img
calendario

tag storia annibale Val-Chisone guerre-puniche


Il dubbio di Annibale

di Mauro Zanotto

Tutti sappiamo chi fu Annibale.
Condottiero e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la seconda guerra punica, può essere definito il più grande generale dell’antichità.
Figlio del comandante Amilcare Barca e fratello maggiore di Asdrubale, Annibale, sin da piccolo profondamente nemico di Roma e deciso a combatterla, concepì ed eseguì un audace piano di guerra per invadere l'Italia.
Marciando dalla Spagna, attraverso i Pirenei e le Alpi, scese nella penisola, dove sconfisse le legioni romane tra il 218 ed il 216 a.C.
Tracce del suo attraversamento delle Alpi, parrebbero affermare che la sua armata contasse 50.000 fanti, 9.000 cavalieri e 37 elefanti, quindi capite bene quale imponente macchina bellica avesse attraversato le nostre valli, tra le quali la Val Chisone è storicamente accreditata ad averne assistito il passaggio. Tant’è che proprio in prossimità della piana della valle che molti secoli dopo (dal 1248 d.C.) avrebbe accolto il paese di Dubbione, gli storici ipotizzano che i Cartaginesi superarono l’omonimo torrente con qualche sistema provvisorio (e non sicuramente realizzando il ponte in pietra attuale, detto di “Annibale”, che troviamo nel centro dell’abitato) per portarsi così al centro della valle e quindi dirigersi verso la pianura.
E ci piace pensare che l’illustre guerriero sia un passato un giorno lontano proprio qui a Dubbione, dove ad aprile la UET ha fatto una suggestiva escursione inoltrandosi all’interno del selvaggio Vallone del Gran Dubbione, percorrendo il cosìdetto “Sentiero dei sette ponti”.


Ora, essendo questa valle così piena di trascorsi storici, di leggende e di cultura, riflettendo sull’impresa di Annibale mi è parso naturale chiedermi che tipo di uomo fosse mai questo condottiero capace di avanzare su territori sconosciuti e le cui popolazioni gli furono ostili.
Era forse Annibale un uomo dalle sole certezze, che non esitava mai, che non esternava mai dubbi sulle scelte da fare, o era piuttosto un abile stratega, riflessivo, osservatore, tutt’altro che infallibile, e con una grande capacità di condividere con i suoi comandanti le decisioni critiche da prendere per raggiungere l’obiettivo militare?

Personalmente sono portato a pensare che appartenesse alla seconda categoria di uomini. E che i rischi, i pericoli e le incertezze di questo territorio da attraversare, spesso lo mettessero nelle condizioni di avere dubbi sulle decisioni giuste da prendere, sulla strada corretta da percorrere, per i suoi uomini, per il successo della sua campagna militare e per la gloria del popolo di Cartagine.

Avere dei dubbi, quindi, è una cosa sbagliata? È una cosa da tenere nascosta ai propri uomini? E’ una cosa che se esternata rischia di compromettere la fiducia che le altre persone hanno in te o il senso di
considerazione che hanno per te?
Io penso che l’esperienza del dubbio, anche condiviso con altri, non sia una cosa sbagliata o denigratoria, soprattutto se la reazione che induce è quella di analizzare le variabili critiche per poi trovare la soluzione più efficace al problema, magari elaborata con altre persone con le quali hai condiviso il dubbio.

Domenica 22 aprile.
Il territorio dell’escursione è il Vallone del Gran Dubbione, un valloncello selvaggio sopra Dubbione Pinasca il cui toponimo deriva dal latino “duplus” da cui il nome di Valle Dubiasca come risulta chiamarsi in un antico documento del 726 d.C.
L’idea della programmazione iniziale dell’escursione era quella di proporre questo percorso ad anello del “Sentiero dei sette ponti”, che tuttavia durante il sopralluogo fatto due settimane prima con Franco, ci era apparso percorribile solo in parte a causa della interruzione di un tratto di sentiero franato durante le ultime alluvioni e che dalle informazioni in nostro possesso risultava essere l’unico disponibile per effettuare questo percorso.

Scopriremo tuttavia solo dopo, facendo un’analisi a tavolino su una cartografia della zona all’1:25.000 della Fraternali, che il proseguimento del percorso da noi erroneamente interrotto nel punto in cui
avevamo trovato quel sentiero interrotto, in realtà è consentito anche da una mulattiera più alta, che dalla Borgata Tagliaretto ci consentirà di proseguire per il bellissimo “Sentiero dei sette ponti”.
Ciò premesso, con Franco decidiamo quindi di proporre la gita nella sua interezza e di utilizzare una descrizione del percorso preparataci dall’amico Beppe, il cui grado di dettaglio (e scopriremo dopo, anche di affidabilità) è tale da consentirci quasi di immaginare lo sviluppo della valle che attraverseremo pur senza averla effettivamente percorsa durante la perlustrazione di prova.

Ci ritroviamo dunque al ponte di Annibale in Dubbione, quella domenica mattina, con circa 35 partecipanti ed ai quali credo di fare cosa gradita raccontando il contesto storico in cui l’insediamento di Dubbione si è sviluppato sino al diciannovesimo secolo scorso: raccolgo un grande interesse generale, che mi fa riflettere sull’importanza di offrire ai partecipanti durante una gita, non solo le suggestioni di un percorso interessante ma anche gli elementi storico e culturali che consentano la comprensione del territorio che si stà attraversando.
Decidiamo di percorrere il sentiero (il 347) che durante il sopralluogo di due settimane prima avevamo fatto nel tratto di ritorno, per raggiungere rapidamente le borgate di Gaido e Tagliaretto e qui giunti, poterci concentrare sul proseguimento del “Sentiero dei sette ponti” preparato ed analizzato, come detto, solo sulla carta.

Lasciata infatti alle nostre spalle l’Osteria del Gallo (caratteristica locanda di Tagliaretto per i commercianti di carbone che da qui transitavano per trasportare la propria merce a fondo valle), la mulattiera che percorriamo ci porta senza particolari incognite alla cappella Serforan, dedicata alla Madonna della Neve, costruita su un poggio roccioso strapiombante sul sottostante torrente Dubbione.
Da questo punto, la relazione in nostro possesso ci invita a proseguire su un stradello che gradualmente scende verso il torrente, ma è al termine di questo tratto ed in prossimità dell’imboccatura del successivo rio Gleisassa sul quale troveremo i “sette ponti”, che cadiamo in un errore interpretativo della carta ed imbocchiamo una direzione sbagliata.
E’ un errore per la verità che ci porta a percorrere uno stradello sbagliato (direzione “Serremarchetto” e non direzione Serremoretto” che invece corrisponde alla nostra destinazione...) solo per qualche decina di metri: la relazione dell’amico Beppe, che ho letto e riletto per una decina di volte e che mi urla nel cervello che la direzione presa è quella sbagliata, mi impone infatti di fermare il gruppo, rileggere la scheda un’ennesima volta e correggere il tiro.
Ma intanto un errore è stato fatto, gli accompagnatori hanno dovuto correggersi, ricorrere ad una nuova lettura della scheda (ma le schede non si preparano proprio per questo motivo?) per individuare la direzione corretta, e, cosa che mi si contesterà come la peggiore di tutte, il gruppo dei nostri escursionisti... se n’è accorto!

Entriamo nel valloncello nel quale scorre allegro ed impetuoso il rio Gleisassa ed ecco apparire il primo dei sette ponti attesi. La traccia s’inoltra nella gola, stretta da ripide ed estese pareti rocciose, rimanendo sempre mediamente vicina al corso d’acqua.
Così continuando superiamo il secondo, il terzo ed il quarto ponte raggiungendo l’aperta radura, dominata dalla parete del Visch, dove parte anche “La Glèiza di Barbèt”, percorso ad anello con tratti attrezzati riservato ad escursionisti esperti.
Proseguendo ancora, sempre vicini al torrente, scopriamo che il quinto ed i sesto ponte essendo stati travolti da precedenti alluvioni, sono stati ripristinati con efficenti (e divertenti da attraversare) ponti “tibetani” con struttura a fune d’acciaio.


Così continuando raggiungiamo il settimo ponte oltre il quale incontriamo una lastricata mulattiera che arrivata ad un bivio, imbocchiamo ahimè nella direzione sbagliata. E’ il secondo errore che viene commesso, e poco importa che questo venga rilevato e corretto dopo solo pochi passi: l’ironia di uno degli escursionisti a me vicini, si manifesta senza farsi attendere e mi sento chiedere “ma questa gita, voi accompagnatori l’avete provata o no?”.
Rispondo che questo secondo tratto dell’escursione, no, non è stato provato e provo a spiegarne i motivi... ma poi mi accorgo di non avere un valido motivo per dover giustificare questa cosa e smetto di parlare.

Una leggera salita ancora, ed il sentiero sbuca sulla strada asfaltata che sale fin qui da Pinasca: siamo alla frazione Rocceria/ Serremoretto, meta finale del nostro bel percorso di andata sul “Sentiero dei sette ponti”.
In una fresca area attrezzata per picnic possiamo trattenerci una buona mezz’ora per consumare un meritato panino e concederci un po' di riposo. Intorno a me vedo un gruppo generalmente soddisfatto del percorso fatto e delle cose viste, ma poi mi arrivano le critiche, mi si dice “portate a fin di bene... per farmi crescere... per farmi capire...” di altri accompagnatori, secondo i quali, la mia gestione delle difficoltà nel guidare il gruppo su un percorso preparato solo sulla carta, è stata troppo “evidente”, troppo “esplicita” nel confrontare con l’altro capo gita le conclusioni sul tracciato da seguire, insomma, la mia gestione ha passato nel gruppo un senso di sfiducia e di dubbio sul grado di preparazione degli accompagnatori della UET.

Rifletterò su queste cose per l’intero percorso di ritorno a Dubbione. E rifletterò soprattutto su una questione: quale deve essere il profilo umano e professionale di un Accompagnatore di montagna? E semmai esistesse questo profilo “tipo”, rispetto a questo, io, come mi ci vorrò porre?

Da “L'Escursionista” maggio 2018, per gentile concessione.

Qui si può scaricare la rivista completa e leggere la descrizione tecnica del percorso.

Tag a mio articolo


calendario


tag storia annibale Val-Chisone guerre-puniche

Potrebbe interessarti anche:

Il Cercaguai

Un'escursione alla casaforte di Pertia

Sergio Chiappino

Tutti i Colli di Annibale

Mauro Brusa