per la realizzazione del manifesto CAI 150
L'altra grande passione della sua vita è stata il suo lavoro, che gli ha valso il riconoscimento – da parte della Regione Piemonte – di “Eccelenza Artigiana”.
Pittore, serigrafo e scenografo (suoi i recenti allestimenti per il Presepe di Santena), ma non solo, realizzava le sue opere principalmente con la tecnica dell'estrattismo, che consiste nella “cattura” dell'immagine per poi analizzarla attraverso forme geometriche frammentate e ricomposte.
Artista apprezzato e premiato, aveva al suo attivo numerose mostre ed esposizioni. L'apice della carriera l'ha toccato nel 2013 quando realizzò la serigrafia ufficiale per i 150 anni del CAI reinterpretando il celebre manifesto della Vedetta Alpina: ha scomposto la storia del CAI in 15 settori, i decenni dell’Associazione, l’ha arricchita di 15 colori, tanti sono i passaggi di stampa e l’ha tirata in 150 copie. Numeri simbolici per una ricorrenza.
Sempre nell'ambito del Sodalizio due anni prima aveva anche prodotto la serigrafia celebrativa per i 10 anni della “Mentigazzi”.
Da non dimenticare, infine, le creazioni per le mostre del Museo Nazionale della Montagna: serigrafie, ex-libris, e, in particolare, il foulard del Monte Bianco, realizzato in tre edizioni di colori diversi (blu, arancio, fucsia), che lui riteneva uno dei suoi lavori migliori: in quattro vedute del gruppo del Monte Bianco, sotto il cielo blu cobalto dell’alta quota, scandito dalle curve di livello della vetta principale, si contrappongono il settore italiano Peutérey e Brenva e quello francese del Glacier des Bossons, mentre la vista del Dente del Gigante e delle Grandes Jorasses si confronta con l'Aiguille Verte e il Petit Dru.
Ripreso da Courmayeur e da Chamonix, il Monte Bianco non è un luogo di confine tra nazioni diverse, ma – come suggerisce il reticolo che lega tra loro i versanti – diventa un ponte ideale, tracciato nel tempo dagli alpinisti di tutto il mondo con la scoperta delle vette e l’apertura di nuove vie.
Maurizio lascia un grande vuoto nel CAI e nel mondo dell'arte: non possiamo fare altro che ringraziarlo con commozione per tutto quello che ha dato al CAI e a ciascuno di noi!
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