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Everest, 29 maggio 1953

di Mauro Brusa

Il 29 maggio 2017 è ricorso, forse un po' in sordina, il 64° anniversario della conquista dell'Everest, la cima più alta della Terra, da parte di Edmund Hillary e Tenzing Norgay (nell'ordine, nella foto), alla testa della spedizione britannica del 1953 guidata da John Hunt e che salirono dal Colle Sud (versante nepalese). L'annuncio del successo fu dato contemporaneamente a quello dell'incoronazione della Regina Elisabetta II.



(Foto da Wikipedia)


L'anno successivo Achille Compagnoni e Lino Lacedelli assicurarono all'Italia il primato sulla seconda vetta al mondo, il K2, con il supporto determinante di Walter Bonatti, a lungo ingiustamente misconosciuto.

Ma, tornando al Chomolungma (in tibetano, o Sagarmāthā in nepalese – il toponimo internazionale Everest fu introdotto nel 1865 da Andrew Waugh, governatore britannico dell'India, in onore di Sir George Everest, per lungo tempo responsabile dei geografi inglesi in India), rimane e probabilmente rimarrà sempre una questione irrisolta, che però nulla toglie agli indiscussi meriti di Hillary e Norgay: l'alpinista neozelandese e lo sherpa nepalese furono davvero i primi conquistatori del “Tetto del Mondo”?

A tale proposito vi ripropongo due articoli usciti su “Monti e Valli”, periodico della Sezione di Torino del CAI, rispettivamente del 2000 e del 2002. Non si tratta di una presa di posizione netta, bensì di una suggestiva ipotesi alternativa: esistono, infatti, dei dubbi sul fatto che George Mallory e Andrew Irvine non abbiano raggiunto la vetta già nel 1924 salendo dal Colle Nord (a tal proposito è stato realizzato il documentario “The Wildest Dream”, di produzione britannica).


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