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Il corso di alpinismo della Gervasutti, la Scuola si racconta

Scuola Nazionale di Alpinismo G. Gervasutti

Anche quest’anno il corso di alpinismo della scuola G. Gervasutti è giunto al termine, gli allievi sembrano quasi dispiaciuti di mancare al solito appuntamento serale per le lezioni teoriche e a quello del week end per l’uscita in montagna. Quest’anno però qualcosa è cambiato in questo corso, cambia la direzione, che passa in mano a Giampiero Bertotti, istruttore nella scuola da diversi anni.

Tutti, allievi e istruttori si riuniscono nella cena di fine corso; e quale migliore occasione per la consegna degli attestati di partecipazione agli allievi e per rivivere insieme le emozioni provate, le esperienze vissute e i magnifici luoghi visti durante il corso.



Le prime emozioni riportano sicuramente nella Valle Orco, valle che può essere definita come la culla dell’alpinismo, un punto di partenza che permette di entrare poi nel vero mondo dell’alpinismo, ma anche un luogo che può offrire un allenamento prima di affrontare le grandi cime.

Ad invadere la valle, un gruppo di circa quarantacinque persone tra allievi e istruttori a celebrare l’arte dell’incastro. Questo perché è una delle poche valli che concede ancora una scalata trad, proponendo magnifiche fessure dentro le quali gli allievi si sono cimentati.

Hanno affrontato vie come quella del Pesce d’Aprile, famosa per il simpatico “scherzo” messo in piedi da G.P. Motti e M. Kosterlitz nei confronti di Ugo Manera, grande alpinista e istruttore della scuola, dal quale molti degli allievi del corso hanno potuto apprendere i primi fondamentali insegnamenti; la via dello spigolo, la nicchia delle torture, il nautilus, la spettacolare fessura di elisir d’incastro, ricordando bangalore, dove l’acqua scompare, fino ad arrivare a vie più impegnative come jedi master, cannabis e il diedro del mistero.



Ma sicuramente anche la giornata nel Vallone di Sea ha regalato emozioni e importanti insegnamenti. In questo vallone grandi alpinisti, come Giancarlo Grassi, hanno aperto innumerevoli vie, ed è proprio qui che la scuola decide di portare gli allievi, non solo per scalare queste pareti, ma anche per far conoscere ai giovani futuri alpinisti questo magnifico luogo. Qui gli allievi hanno toccato con mano vie impegnative come il sogno di sea, seta di venere, luna calante… ma anche vie non da meno come sorgente primaverile, diedro di gollum, via del naso, la fessura Motti, Titanic, via dell’addio e anche un paio di vie a Roci ruta (il paradiso è di pochi e soli nel sole).

Gli allievi cominciano a comprendere l’importanza di aver appreso i rudimenti della scalata nei precedenti corsi che offre la scuola, grazie a questi è possibile scalare con una maggior attenzione, velocità nelle manovre e sicurezza nei gesti compiuti. Alcuni ammettono di avere acquisito anche una maggior capacità mentale a seguito del corso ghiaccio che la scuola consiglia prima di partecipare a quello di alpinismo.



Tutto questo poi diventa di assoluta importanza nell’affrontare quello che viene proposto nella tanto attesa terza uscita del corso: il bacino del Monte Bianco. Qui è difficile descrivere le emozioni che questo ambiente scaturisce in ognuno di noi, che si tratti di un allievo che cammina per la prima volta su un ghiacciaio di questa bellezza e importanza, o che si tratti di istruttori, i quali nonostante abbiano già messo mano più volte su quelle pareti, rivivono ogni volta emozioni nuove. In questi ambienti si giunge alla conclusione che le cordate non siano semplicemente legate tra di loro da una corda, ma da qualcosa di più, qualcosa che non si dissolve, qualcosa di magico.



Rivivere quei momenti è entusiasmante, pensare di aver scalato vie storiche e di grande importanza alpinistica come la via degli svizzeri al Gran Capucin, il couloir Gervasutti, la Bettembourg, la super Lionel, senza dimenticare vie come Aiguille d’entreves, la Salluard e il Dente del gigante.

Ma il massiccio del Monte Bianco è così vasto che non ci si può fermare soltanto al cuore di questa immensità poiché tutte le altre valli e ghiacciai secondari sono ugualmente sorprendenti, ed è proprio il caso del Glacier de Triolet.



Qui sbarcano gli allievi alla penultima uscita… e così come sul Bianco, anche in questo luogo viene dedicata una giornata all’insegnamento delle manovre prima di poter affrontare la successiva giornata alpinistica. Vengono formati due gruppi di cordate, il primo si dirigerà alla cresta Preuss, dove lo sforzo richiesto non è soltanto fisico e tecnico, ma soprattutto mentale; l’altro al Mont Rouge, dove vengono affrontate vie come la cristallina, profumo proibito, we are the champions e reglette da ballo a Punta nord.

Anche in questa occasione allievi e istruttori sono concordi dell’esito positivo di questa esperienza, tutti sono felici di aver condiviso nuove emozioni, e soprattutto di aver regalato sorrisi e gioie ai propri compagni.



Ed eccoci arrivati alla fine di questa avventura… il tempo non è dei migliori, e non ci consente di raggiungere l’ultima meta che si desiderava sin dall’inizio. Decidiamo allora di dirigerci in Val Maira; dopo un lungo tragitto arriviamo al fondo della valle, e ad attenderci un enorme obelisco di roccia che si scaglia contro il cielo: Rocca Provenzale.



Tantissime sono le vie possibilmente affrontabili: la via dei genovesi, teschio stanco, la fessura Brunilde, black line, la Motti, la Bonino-Perino-Girodo, e poi vie come la super figari, la via dei passeri e lo spigolo Castiglioni. Arrivati sulla cima dell’obelisco, veniamo travolti da bellezze naturali uniche, un paesaggio mozzafiato, colori intensi, rocce imponenti… siamo soddisfatti anche di quest’ultima piccola impresa alpinistica.



Tutti gli allievi si dicono appagati a pieno di quello che hanno vissuto grazie alla Scuola G. Gervasutti. Scuola che insegna il valore dell’amicizia e della fiducia, ancora prima di insegnare tutto quello che c’è da sapere per cominciare a muovere i primi passi in autonomia.

Il connubio tra l’esperienza degli istruttori veterani della scuola e le giovani leve è perfetto. Ognuno di loro, è stato capace di trasmettere un valore all’allievo, una passione, un’esperienza, un tecnicismo, una storia… e gli allievi grazie al loro entusiasmo, ai sorrisi, alla curiosità, hanno trasmesso alla scuola nuovi stimoli per il cambiamento, perché ci troviamo in una nuova era dove anche l’alpinismo sta prendendo una nuova piega… e la Scuola G.Gervasutti è pronta anche a questo.

di Giampiero Bertotti (I.N.A.) direttore del Corso di Alpinismo
e Valentina Saggese, ex-allieva della Scuola

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