Ecco il bell''articolo di Andrea Lavalle apparso lo scorso Mercoledì 23 agosto 2017 su La Repubblica... buona lettura!


di Andrea Lavalle

TRA QUALCHE settimana il verde acceso dei faggi e delle conifere lascerà il posto alle tonalità rosso- arancioni dei larici e dei ciliegi selvatici. Poi l'inverno spoglierà il bosco, scoprendo squarci di cielo azzurro, fino a quando le prime foglie primaverili torneranno a tingerlo di verde e poi di giallo con la fioritura dei maggiociondoli.

Nel cuore del parco naturale dell'Orsiera Rocciavrè, sopra San Giorio di Susa, il rifugio Geat Val Gravio è immerso nella natura e nei suoi colori. Quando è stato costruito — nel 1928 dal Gruppo Excelsior Alpinisti Torino — la vegetazione non era così rigogliosa e questi terreni erano adibiti a pascolo. Ma il tempo e il graduale spopolamento della montagna hanno permesso al bosco di tornare ad assumere la sua forma originaria, circondando il rifugio e le borgate circostanti.

Ricovero per i partigiani durante la Resistenza, il Geat Val Gravio fu incendiato dai nazifascisti nel maggio del 1944. Sei anni più tardi fu ricostruito e poi ampliato fino a raggiugere gli attuali 32 posti letto.

Mario Sorbino lo ha preso in gestione con la moglie Debora Catalano nel 2006. «Ma preferiamo definirci custodi piuttosto che gestori» spiega. Quella dei Sorbino è una tradizione di famiglia: fin da quando aveva 11 anni, infatti, Mario dà una mano al fratello Andrea nella gestione del rifugio Vitale Giacoletti, alle pendici del Monviso. «È un lavoro affascinante in cui, un po' come la figura del "generico" nel teatro, ci si trova a interpretare tanti ruoli diversi — prosegue — dal cuoco all'idraulico, dall'organizzatore alla guida alpina». Ex studente di architettura, Sorbino è molto legato al tema dell'ecosostenibilità e si è subito messo al lavoro per rendere il Geat Val Gravio energeticamente autosufficiente. Con una piccola centralina idroelettrica e una stufa a legna il rifugio produce tutta l'energia di cui ha bisogno.

Debora invece ha messo la sua passione per l'alimentazione sana al servizio della cucina del rifugio. Così, accanto ai piatti della tradizione alpina e ai taglieri con salumi e formaggi dei produttori locali, il ristorante offre menu vegetariani e alternative per chi soffre di intolleranze alimentari. Con la nascita delle due figlie (nel 2009 e nel 2011) la famiglia Sorbino si allarga e l'offerta del rifugio si arricchisce di proposte per i più piccoli: dai soggiorni scolastici ai campi estivi, e poi letture per bambini, attività teatrali, gite e concerti.

Con i suoi 1390 metri di altitudine, aperto tutto l'anno e raggiungibile con una passeggiata di un'ora tra i boschi di castagni partendo dalla Frazione Adret — o da Cortavetto per chi è in mountain bike — il Geat Val Gravio è il posto ideale per entrare in contatto con la montagna e la sua natura. Si può andare a scoprire la maestosa cascata nascosta, a 5 minuti dal rifugio, percorrere il sentiero botanico, osservare le incisioni rupestri risalenti all'età del ferro o sperare di incontrare cervi, caprioli, tassi, faine, gufi e civette. Persino qualche camoscio che seguendo la dorsale rocciosa arriva fino al bosco, mentre un po' più in quota si possono trovare gli stambecchi. E da qualche anno ci sono anche alcuni esemplari di lupi che popolano queste montagne.

Non mancano le mete escursionistiche, «con i loro nomi simpatici e un po' manzoniani». Il Pian dell'Orso, il colle del Vento, il colle di Malanotte, il monte Costabruna e il monte del Villano. E poi il Rocciavrè con i suoi 2778 metri e la Punta Cristalliera (2801) che dominano la vallata. Dal Val Gravio passano anche il Tour dell'Orsiera, un itinerario di 6 giorni attraverso il Parco naturale, e la variante bassa della Gta, che «evitando i valichi alti è percorribile anche a inizio stagione». E chi ama la storia può percorrere il sentiero medievale fino alla certosa di Monte Benedetto, o il sentiero dei Franchi, che va da Oulx alla Sacra di San Michele, ricalcando l'itinerario percorso da Carlo Magno per conquistare le chiuse longobarde.