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In Valle Maira la grande festa del Turismo dolce sulle Alpi

di Chiara Mazzucchi

Una grande festa alla luce del sole: cinque domande a Enrico Camanni

Giornalista e scrittore, vicepresidente di Dislivelli, Enrico Camanni è tra gli ideatori di "Solstizio". L’idea è venuta a lui e Maurizio Dematteis nell’autunno scorso, pensando al modo più efficace, popolare ma non populista, per rendere visibile, allargata e partecipata l’idea del turismo dolce, che da filosofia un po’ elitaria sta diventando scelta politica, stile di vita e progetto di futuro. Gli abbiamo posto alcune domande. Ecco le sue risposte.


“Solstizio” sarà la festa del turismo responsabile e sostenibile. Come ci siete arrivati?
Ormai è una storia lunga almeno cinque anni, che dal progetto “Luoghi” di Dislivelli passa per la rete Sweet Mountains, composta da circa 300 soggetti che operano nell’ambito del turismo dolce sulle Alpi occidentali, tra Piemonte e Valle d’Aosta. È stato soprattutto un gran lavoro di ricognizione sul territorio, con molte decine di viaggi e incontri, discussioni e scambi, proposte e aggiustamenti, sempre seguendo la logica di affiancare a una struttura ricettiva principale (i nostri “pianeti”) un corollario di satelliti che offrisse il meglio di una valle, o di una porzione di valle. Intorno alle strutture abbiamo individuato rose di ristoratori, albergatori, rifugisti, operatori e guide che condividevano la nostra filosofia, e ancora parchi, musei, ecomusei, produttori biologici, venditori di eccellenze, eccetera. Più o meno tutto quello che un turista responsabile si aspetta da una vacanza sweet, non per consumare un luogo ma per conoscerlo in profondità. Alla fine avevamo un ricco ventaglio di realtà, con alcune proposte effettive e moltissime potenziali, e mentre iniziava il lavoro con i tour operator stranieri abbiamo sentito il bisogno di aprirci al grande pubblico, per condividere la filosofia in una sorta di happening dell’orgoglio sweet. Così è nata la festa del Solstizio in Val Maira, che produrrà anche un manifesto d’intenti per i politici e gli amministratori pubblici.

Perché in Val Maira?
Perché è il luogo delle Alpi occidentali in cui si è più creduto nel turismo dolce, con un grande investimento economico e culturale. Inoltre la Val Maira è anche uno dei territori pilota della Strategia Aree Interne, il progetto politico più lungimirante degli ultimi dieci anni, teso a restituire dignità a quell’immensa porzione d’Italia che non risponde alla fisionomia urbana. Migliaia di chilometri di Alpi e Appennini, e altrettanti di colline, borghi, territori abbandonati, contrade poco abitate, frazioni dimenticate. Luoghi “Cenerentola”, come appunto la Val Maira, in cui si è sfiorata la morte per spopolamento e abbandono, salvandosi però paradossalmente dal dissennato sviluppo edilizio-turistico degli anni sessanta e settanta del Novecento e dalla conseguente devastazione ambientale. Nei territori che hanno subito questo destino ci si è trovati con un patrimonio storico-naturale pressoché intatto, ma senza più braccia per reggerlo e menti per progettarne il domani. Il turismo dolce è stata una scelta quasi obbligatoria, l’unica veramente capace di futuro.

«Quando tutti vogliono una villetta in montagna non c’è più quella montagna che andavano a cercare: essa è diventata una periferia urbana»

Che cosa non va nell’altro turismo?
Rispondo con una bella immagine di Marco D’Eramo, tratta dal libro “Il selfie del mondo, indagine sull’età del turismo”:
«Quando tutti vogliono una villetta in montagna non c’è più quella montagna che andavano a cercare: essa è diventata una periferia urbana... Nello stesso modo, per portare la gente a sciare è necessario industrializzare la montagna, ma la stessa industrializzazione scalda il clima e sposta sempre più in alto il livello delle nevicate, condannando quindi a termine lo sci…»
Il turismo delle masse distrugge se stesso. È inevitabile. Inoltre crea una forbice sempre più ampia tra la realtà dei locali e l’irrealtà dei forestieri, o peggio un appiattimento di entrambi sul modello globale: consumo di visioni, consumo di territori, consumo di emozioni.

Possiamo approfondire?
Dalla visione consumistica degli anni del boom economico, sul finire del Novecento si è passati al “consumo di emozioni”, sommariamente accorpate sotto stereotipate voci: sport, cultura, gastronomia, divertimento. Oggi la domanda sta di nuovo cambiando. Una buona metà dei turisti della montagna non si accontenta più di vivere un’emozione, ma vuole tornare a casa con un’esperienza. Da consumatore passivo, prodotto egli stesso del mercato turistico, il viaggiatore del XXI secolo vuole essere protagonista attivo, consapevole e competente. Non gli interessa la proposta di un luogo inteso come oggetto, cerca una narrazione che contenga anima e senso, e non si esaurisca nel corso della vacanza.


L’esperienza è la base dell’emozione, e per fare esperienza è necessario l’incontro con l’“altro”: l’abitante della montagna, il suo paesaggio, la sua cultura, il suo mondo. In uno studio sulla “Filosofia del viaggio” Franco Riva scrive che «una comunità mostra di avere tanta più identità quanto più riesce ad aprirsi e ad offrire ad altri questa identità». L’incontro riuscito continua nel tempo, in uno scambio costruttivo tra cittadini e valligiani, tutti figli delle stesse contraddizioni ma abitanti e interpreti di territori diversi.
Se la parola “sostenibilità” ha un senso, se siamo disposti a imparare dagli errori del passato, se vogliamo consegnare la biodiversità delle alte terre alle nuove generazioni, dobbiamo ammettere che il turismo alpino è a un bivio. Si tratta di decidere se puntare su un modello realmente sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, oppure sperare ancora nel miracolo dei motori, dei grandi impianti e delle pesanti infrastrutture che consumano le bellezze e i silenzi della montagna, lasciandoci più poveri.

Che cosa succederà ad Acceglio?
Dal 22 al 24 giugno 2018, nei giorni più lunghi dell’anno, celebreremo il Solstizio con la Festa del turismo dolce. Sarà un incontro di esperienze e uno scambio di speranze, organizzato dell’associazione Trip Montagna (Turismo responsabile in Piemonte), dall’Unione Montana Valle Maira e dall’associazione Espaci Occitan. L’evento chiamerà a raccolta gli attori della rinascita alpina: mondo della cultura, mondo dello spettacolo, mondo dell’informazione, professionisti del turismo a basso impatto (gestori dell’accoglienza, guide alpine, guide escursionistiche) e naturalmente il pubblico, senza limiti di età e provenienza. Un lungo week end da venerdì a domenica, con due serate di spettacoli, storie di vita, eventi culturali e musicali, e due giornate per sperimentare dal vivo, sulle montagne cuneesi, l’emozione di un’escursione o di un’arrampicata con le guide.
Venerdì 22 cominceremo con l’incontro “Ricomincio da mille. La rivincita economicamente e socialmente sostenibile”. Il momento centrale della festa sarà sabato 23 giugno. All’alba lo scrittore Tiziano Fratus organizzerà un’escursione letteraria nei boschi; nel pomeriggio, dopo le camminate, si aprirà il variegato ventaglio delle testimonianze dal palco. Dopo cena presenterò con Paolo Cognetti “Le parole della montagna. Letture d’autore attraverso voci d’attore”. Seguirà lo spettacolo musicale “Il rock delle montagne”, con Alberto Visconti e Rémy Boniface del gruppo L’Orage. Domenica 24, dopo le escursioni e le arrampicate, i partecipanti firmeranno il “Manifesto per il turismo dolce”.


Consulta sul web il programma completo della festa oppure scarica il pdf con la cartina

Due festival, una lingua sola
Gli scrittori Paolo Cognetti ed Enrico Camanni, dopo il reading di “Solstizio” dedicato a Mario Rigoni Stern e Dino Buzzati, si incontreranno nuovamente a “Il richiamo della Foresta” (Estoul, Val d’Ayas, 20, 21, 22 luglio 2018), a sottolineare la sintonia e l’amicizia dei due festival.
“Il richiamo della foresta”, al secondo anno di vita, si propone di «raccontare i diversi modi di vivere la montagna e il desiderio di comprenderla e popolarla». La montagna non come fuga solitaria o desiderio di isolamento, ma come luogo di resistenza e di ricerca di nuove relazioni, «un'alternativa possibile al modello economico offerto dalla città».

Il programma del 2018 presenta un ricco menu di arte, libri, musica, teatro e incontri con vecchi e nuovi montanari: persone che da sempre abitano la montagna e persone che ci sono tornate per riprendere i lavori dimenticati o inventarne di nuovi. Parteciperanno Linda Cottino, Enrico Camanni, Louis Oreiller, Irene Borgna, Nives Meroi, Romano Benet, Erri De Luca e Paolo Cognetti. Ci sarà una tavola rotonda sulle montagne ribelli, con Ezel Alcu, Michela Zucca, Tabor edizioni e la rivista Nunatak, e una sulle esperienze collettive e di autogestione in ambiente rurale, con il Villaggio ecologico di Granara, Paraloup, Agape e Urupia.
Seguiranno: arte dal vivo con Pino Bettoni e Marco Della Valle; mostra fotografica nel bosco di Loïc Seron; concerti con Nema Problema Orkestar, Le luci della centrale elettrica, Terracanto; teatro con (S)legati e Minima Theatralia.

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