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Pakistan Hindukush 2017 experience: l'inviolato Jinnah Peak

di Franz Rota Nodari, del Club 4000

Oggi come oggi trovare una cima di 6000 metri inviolata è abbastanza difficile, se non a costo di andare in zone altamente isolate o proibite (come il Buthan o la Cina). Per un lungo periodo anche queste montagne sono state “proibite” a livello militare per la vicinanza all’Afghanistan e per i disordini talebani. Sicuramente i locals, sia per mancanza di mezzi adeguati a salite di questo livello, sia per interessi primari ben diversi dall’aspetto “ludico” dell’alpinismo, non vi si sono cimentati.


Da Google Earth il Jinnah peak nel nord del Pakistan, proprio al centro dell'Asia


La profonda conoscenza da parte dei vicentini di queste zone e delle varie spedizioni che vi si sono svolte sono garanzia di assoluta veridicità delle informazioni riguardanti le prime salite. Inoltre, chiunque si approcci a queste montagne si appoggia alla stessa agenzia (Adventure Tour Pakistan – ATP) esattamente come noi, per via degli accessi (jeep e muli) e dei permessi (tanti controlli di polizia dei passaporti) con assoluta certezza riguardo a chi e di che nazionalità è passato da queste lande remote.

In totale le vette superiori a 6000 metri rilevate in questa sottocatena dell’Hindukush sono 11: Garmush Nord, 6048m; Garmush, 6244m (questi due però si trovano oltre lo spartiacque, verso il Chiantar glacier); Casarotto Kor, 6185m; Marostica Peak, 6107m; Italia Peak, 6189m; vetta unclimbed e unnamed, 6177m; Karkamush, 6222m; Haiz Peak, 6105m; e, ancora oltre lo spartiacque verso il Chiantar glacier, il Ko-i-Chiantar, 6416 m (la più alta del gruppo), il Ko-i-Chatiboi, 6150m e il Ko-i-Warghut, 6130m.


Il percorso da Ghotolti al Jinnah peak, 26 km in 3700 m di dislivello con i campi di Mathantir, il BC e l'ABC


Il “nostro” 6177m (come da carte russe consultate), nel contesto di un progetto nato ormai anni fa, l’abbiamo intitolato a Muhammad Ali Jinnah, primo presidente pakistano grazie al quale e al Movimento del Pakistan cui faceva capo, con la lotta col subcontinente indiano, il Pakistan nacque nel 1947 come nazione indipendente. La via invece la chiamiamo “Ghotolti dreams” in onore del popolo di questo villaggio che ha conosciuto una “nuova primavera” negli ultimi anni grazie alla collaborazione con gli italiani.

Dopo un inizio di spedizione caratterizzato da giornate terse, calde, ma stabili, dopo aver portato in due tranche il materiale (tenda, cibo, ferraglia) all’ABC 4600m e al “Colle Steck” a 5050 m, dopo aver prima portato il materiale verso il Brocca pass a 4400 metri ed effettuato poi la bella salita del Brocca peak (che ribattezziamo Broken per via del rovinoso crollo della cornice sommitale), ci “imponiamo” il classico “resting day” di riposo al BC prima dell’attacco alla cima.


24/06: JINNAH PEAK, 6177 m con la via "Ghotolti dreams" dal Brocca Peak


Piove, poco male. Il problema è che piove anche i due giorni successivi… Non ci demoralizziamo e comunque rimaniamo in movimento salendo due volte fino a 4500 per pascoli e prati fioriti. Il quarto giorno (29/06), nonostante le previsioni dessero l’1 la giornata migliore, decidiamo di salire all’ABC ed essere pronti al momento giusto. Arriviamo sotto una bufera con nevicata, ma in breve il cielo si apre e le montagne si puliscono. Dopo la cena e la notte decidiamo così di partire, sempre con l’occhio all’orizzonte…

Il JINNAH PEAK, 6177 m via Ghotolti dreams valle di Mathantir


In realtà, scopriremo solo al rientro che le previsioni (eravamo in contatto con l’Italia – grazie MaPi - per consultare il sito mountain-forecast.com) sono cambiate e il giorno ideale è diventato il 30!!! Quindi la salita, giorno e notte, si svolgerà nelle migliori condizioni meteo che potessimo desiderare/sperare. Arrivati all’ABC alle 8, alle 11 comincerà a nevicare: una piccola e veloce perturbazione che lascia spazio presto al sole, ma trovarsi in parete così avrebbe probabilmente voluto dire una ritirata. Il giorno dopo, 02/07, al BC, pronti a scendere a valle, ci svegliamo sotto una fitta pioggia. E anche i 2 giorni successivi meteo instabile, sicuramente non “idoneo” ad una simile salita. Insomma, l’abbiamo “presa per i capelli”, come si suole dire…

Il summit push dall'ABC


Come riassumere infine questa esperienza pakistana durata 23 giorni? Beh, in poche righe e immagini mi risulta impossibile. Le montagne? Belle, bellissime, eccezionali, ma sono solo aggettivi... Superlativa la nostra, sia esteticamente, sia per la impegnativa salita, ma quello che rimane forse di più di questa esperienza non e' la parte alpinistica (probabilmente dall’esterno la più “vendibile” e con maggiore appeal), ma il contatto con le persone... con i local... i pakistani.. persone semplici e speciali, di un'accoglienza squisita. Ospitati per cena e notte in villaggetti fatti di capanne di sassi e legno come fossimo amici di vecchia data... attorno al focolare... con cibo locale e tanto amore. Rasa', Ali, Amin, Amir, Sher Murat, Caramat, Achim, Syeed, Sarisah, Sakinasar ... Tanti nomi, tanti volti, tanti amici…


Un grazie particolare ai miei soci di cordata Tarcisio Bellò e Mara Babolin per la bellissima esperienza in quota. Ovviamente un grazie particolare a Tarcisio per avermi coinvolto in questa avventura a tutto tondo, che va ben oltre l'aspetto alpinistico.



Il racconto esteso della gita >

Il report tecnico >


La spedizione "HINDUKUSH 2017" è stata non solo alpinistica, ma anche socio-umanitaria. Anni fa è nata una collaborazione Italia-Pakistan per la rivalutazione del villaggio di Ghotolti, nell’alta Ishkoman Valley, nel distretto di Gilgit-Baltistan. Tutto ciò grazie alla creazione di una associazione onlus “Montagne e Solidarietà” che vive delle donazioni di contributors italiani.

La prima opera benefica ed utile è stata la costruzione nel 2009 di un acquedotto ed una fontana. Il problema della potabilità dell’acqua in queste zone è infatti notevole e l’accesso a risorse idriche pulite è sempre difficile. Successivamente, nel 2013, a seguito del crollo del ponte di legno che dava accesso al paese, è stato installato un nuovo ponte di metallo (traportato dall’Italia a pezzi), grazie all’industria italiana.

Cristina Castagna, (Valdagno, 23 dicembre 1977 – Broad Peak, 18 luglio 2009)


Ma la nascita dell’intero progetto è legata alla triste perdita dell’alpinista vicentina Cristina Castagna, sul Broad Peak, un 8000 proprio pakistano, nel 2009. Nasce quindi in quell’anno la volontà di creare un Community Climbing Center intitolato a Cristina: un rifugio che accolga i turisti e gli alpinisti che vogliono visitare queste dimenticate zone, un luogo dove “insegnare mestieri” ai pakistani e, per i 3/5 (?) anni di costruzione un’occasione per dare lavoro ai locals (sempre a spese dei donatori italiani).

Questo progetto di solidarietà passo dopo passo ha segnato un notevole cambiamento nelle persone di Ghotolti. Sentire le loro parole di entusiasmo e gratitudine per quello che e' stato fatto, dall'acquedotto, al ponte, al rifugio in costruzione… e' emozionante. Vedere l'impegno nel collaborare ad un'unica idea, a realizzare dei sogni (appunto “Ghotolti dreams”) e' stato qualcosa per me di pieno e coinvolgente!

Chi volesse contribuire e avere informazioni riguardo al progetto può andare sulla pagina Facebook: Rifugio Cristina Castagna

di Franz Rota Nodari
Club 4000 - CAI Torino



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