
Le meraviglie della Vanoise
di Lodovico Marchisio, Sottosezione GEB
Domenica 30 aprile, assistiti da un sole meraviglioso, anche se le previsioni davano un repentino cambio del tempo che non c’è stato, quasi una cinquantina sono stati i partecipanti del CAI TAM (CAI UGET E CAI Sezione di Torino unificate, con partecipanti dei CAI Valsusini, Orbassano, Chivasso, etc.) alla gita nel Parco Nazionale della Val Vanoise, situato nel dipartimento della Savoia che a est è collegato con il nostro Parco Nazionale del Gran Paradiso ed è stato il primo parco nazionale creato in Francia nel 1963.
Le meraviglie naturali che questo territorio offre sono tantissime e per racchiuderle in una giornata ci siamo avvalsi della squisita collaborazione di Gilbert Pilloud, responsabile del Museo della “Pyramid” al Colle del Moncenisio. Siamo transitati dal tunnel del Fréjus essendo il Colle del Moncenisio ancora chiuso. La prima meta è stata “le Monolithe de Sardières”, bizzarra quanto entusiasmante figura geologica alta ben 93 metri, che è anche un importante sito turistico confinato nel comune di Sollières-Sardières a 1670 m. La foresta che lo accoglie è anche classificata in «Natura 2000» per i suoi larici, pini mughi e pini cembros e per la sua flora rara come la neve di erica che fiorisce ai suoi piedi.
La sua prima ascesa è stata compiuta da Michel Paquier nel 1957 con difficoltà superiori al sesto grado. Il nostro pullman privato della Bus Company ci lascia all’inizio del villaggio di Sardières da dove per una strada forestale in 40 minuti ci si porta alla base del monolito. Qui si compie il giro ad anello ben contrassegnato da un percorso obbligato, creato per non deturpare la natura circostante, che permette di ammirare il monolito in tutta la sua bellezza e imponenza.
Proseguiamo poi per lo stupendo sentiero a mezza costa che scende sulla strada forestale nei pressi della caratteristica e breve ferrata che sale e circoscrive con un ponte sospeso i due curiosi monoliti de “L'Ecole Buissonniere” che si trova sulla strada alta che collega Sardières ad Aussois nella sempre bella Valle de l'Arc. Il bus ci viene a prelevare in zona “Lozes” a 1 km da Aussois, sempre grazie a Gilbert, che con la sua auto conduce il pullman a destinazione (2 ore di comoda traversata con soli 50 m di dislivello).
Sosta con pranzo al sacco nella stupenda area del “parco archeologico di Lozes” in prossimità di una croce che delimita l’altipiano della falesia sottostante adibita a luogo di arrampicata. Nel primo pomeriggio con il bus ci si sposta al parcheggio del “Fort Victor Emmanuel” che visitiamo grazie alle esaustive spiegazioni di Gilbert Pilloud. Da qui a piedi per una strada non percorribile dal nostro bus, in 40 minuti raggiungiamo la Cascata di Saint-Benoit (anche se non ha ancora l’imponente massa d’acqua del pieno disgelo a causa delle basse temperature e la neve che in alto ancora non si è sciolta).
Un po’ di adrenalina per i gitanti che si fanno fotografare sotto la massa d’acqua che forma un bel laghetto da cui affiora un pallido arcobaleno, poi da questa ben attrezzata e deliziosa oasi naturale, attraversiamo la strada che la divide dalla Cappella omonima accanto alla quale (recintata per sicurezza, perché non visibile dall’alto) piomba in uno stretto quanto spettacolare orrido la seconda cascata che nulla ha a che invidiare per spettacolarità e altezza la sua sorella maggiore.
Da qui con altri 3 km a piedi (in questa gita hanno lavorato sia gli occhi sia le gambe per assuefarsi a tali incredibili bellezze), raggiungiamo il bus che ci aspettava dopo l’abitato di Avrieux, sito nei pressi della “Falesia des Amoreux”, nel parcheggio indicato dall’inesauribile Gilbert che prima di accommiatarsi da noi ha ricevuto un meritato applauso per il contributo da lui offerto alla gita. Ma le sorprese non sono ancora terminate, perché quale ciliegina sulla torta, Giampiero Salomone e il sottoscritto, capi gita e accompagnatori titolati, facciamo fermare il bus, poco prima di arrivare al tunnel del Fréjus, per far provare a tutti la strana sensazione di disagio e nausea che si prova ad entrare nella “Casamatta inclinata” percorrendone il suo interno. Sulla via del ritorno vi è stata, per finire in bellezza, la distribuzione di deliziosi pezzi di torta accuratamente preparati per l’occasione dalla socia CAI Bianca Compagnoni.
Lodovico Marchisio, Sottosezione GEB
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