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Il Sentiero degli Alpini e il Campanile di Girenza

di Mauro Brusa

Interessante escursione che permette di coniugare aspetti storici, artistici, architettonici e naturalistici. Il consiglio è di effettuarla in due giorni pernottando al rifugio “Allavena” del CAI di Bordighera.
Il primo giorno potrà essere dedicato alla visita degli antichi borghi medievali di Dolceacqua (caratteristico ponte ad arco in pietra a campata unica e Castello dei Doria) e di Pigna (particolare piazzetta con loggiato e chiesa di S. Michele Arcangelo con il bellissimo polittico ligneo realizzato dal Canavesio nel XV Sec. Nel settembre 1944 fu proclamata la Libera Repubblica di Pigna, durata un mese circa, che fu una delle effimere ma significative istituzioni create dalla Resistenza durante la guerra civile 1943/'45. Un monumento, collocato all'ingresso del paese, ricorda l'evento ed i protagonisti.
Il secondo giorno, compiuta l'escursione, se la stagione è consona i più eclettici possono ristorarsi con una nuotata al mare.

Partenza: Colla Melosa (1540 m), Valle Nervia, Comune di Pigna (IM).
Dislivello: 270 m in salita, ma con numerosi saliscendi.
Tempodi percorrenza dell'intero anello, vette escluse: da 5 a 7 ore.
Difficoltà: E
Cartografia: tavola n. 8 IGC, “Alpi Marittime e Liguri” 1:50.000; tavola n. 2 Alpi senza Frontiere “Moyenne Roya – Val Nervia e Argentina” 1:25.000
Attrezzatura: normale da escursionismo rapportata alla stagione; torcia elettrica.
Periodo: la stagione migliore è fine primavera/inizio estate per ammirare le numerose e spettacolari fioriture, alcune delle quali di specie endemiche rare.

Accesso stradale: da Torino, per la S. S. 20 del Colle di Tenda (in alternativa, Autostrada dei Fiori), raggiungere Ventimiglia; attraversare la cittadina in direzione Sanremo; subito dopo il ponte sulla ferrovia, girare a SX in direzione Dolceacqua (bellissimo ponte medievale ad una sola campata, ruderi del castello dei Doria). Superato l’abitato di Pigna (merita una sosta per una visita, specie la chiesa con opere d’arte del Trecento), seguire le indicazioni per Molini di Triora e Colla Melosa. Giunti alla Colla Langan, svoltare a SX per la Colla Melosa. Ampio parcheggio nei pressi degli edifici del rifugio “Allavena” (tel. 0184 241155) del CAI di Bordighera, ricavato dalla ristrutturazione di ex caserme.

Itinerario: Dalla Colla Melosa, seguire la strada asfaltata che, dopo un centinaio di metri, diviene sterrata (ex strada militare di collegamento alle opere del Vallo Alpino). Le possibilità sono immediatamente due: imboccare, dopo poche decine di metri, un sentierino che si diparte sulla SX (noto come “Sentiero degli innamorati”; segnale), molto stretto e pittoresco, con alcuni tratti ripidi e dirupati, per raggiungere in una trentina di minuti il sentiero principale; oppure continuare sullo sterrato fino al primo tornante dove, nei pressi di una fontana asciutta, si stacca il Sentiero degli Alpini (1) vero e proprio. Dopo un tratto nel bosco, si incrocia un bivio a DX per il Colle della Valletta, che va ignorato.
In breve il sentiero incrocia quello “degli innamorati” ed esce dal bosco. In pochi minuti si raggiunge una fontana che sgorga dalla roccia mediante canaletta di legno, con vasca e tazza per bere. Questa è l’unica sorgente fruibile che si incontra lungo tutto il percorso.


Il Sentiero degli Alpini prosegue aereo e mozzafiato (qui sono i tratti più emozionanti e spettacolari, compreso l’intaglio a ferro di cavallo nella viva roccia, quasi una galleria), per poi salire a ripidi tornanti al Passo della Gola dell'Incisa (1685 m), che non è necessario raggiungere - a meno che non si voglia dimezzare il percorso - in quanto lo si incrocerà al ritorno.
Si inizia ora un lungo tratto a mezzacosta decisamente più stretto del precedente, sovente soggetto a frane che vanificano la costante manutenzione: in alcuni tratti il transito è un po' difficoltoso, con un ripido strapiombo sulla SX. Oltrepassata questa parte, il sentiero si alza con alcune svolte per uscire dal selvaggio Vallone dell'Incisa e addentrarsi lungo un dolce declivio di pascoli. Dopo un buon tratto a mezzacosta, il sentiero prosegue verso il lontano Passo Muratone e va quindi abbandonato per imboccarne (bivio a DX, segnale) uno che, a svolte, raggiunge il Passo di Fonte Dragurina. Da esso è possibile, per cresta di erba e rocce, raggiungere la vetta del Monte Toraggio (difficoltà: EE).
Dal colle, il sentiero prosegue sul versante francese della montagna. Immediatamente si incontra un passaggio leggermente esposto agevolato da funi orizzontali, poco dopo il quale si può osservare, in un anfratto della roccia, ciò che resta della Fonte Dragurina. Il lato francese del percorso è caratterizzato da un bel bosco di larici, fra i quali sono numerosi i rododendri: la vegetazione è qui di carattere alpino, ben diversa da quella del versante ligure. Tra un albero e l'altro non sono rare superbe vedute verso il gruppo del Monte Bego. Raggiunto nuovamente il passo della Gola dell'Incisa, si prosegue per pochi minuti fino a raggiungere un’evidente dorsale percorsa da una traccia lungo la cresta. Svoltare quindi a sinistra, seguendo tale traccia, in direzione di un marcato torrione roccioso che da questa prospettiva appare insignificante.


Si tratta invece del massiccio monolito del Campanile di Girenza 1718 m (o Aiguille de Girenze, a seconda della cartografia), all’interno del quale, nel 1931, fu realizzato il “Centro di resistenza 40”, una delle numerose opere in caverna del Vallo Alpino presenti in zona. Fu dedicato a tale Capitano Bosio (2). All'inizio delle ostilità era completa di armamenti, impianti e servizi, a differenza di altre opere analoghe, ma non prese parte ad alcuna azione di fuoco come tutte le altre installazioni della zona. Giunti in breve nei pressi del Campanile, il declivio termina con un brusco salto; occorre quindi prestare un po’ di attenzione per ritrovare l'esile traccia del sentiero di accesso all’ingresso, ormai invaso dalla vegetazione, che si snoda sulla dx del torrione in mezzo agli alberi e raggiunge con alcune svolte lo spiazzo dal quale si accede all’interno della postazione.

Vista dalla feritoia dell'arma 2

Essa è dotata di tre feritoie: due ricavate ai livelli superiori e rinforzate con piastre metalliche erano armate di due mitragliatrici Fiat 14/35, montate su affusto; e una al piano terreno, perpendicolare all'ingresso, armata di un fucile mitragliatore Breda 1930 per la difesa ravvicinata. La sua originalità consiste nello sviluppo su due livelli, che sfrutta l’altezza del torrione roccioso, collegati fra loro da un cunicolo a gradini. L’opera, rivestita internamente di calcestruzzo, è ancora in buone condizioni e la visita non presenta pericoli purché si disponga di adeguata fonte di illuminazione. All’interno, oltre alle postazioni d’arma ed al deposito munizioni, furono realizzati un locale cucina ed uno per il gruppo elettrogeno la cui cisterna del carburante è ancora presente. I vari ambienti erano isolabili mediante porte corazzate. Il presidio (15 uomini)  era normalmente alloggiato in un baraccamento allestito all’esterno di cui non esiste più traccia.
Tenere presente che all'interno, anche in piena estate, fa abbastanza freddo.

Alloggiamento dell'arma 2. Notare, sul pavimento, il ripartitore dell'impianto di circolazione dell'aria, cui si collegavano i tubi dei respiratori in dotazione agli armieri (in ambienti angusti il gas degli spari avrebbe reso l'aria irrespirabile)

Terminata la visita, si risale il pendio per immettersi nuovamente sul sentiero percorso in precedenza, svoltando a sx. Il tracciato prosegue in lieve salita prima allo scoperto e poi nuovamente nel bosco, fino ad immettersi, dopo alcune svolte, sulla mulattiera militare, ora completamente inerbita, che porta senza fatica al Colle della Valletta (1918 m). Da qui, volgendo a DX, sempre per carrareccia ex militare, si può giungere in circa 30 minuti alla vetta del Pietravecchia da cui, nelle giornate terse (raramente quelle estive), si scorge il mare ed il profilo della Corsica. Altrimenti, instradarsi subito sulla carrareccia che porta alla strada sterrata sottostante (che è il seguito di quella imboccata all'inizio dell'itinerario). Ivi giunti, è conveniente voltare a SX in salita fino ad incontrare quasi subito sulla DX il sentiero (segnale) che dalla Colla Melosa va al Rif. “Monte Grai”, del CAI di Ventimiglia, anch’esso ricavato da una ex caserma. Percorrendo questo ripido sentiero in discesa, si risparmia tempo rispetto al cammino sulla strada e si può beneficiare di alcuni scorci verso la Valle Argentina.

Chi fosse interessato alla sola visita del “Centro di resistenza 40” può evitare il periplo del Monte Toraggio scendendo direttamente dalla Gola dell'Incisa; ancora più brevemente si può evitare di percorrere il Sentiero degli Alpini transitando dal Colle della Valletta in direzione contraria a quella descritta nel paragrafo precedente.

(1) In realtà la denominazione è inesatta. Secondo l'ordinamento del Regio Esercito il presidio dei confini e delle fortificazioni del Vallo Alpino non era compito degli Alpini bensì della Guardia alla Frontiera, in questo caso il V Settore di Copertura – Sottosettore V/A.

(2) Nel 2004 la targa in pietra con la dedica era ancora presente, appoggiata a terra accanto all'ingresso; durante la mia visita successiva del 2012 ho constatato, con amarezza, che era stata “asportata”. Purtroppo nella prima occasione ero sprovvisto di macchina fotografica e non potei documentarla.

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