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Appunti per una storia sociale: il CAI e la SUCAI

di Giuseppe Garimoldi

Vi riproponiamo oggi un valido lavoro di ricerca storica sui rapporti fra il CAI e la SUCAI, pubblicato su “Scàndere 1997/99”.


I grandi avvenimenti socio politici, le guerre, le rivoluzioni, cambiano la società civile, la modellano nel tempo, determinano la Storia, ma cambiano anche il processo di storie minori come la nostra, condizionano le relazioni degli uomini con la montagna, il loro modo di guardarla e persino di salirla. Proporre ora, per sommi capi, uno degli episodi più dolenti della nostra evoluzione sociale, mi auguro possa acuire la curiosità e servire da stimolo ad una maggior conoscenza delle vicende che ci fanno oggi quello che siamo.

La SUCAI (Stazione Universitaria CAI) nacque il 2 novembre del 1905, con l’intento di saldare in un’unica goliardica fraternità tutti gli universitari che praticavano l’alpinismo. L’esperimento, vuoi per la capacità dei suoi organizzatori, vuoi per la dimensione nazionale dell’appello, ebbe un subitaneo successo, cosicché, nel febbraio del 1906 quando la sua costituzione venne ufficialmente annunciata presso la Sezione di Monza, l’organizzazione già balzava sulla scena agguerrita e strutturata. Prova ne sia che alla notizia della sua costituzione fanno seguito i nominativi dei delegati presso i vari atenei, le informazioni sul 1° Congresso internazionale alpinistico studentesco e sulla Settimana alpinistica della Stazione Universitaria, nonché i regolamenti delle “Commissioni scientifiche”, del “Consiglio superiore scientifico”, e le notizie sull’attività svolta o in programma, (escursioni, conferenze ecc.) presso le scuole superiori e le università di Milano, Pavia, Padova e Pisa.

Si ha cioè la percezione di avere di fronte, sin dalle prime battute, un organismo collaudato, fervido di idee e frenetico nelle realizzazioni. Alla massiccia adesione concorrono le favorevoli condizioni offerte dalla simbiosi con la Sezione di Monza, la quale assicura, agli iscritti con una quota ridotta, sostanzialmente le stesse opportunità godute dai soci a quota piena. Sarebbe in ogni caso riduttivo guardare al successo in termini di puro fatto economico; occorre convenire che gli interventi e le iniziative cautamente conservatrici attuate dalla direzione del Club, costituiscono un freno agli entusiasmi dei giovani, al punto da indurli a ipotizzare una struttura più agile all’interno della quale mettere in opera, con immediatezza, le tante idee che in loro urgono.

La Sede centrale di fronte al largo consenso ottenuto dalla SUCAI registra il malumore di varie Sezioni le quali, nel volgere di qualche anno, avvertono un sensibile calo nel reclutamento delle nuove leve. La situazione risulta particolarmente delicata in quanto, con la flessione dei giovani le sezioni accusano un minor apporto di idee e di attività.

Occorre ricordare come le adesioni giovanili al Club Alpino provengano, in larga misura, dalle file degli studenti liceali ed universitari, cioè da quelle classi agiate che, all’epoca, sono le sole a potersi permettere una continuativa frequentazione sportiva della montagna. Detto questo se volgiamo l’attenzione ai fermenti culturali che concorrono ad esasperare l’impazienza giovanile nei primi decenni del secolo, troviamo, fra i riferimenti più seducenti, il nome di Gabriele D’Annunzio, “l’immaginifico” che mescola disinvoltamente estetismo ed esaltazione eroica, idealismo e trasgressione. Troviamo altresì, negli anni che precedono la guerra, il dinamismo irridente della rivolta futurista che promette una fine cruenta a tutto ciò che considera passatista, compreso il chiaro di luna. Anche la complessa situazione internazionale, con l’avvicinarsi del conflitto mondiale, non aiuta ad attenuare le animosità.

La Direzione del Club Alpino, per i legami di reciprocità fra i vari club e per l’apoliticità dichiarata, fa propri gli atteggiamenti di equidistanza adottati dal Governo, quando la SUCAI è tutta per Cesare Battisti, l’apostolo del Trentino che gira l’Italia accendendo gli animi con le sue conferenze per la causa irredentista. In un’atmosfera così ardente le questioni di principio diventano scogli insuperabili. A Torino, sin dal 1910, i rapporti sono tesi: I sucaini hanno una direttiva precisa: devono fare da sé, devono ignorare la Sezione e la Sede Centrale del CAI, anche se non dispongono di un locale proprio.

È una situazione destinata a peggiorare e nel gennaio del 1915, con la pubblicazione de Il libro azzurro, che inalbera orgogliosamente l’insegna Per l’alpinismo - Per l’avvenire del Club Alpino, la SUCAI passa ad una vera e propria dichiarazione di guerra: ...la SUCAI, alle soglie del suo decimo anno di vita, è costretta alla lotta per affermare nettamente, contro i tentativi di un meschino regionalismo, la propria ragion d’essere come istituzione nazionale. Informata su tali principi, la lotta è bella: e la SUCAI l’accetta coll’entusiasmo della giovinezza. La guerra vera, quella contro l’Austria Ungheria, verrà dichiarata quattro mesi dopo.

Il libro azzurro chiama in causa Torino, sia come residenza della Sede Centrale, sia come città con la più antica e numerosa sezione del Club Alpino, sia perché [qui] la SUCAI ha creato il suo più importante Consiglio. La sostanza del contendere è sempre la stessa, l’arruolamento, degli studenti universitari, facoltà che la SUCAI rivendica in esclusiva su tutto il territorio nazionale. La Sezione di Torino, per contro, insiste nel mantenere in attività un proprio gruppo studentesco, la Sari, ed è così che la SUCAI decide di mettere in opera delle contromisure, aprendo l’iscrizione a gruppi di non studenti, dando cioè vita, accanto alle falangi Sucaine, come triplice serie di difese, le tre nuove categorie: i “Seniores annuali”, gli “Juniores” e gli “Amici della SUCAI”.

Nella chiusura dell’opuscolo troviamo un’esortazione che evidenzia lo spirito da “crociata” a cui si è giunti: Siate i nuovi, infaticabili apostoli del programma ideale e nazionale che da un decennio svolge fra le schiere goliardiche la vostra SUCAI! E fra di essa e le ibride forme che un malsano antagonismo regionale osa insinuare fra di voi, sappiate scegliere!

La risposta non tarda a venire e, solo nella forma, è meno aspra: ...si apprende, recita un opuscolo analogo sin nella forma a quello della SUCAI, che verso la Sezione di Torino si rivolgono censure e si minacciano e si attuano rappresaglie, è giusto e doveroso che la più anziana Sezione del Club Alpino, a tutela non soltanto del suo avvenire, ma altresì di quello dell’istituzione, faccia sentire la sua voce.

Guido Rey si schiera con la SUCAI a cui, proprio in quei mesi, ha dedicato un suo scritto poetico, Alba alpina. Quando si giunge al contrasto, non ha quindi esitazioni e rassegna le dimissioni da delegato della Sezione torinese (la lettera di dimissioni è reperibile nel “carteggio SUCAI” del fondo manoscritti della Biblioteca nazionale del CAI). A proposito di Alba alpina è chiarificatore il contenuto di una lettera inviata da Rey a Gaillard nel 1915: Io le ho scritte [le pagine di Alba alpina] per gli studenti dei licei e degli istituti secondari, e a questi verranno distribuite in buon numero a cura della Stazione universitaria del CAI .

Qualche anno dopo, nel 1923, in un’altra lettera diretta allo stesso Gaillard, commentando le bozze dell’introduzione all’edizione in lingua francese di Alba alpina, precisa i motivi che lo hanno condotto ad aderire alle posizioni dell’associazione studentesca: Mi pare necessario [scrive Guido Rey] spiegare ai lettori francesi l’importanza che la SUCAI ha avuto nella preparazione degli studenti universitari per la guerra.

Le vicende tragiche del conflitto misero a tacere per qualche anno le ragioni dell’una e dell’altra parte, ma il contenzioso ritornò puntualmente alla ribalta nel 1920. Il contrasto appare tanto più spiacevole in quanto tutti riconoscono i meriti della SUCAI, nelle cui file si sono formati alpinisti come Umberto Balestreri e scrittori come Paolo Monelli e Renato Simoni. Nell’accavallarsi delle proposte per giungere ad una soluzione, prevale l’indirizzo di accettare la trasformazione della SUCAI in sezione autonoma, con la denominazione di “Sezione universitaria CAI”. Contemporaneamente a questa regolarizzazione viene dato mandato alla Sede Centrale (proposta Mariani, già presidente della Sezione di Monza) ...di studiare l’organizzazione di tali forze e di regolarle in modo che non invadano il campo di altre sezioni.

Su queste direttive il Consiglio Direttivo delibera che: I Soci del CAI “aggregati studenti” saranno d’ora innanzi distribuiti nelle due categorie di universitari e secondari” [ove per secondari si intendono tutti gli studenti non universitari]. “Gli studenti della 1a categoria saranno iscritti alla SUCAI. Gli studenti della 2a categoria saranno iscritti alle Sezioni.

Le nuove regole pacificano le parti solo in apparenza. Nell’assemblea dei delegati del 13 gennaio 1924, constatato come la SUCAI continui ad eludere le disposizioni assembleari, viene decretata a partire dal 31 dicembre 1924 la decadenza di validità di tutte le tessere Sucai15 e, nel successivo Consiglio Direttivo, l’invio a tutte le Direzioni sezionali e ai gestori dei rifugi del comunicato ufficiale con la rinnovata diffida perché sia disconosciuto ogni valore alle tessere sucaine.

A partire da questa scadenza, e benché la SUCAI continui a presentarsi come Sezione del CAI, viene di fatto radiata dal Club Alpino, tant’è che nella Statistica delle sezioni, del maggio 1925, pubblicata sulla “Rivista Mensile”, la SUCAI non compare. Nel frattempo la situazione interna italiana è profondamente cambiata: con l’accondiscendenza del re, il Fascismo si è impadronito del potere cancellando le prerogative democratiche. Il Club Alpino subisce a sua volta le conseguenze del corso autoritario e si giunge, il 13 marzo del 1927, al cruciale Consiglio Direttivo in cui il Presidente denuncia le ragioni che lo hanno indotto a dichiarare l’adesione del CAI al Comitato Olimpico Nazionale. Un mese dopo (10 aprile) l’Assemblea generale dei delegati ratifica l’adesione; in questa sede è significativo del punto di rottura a cui si è giunti con la SUCAI, l’intervento di Franco Grottanelli, il quale, nel corso dell’Assemblea, chiede che dalla nomina di presidenti delle sezioni vengano esclusi i sucaini per indegnità.

Questo allungare le mani sul Club Alpino, trasformandolo in organo del Regime, è parte di un progetto politico che mira a mettere sotto controllo tutte le attività sociali. Non a caso, nello stesso periodo, viene emanata la direttiva che pone tutte le società alpinistiche di fronte all’alternativa: confluire nel Club Alpino o cessare ogni attività. L’adesione forzata, con il conseguente vasto incremento di soci, muta la costituzione del Club sotto due aspetti, il primo dei quali riguarda il Presidente generale, non più eletto dai soci ma nominato dal Segretario del Partito Fascista, così come il Presidente designato sceglierà i suoi collaboratori fermo il principio che nei posti di comando devono trovarsi uomini affezionati al Regime, il secondo punto, in apparenza secondario, è di fatto l’inizio di un cambiamento irreversibile della base sociale, in quanto il forzato assorbimento di gruppi di estrazione operaia segna la fine della tradizione elitaria.

Due mesi dopo il Segretario del Partito Fascista interviene nel merito della questione SUCAI con la “Circolare n°2”: La SUCAI come istituzione nazionale degli studenti universitari alpinisti, e come tale appartenente ai Gruppi universitari fascisti (Guf), iscriverà i suoi soci al Club Alpino Italiano in una speciale sezione che sarà denominata “Sezione universitaria del Club Alpino Italiano”. [...] Nessun studente universitario potrà appartenere a qualsiasi altra sezione del CAI ove non dimostri di essere già regolarmente iscritto alla SUCAI. E’ inibito alle sezioni del CAI di creare nel proprio seno Gruppi o categorie di studenti universitari.

Tre anni dopo una nuova direttiva dispone lo scioglimento della SUCAI nei Guf precisando: Che il passaggio avvenga a datare dal 15 marzo 1930. Che tutto quanto è di proprietà della SUCAI e sue sezioni, passi in possesso dei Guf e quindi delle Federazioni provinciali fasciste dalle quali i Guf amministrativamente dipendono.

Caduto il Fascismo, Guido Bertarelli viene nominato Reggente del CAI e nella seduta del Comitato di reggenza del 7 novembre 1944 viene approvata la costituzione di un organismo centrale per il coordinamento delle attività alpinistiche studentesche, che sarà denominato Comitato centrale studenti alpinisti CAI [...] e, si da mandato alla Presidenza di predisporre un nuovo regolamento di tale Comitato.

Il regolamento viene pubblicato a pagina 3 dello stesso notiziario e recita: articolo 1° Presso ogni Sezione del CAI può essere costituita una Sottosezione universitaria quando vi siano almeno 25 soci studenti; articolo 3°- La Sottosezione, parte integrante della Sezione, è retta con gli stessi criteri adottati per le sottosezioni normali e ne porterà il nome abbreviato e quello locale: SUCAI Milano, SUCAI Torino ecc.

Le nuove norme rispecchiano la volontà di evitare gli errori del passato e rispondono ad una diversa situazione sociale. I fatti che hanno accompagnato il secondo conflitto mondiale, dal crollo del Fascismo alla Resistenza, hanno mutato l’Italia e creato una inedita classe di valori. Nel corso della lotta partigiana la montagna ha assunto l’antica e mitica veste del luogo di libertà e di riscatto ed ora appare, agli occhi delle nuove generazioni, circondata da un’aura particolare. In questa stagione di rinnovamento il dato più rilevante è rappresentato proprio dalla diversificata componente sociale dei giovani che si avviano alla montagna. Per la prima volta la partecipazione popolare è prevalente e questo risulterà con chiarezza nel concorso attivo all’organizzazione del Club, a partire dalle scuole di alpinismo sino ai direttivi di Sezione. Persino l’elitario Consiglio Direttivo della Sezione di Torino si aprirà, negli anni Cinquanta, alle giovani leve provenienti dalle officine della periferia cittadina. I fatti che seguono fanno parte dei nostri immediati ricordi, ma se in qualche sopravvissuto alla lettura fosse nato l’estro di approfondire, troverà alla Biblioteca nazionale del CAI, oltre ai documenti citati, altre fonti significative; fra queste meritano una segnalazione:

Angelo Manaresi. Parole agli alpinisti, Roma 1932. Alcune pagine sulle vicende della SUCAI

Eugenio Sebastiani, Il male del monte, Torino 1936. Rievocazione delle tendopoli sucaine.

Pietro Meciani, Breve storia della SUCAI in, “Annuario SUCAI 1952”, Milano 1953, pp. 13/15.

Bruno Credaro, Cento anni di alpinismo giovanile in, I cento anni del Club Alpino Italiano, Milano 1964.


1. Cfr. La Stazione universitaria istituita presso la Sezione di Monza del Cai, in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1906 p. 65. Si dirà che la Sezione di Monza è stata scelta perché non essendoci in città un ateneo poteva essere considerata “super partes”.

2. Il 12 ottobre del 1914 Cesare Battisti parla ai torinesi nel teatro Alfieri, dopo la conferenza avverrà il famoso incontro con Guido Rey

3. E. Piantanida, Umberto Balestreri, in “Rivista Mensile Cai”, Milano 1971 p. 38.

4. Il libro azzurro SUCAI, Club Alpino Italiano Stazione universitaria, Monza 1915, p. 3.

5. Il libro azzurro, op.cit. p. 45.

6. Sari, Società alpina ragazzi italiani, nata negli stessi anni della SUCAI e successivamente incorporata nel Cai Sez. di Torino. Cfr. W. Laeng, Le carovane scolastiche e la Associazioni alpine studentesche, in, L’opera del Club Alpino Italiano nel suo primo cinquantenario, Torino 1913, p. 163. Questo gruppo studentesco, molto attivo a Torino, diede vita nel 1911 aalla prima scuola di arrampicamento italiana (Kletterschule).

7. Il libro azzurro, op.cit. pp. 40, 41, 43, 44.

8. Il libro azzurro. Op.cot. p. 45.

9. La Sezione di Torino ai soci ed alle Sezioni del Club alpino italiano, Torino 1915, p. 4.

10. Il capitano Gaillard è l’autore delle famose guide delle Alpi Occidentali che portano il suo nome, e il traduttore, in lingua francese, degli scritti di Rey. Carteggio Rey-Gaillard, lettera del 6.2.1915. Fondo manoscritti della Biblioteca nazionale del Cai, Torino.

11. Carteggio citato

12. Assemblea dei Delegati del 24 ottobre 1920, in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1920 p. 240.

13. Assemblea dei Delegati del 12 dicembre 1920, in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1921 pp. 14/15.

14. Atti e comunicati ufficiali - Sunto delle deliberazioni del Comitato Direttivo del 6 novembre 1921, in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1921 p. 96.

15. Assemblea dei Delegati del 13 gennaio 1924 in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1924 p. 40. In preparazione della successiva Assemblea del 31 agosto, la SUCAI inviava una lettera aperta alle Direzioni sezionali, ai Delegati ed alla Sede Centrale, per ribadire le proprie ragioni e per rispondere alle diverge nate con altre sezioni, in particolare con la Sezione di Trieste. Carteggio SUCAI fondo manoscritti Biblioteca naz. Cai, inoltre: Assemblea del Delegati dell’8 marzo 1925, in “Rivista Mensile Cai”, Torino 1925 p. XIII.

16. Sunto delle deliberazioni del Consiglio direttivo del 29 marzo 1925 in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1925 p. XLI.

17. Silvio Saglio, La vita del Cai nei suoi primi cento anni , in, I cento anni del Club Alpino, seconda edizione, Milano 1964 p. 248.

18. Sunto delle deliberazioni del Consiglio direttivo del 13 marzo 1927 in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1927 p. 179.

19. Circolare n° 2 - Club Alpino Italiano - SUCAI, in, “Rivista Mensile Cai” 1927 pp. 224/225.

20. Atti e comunicati - Sede Centrale - La SUCAI nei Guf, in, “Rivista Mensile Cai”, Torino 1930 pp. 62/63.

21. Comitato di Reggenza - Seduta del 7 novembre 1944, in, “Le Alpi, notiziario mensile del Centro Alpinistico Italiano”, Milano novembre - gennaio 1945 p. 1.


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