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Quel qualcosa di importante: l'ispezione al Bivacco Leonessa

di Davide Forni, GEAT Cai Torino

Sono un giovane socio del CAI Torino e della GEAT, sottosezione dello stesso, appassionato di montagna da sempre e frequentatore delle altezze in ogni stagione. Quest’anno, per la prima volta, ho deciso di assumermi l’onere dell’ispezione di un bivacco.

La scelta è ricaduta sul Bivacco Fratelli Lionello e Lucio Leonessa, sito in Valle d’Aosta sopra Cogne a 2.910 metri di altezza, proprio al fondo della Valnontey. La struttura, presente ormai da tanti anni, è la base di partenza per le ascensioni della Becca di Montandaynè e dell’Herbetet, cime di prestigio nelle vicinanze del Gran Paradiso.



Cosa significa ispezionare un bivacco e cosa mi ha spinto a prendermi questo incarico? Effettuare un'ispezione significa innanzitutto verificare che la struttura del bivacco non presenti cedimenti e non ci siano infiltrazioni; ma vuole anche dire verificare lo stato della struttura all’interno nonché il numero e le condizioni di coperte, fodere e materassi, oltre a raccogliere le quote di pernottamento versate dai frequentatori nell’apposita cassetta.

Per me, che tra l’altro non ero mai stato al Bivacco Leonessa, è stata davvero una bellissima esperienza. Per una volta andavo in montagna per dare una mano e portare il mio contributo per qualcosa che ci aiuta a frequentare le alte quote, fornendoci un sicuro riparo prima delle nostre ascensioni.

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Spesso situati in luoghi impervi e selvaggi, proprio come il Leonessa, i bivacchi sono una grande risorsa per noi frequentatori delle altezze, dato che costituiscono un punto d’appoggio sufficientemente confortevole rispetto al dormire all’aperto, come facevano i pionieri dell’alpinismo. La bellezza del bivacco sta anche nel fatto di permetterti un forte contatto con la natura, molto più di un rifugio, potendoti calare maggiormente nell’ambiente che ti circonda.

Personalmente alcune notti vissute in bivacco non le scorderò mai e reputo che stare lassù ti avvicini davvero alla montagna... Sentire il freddo e il vento che soffia all’esterno, ma anche il calore di una struttura che ti protegge e che permette a te e ai tuoi compagni, conosciuti o incontrati lì per caso, di realizzare i tuoi sogni alpinistici.



Proprio in conseguenza della loro ubicazione i bivacchi necessitano di manutenzione per poter svolgere il loro compito al meglio; trattandosi di una struttura sempre esposta alle intemperie e non custodita è importante effettuare un monitoraggio costante delle condizioni in cui versa, intervenendo laddove necessario.

Ecco da cosa nasce lo stimolo a candidarmi per poter svolgere quest’anno l’ispezione del Bivacco Leonessa. Forte di queste motivazioni ho coinvolto nella visita ispettiva anche alcuni dei miei compagni di avventura sulle Alpi ovvero Paolo, Alessandro e Andrea, ben felici di partecipare e di aiutare il CAI.



Ma veniamo al racconto dell’ispezione. Partiti da Torino sotto un cielo non propriamente dei migliori, restiamo fiduciosi del miglioramento previsto da diversi siti meteo e, fatta eccezione per una leggera pioggia presa nella zona di Ivrea, arriviamo al parcheggio della Valnontey sotto un cielo grigio ma senza una goccia d’acqua.

Di buon passo ci avviamo risalendo il lungo percorso ben segnalato che in circa 3h30 ci porta al bivacco, posto in posizione molto panoramica sulle cime alla testata della Valnontey. Il cielo alterna morbide velature a nubi più consistenti dall’aspetto minaccioso, facendo intravedere talvolta il sole ma senza grande convinzione; una brezza gelida poi ci accompagna da quando siamo partiti e una volta arrivati davanti alla porta del bivacco, senza neanche parlarci, ci infiliamo tutti e quattro dentro!



Infreddoliti, apprezziamo subito la qualità migliore del bivacco, ovvero la protezione contro gli agenti esterni e consumiamo un veloce pasto prima di metterci al lavoro. Per fare più in fretta ci organizziamo, dividendoci i compiti. Tiriamo quindi fuori tutti i materassi e i cuscini per farli arieggiare, esaminando in seguito lo stato delle coperte e pulendo le zone dove sono alloggiati i materassi. Rassettiamo anche la “zona pranzo” e raccogliamo le quote relative ai pernottamenti dall’apposita cassetta. Qualcuno di noi esce all’esterno per esaminare la struttura e individuare eventuali infiltrazioni; infine si fa un rilievo delle presenze dal libro del bivacco meramente per uso statistico e per capirne la frequentazione.

Al termine della visita la struttura risulterà in ottimo stato, a eccezione dei materassi e dei cuscini con evidenti segni di umidità. Integriamo il numero di coperte presenti in loco con una nuova portata appositamente da noi; in seguito sistemiamo materassi, cuscini e coperte al loro posto, preparandoci a rientrare. Il vento gelido non ha smesso di soffiare e dobbiamo scendere fino ai Casolari dell’Herbetet per poterci togliere le giacche a vento. Una breve sosta, ammirando i versanti settentrionali di montagne molto famose come la Roccia Viva e la Becca di Gay e poi ripartiamo, raggiungendo l’auto nel tardo pomeriggio.



Ormai inizia a far buio e una volta cambiati, ripartiamo alla volta di casa, verso Torino. E’ stata una lunga giornata ma sentiamo di aver fatto qualcosa di importante, per il CAI e per la Montagna (con la M maiuscola)… e anche un po' per noi dato che quando ci capiterà di pernottare in un bivacco per un’ascensione avremo ben presente cosa vuol dire la sua presenza e soprattutto il suo mantenimento nel tempo.

Davide Forni

socio GEAT Cai Torino


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