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Basta un appiglio per essere felici...

di Valentina Saggese, ex-allieva della Scuola Gervasutti

Quando la vita non ti concede tutto quello che vorresti, quando ti mette di fronte ostacoli o preoccupazioni, quando vorresti soltanto dedicarti a te stesso e alla persona che hai accanto, quando senti che la vita ti sta così addosso da non poterti muovere… basta così poco per essere felici.


L’autunno è arrivato, l’aria ha un odore diverso, il cielo è terso, ed io e il mio compagno decidiamo insieme di raggiungere una piccola e dolce valle poco battuta dagli arrampicatori: la Val Pellice.

Basta così poco per essere felici perché quando non puoi essere l’attore di teatri di sfide, di sogni, di viaggi unici, ti ritrovi in piccoli e magnifici luoghi che si fanno spazio tra i tuoi problemi e ti fanno respirare quell’aria che ti dà la serenità e la gioia che tanto attendevi.



Arrivati al fondo della valle cominciamo a camminare verso l’attacco della nostra via, intorno a noi la natura esprime il meglio di sé… mille colori dipingono i versanti che ci circondano: colori intensi, colori pastello che sfumano verso l’azzurro del cielo, colori sbiaditi dalla calda estate, colori ancora immacolati, così come la primavera li aveva lasciati. Il calore percepito è davvero troppo per questa stagione, mentre camminiamo alziamo la povere dal sentiero, e appena giunti sul versante più a nord il terreno appare più umido e tipico di questa stagione autunnale.



Arriviamo alla base della “Parete del pis”, un piccolo costone di roccia alto quasi duecento metri, nessuno sta scalando e nessuno sembra sia intento a farlo… siamo soltanto io e Gian, noi e la nostra tanto attesa montagna. Esattamente in centro alla parete un larice solitario piuttosto maestoso per quella avversa condizione di vita, sembra ci stia invitando a salire: i suoi aghi si stanno tingendo di un giallo carico e vistoso, manca poco alla loro caduta, pronto così ad affrontare un altro inverno.

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È bello scalare in posti così poco battuti, così solitari come quel larice, così silenziosi da lasciare spazio soltanto al suono dell’autunno. Ci prepariamo e cominciamo a salire la nostra via, “Dove osano le aquile”, e proprio prima di attaccare, una nobile aquila comincia a volare sopra di noi. Qualcuno diceva che sapendo che l’aquila non si sarebbe accontentata di un trespolo, Dio creò le montagne… chissà se anche noi non stavamo per nascere aquile.



La nostra via non è tecnicamente difficile, è una via logica che permette movimenti sinuosi ed eleganti. Piccoli strapiombi ci accompagnano sino alla cima, mentre il tipo di roccia è particolare: è ricco di piccoli buchi e tasche che ricordano le formazioni calcaree. È una roccia molto bella da scalare e piuttosto soddisfacente, io e Gian percorriamo la via a tiri alterni per poter assaporare entrambi il piacere di una scalata tranquilla che regala serenità e felicità.



Non abbiamo impiegato molto tempo a concludere il nostro itinerario, prepariamo così le doppie e scendiamo alla base della parete, ci stringiamo la mano e ci sediamo su un roccione comodo e insieme rimaniamo in silenzio a goderci quell’attimo.

Finalmente siamo nelle nostre amate montagne, a guardare come cambiano, come oggi si rivestono di questi colori caldi e come domani saranno fredde e ghiacciate, ma senz’altro magicamente uniche.

Arriva il momento di tonare a casa, abbiamo potuto dedicare soltanto una giornata alla montagna; ripercorriamo il sentiero che ci conduce verso la macchina, rimaniamo ancora in silenzio e non smettiamo di guardare intorno a noi, poiché la montagna è così ricca di elementi che non basterebbe una vita per poterli scorgere tutti.



La montagna dà la felicità, basta un giorno, basta una breve via, basta una piccola e dolce valle… basta saper condividere tutto questo.

Valentina Saggese

ex-allieva della Scuola Gervasutti


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